Gentilmente segnalato da un lettore in un altro post, rilancio qui un articolo pubblicato ieri su La Repubblica:
Cambio ai vertici dei servizi segreti militari. Il primo febbraio scadrà l’incarico del generale Adriano Santini, direttore dell’Aise (ex consigliere militare dell’ultimo governo Berlusconi), l’agenzia di 007 che si occupa della sicurezza dell’Italia all’estero. È l’intelligence chiamata in causa durante lo scandalo del Datagate per non aver saputo nulla (così almeno è stato dichiarato ufficialmente al Copasir) del fatto che gli anglo-americani avevano installato in Italia attrezzature di intercettazioni su ampio raggio. L’Aise si sta occupando, tra l’altro, del transito delle armi chimiche siriane nel porto di Gioia Tauro e della vicenda dei due marò bloccati in India e accusati dell’omicidio di due pescatori.
Ed è anche l’agenzia sospettata – ma i vertici del Dis escludono ogni suo coinvolgimento – di ‘collaborazione’ con un’intelligence straniera (ovvero i servizi segreti kazaki) durante l’espulsione illegittima di Alma Shalabayeva.
Si tratta dunque di una nomina molto delicata e a due settimane dalla scadenza di Santini, è già corsa alla successione anche se, vista la delicatezza dell’ambiente, i movimenti per l’avvicendamento avvengono nella più totale riservatezza. Per il premier Enrico Letta è una nuova patata bollente di cui dovrà occuparsi nei prossimi giorni, d’intesa con il sottosegretario ai servizi segreti Marco Minniti, e previa consultazione di tutte le forze politiche. È tradizione infatti che le nomine dei vertici dell’intelligence italiana avvengano il più possibile in modo bipartisan.
Al momento c’è una rosa di tre papabili, tutti candidati di altissimo livello. C’è l’ammiraglio di squadra Filippo Maria Foffi, dal 25 gennaio 2013 comandante in capo della Squadra navale. Nel curriculum vanta specifiche competenze avendo ricoperto il ruolo di dirigente generale responsabile dei Sistemi informativi automatizzati della Difesa.
Altro candidato è il generale Pasquale Preziosa, nominato dal governo Monti capo di stato maggiore dell’Aeronautica. Ha al suo attivo oltre 2.300 ore di volo ed ha partecipato alle operazioni aeree segrete in Bosnia con i Tornado italiani.
Terzo papabile è il generale Alberto Manenti, attuale numero due di Santini (ma in realtà il capo operativo dell’Aise). Si tratta di un nome molto noto nella storia – e nei retroscena – dell’intelilgence degli ultimi vent’anni. Nel caso Telekom Serbia, ad esempio, furono Italo Bocchino e Maurizio Gasparri ad avanzare i sospetti che dietro a quell’operazione si fosse mosso l’allora Sismi, in particolare l’ottava divisione diretta proprio da Alberto Manenti. Ma anche nel caso Nigergate (i falsi dossier che avrebbero dovuto provare l’importazione di uranio dell’Iraq di Saddam Hussein), Manenti venne coinvolto in qualità di capo dell’unità “Armi di distruzione di massa”. Il suo nome è spuntato recentemente anche nelle carte dell’inchiesta Finmeccanica, citato da Lorenzo Borgogni, l’ex dominus delle relazioni esterne della multinazionale di Stato. Aldilà delle sue “vicissitudini” professionali, Manenti è l’uomo che più di ogni altro, oggi, ha in mano la “macchina” dell’Aise.