E' da molti mesi che non faccio il punto sugli ultimi libri pubblicati nel campo degli studi strategici e di intelligence. Mi ero riproposto di farlo per le vacanze natale, come da tradizione, ma impegni vari – ahimè – mi hanno impedito di completare il post. Ci provo adesso. E sarà una lista un po' lunga per cui… mettiamoci comodi.
Iniziamo da qualcosa di leggero, si fa per dire: l'ultimo libro di Ian Bremmer, il quale, tra l'altro, è stato ospite pochi giorni fa di Kairos a Milano (qui, qui e qui). "Superpower: three choices for America's role in the world", come tutti i lbri del fondatore di Eurasia Group*, si legge scorrevolmente e velocemente. E' un'analisi geopolitica e geo-strategica delle opzioni di politica estera statunitense all'inizio di questo nuovo secolo. Un libro veramente molto utile, come, a mio modesto avviso, tutte le analisi di Bremmer.
Il secondo libro, in un certo qual modo collegato al primo, è "The Obama Doctrine: American Grand Strategy Today", di Colin Dueck. L'autore, docente di Relazioni Internazionali alla George Mason University, esamina molto accuratamente la strategia di Obama, valutando gli aspetti di politica estera alla luce degli interessi e dei vincoli di politica interna.
Sul tema della geopolitica, invece, vi segnalo "Prisoners of Geography" di Tim Marshall. L'autore è un giornalista di politica estera ed il suo libro è una piacevole carrellata tra le regioni del globo, ciascuna esaminata in base ai pilastri geopolitici dell'area. Fattori, insomma, che restano stabili nel lungo termine e che influenzano le politiche regionali ed internazionali. Il libro può essere definito come una piacevole introduzione alle dinamiche della geopolitica. La prefazione al testo è stata scritta da John Scarlett, già direttore dell'Mi6.
Ci sono poi due libri più…. strategico-militari. Il primo è "The Global Village Myth: distance, war and the limits of Power" di Patrick Porter. L'autore è un docente di studi strategici e, come scrive Stephen Walt, il libro demolisce l'idea, comunemene diffusa, secondo la quale le tecnologie moderne, accorciando le distanze, mettano a rischio gli Stati Uniti. Porter – continua Walt – spiega perchè, anche in un'era di droni, network terroristici decentralizzati tecnologie cyber le distanze, i confini, gli elementi geopolitici restino rilevanti. In altri termini, scrive un altro grande della scienza politica, John Mearsheimer, Porter attacca il mito secondo il quale la globalizzazione abbia ristretto il pianeta ed analizza il concetto delle proiezione di potenza nel mondo contemporaneo. Un libro da leggere!
Il secondo testo è l'ultimo di Michael O'Hanlon, noto esperto di difesa nonchè attuale direttore del programma di ricerca sulla politica estera della Brookings Institution. Il titolo del libro è "The Future of Land Warfare" ed è stato pubblicato nella collana di geopolitica del think tank statunitense. Nelle intenzioni dell'autore il libro vuole essere una dettagliata analisi delle potenzialità dello strumento militare (americano) nei futuri scenari di guerra mondiali. Un'analisi destinata al prossimo Presidente degli Stati Uniti. Nel testo, peraltro, O'Hanlon valuta gli scenari operativi area per area, dalla Cina e dal Pacifico fino al Medio-Oriente, passando per la Russia e Sudest asiatico.
Passiamo ora ad argomenti più tecnici partendo da un "librone", un vero "stato dell'arte". Mi riferisco a "Superforecasting: the art & science of prediction". Il libro è il risultato finale del (a noi del blog notissimo) "Good Judgement Project," lo studio di Philip Tetlock, finanziato dalla DARPA, che ha coinvolto un ampio campione di 2.800 volontari di tutto il mondo ai quali è stato chiesto di effettuare alcune previsioni.
Scrive l'Economist:
The book describes another contest, this time run by America’s spies in the wake of the disastrous misadventure in Iraq. Begun in 2011, it posed hundreds of geopolitical questions (“Will Saudi Arabia agree to OPEC production cuts in November 2014?” for instance) to thousands of volunteer participants. A small number of forecasters began to pull clear of the pack: the titular “superforecasters”. Their performance was consistently impressive. With nothing more than an internet connection and their own brains, they consistently beat everything from financial markets to trained intelligence analysts with access to top-secret information.
They were an eclectic bunch: housewives, unemployed factory workers and professors of mathematics. But Mr Tetlock and his collaborators were able to extract some common personality traits. Superforecasters are clever, on average, but by no means geniuses. More important than sheer intelligence was mental attitude. Borrowing from Sir Isaiah Berlin, a Latvian-born British philosopher, Mr Tetlock divides people into two categories: hedgehogs, whose understanding of the world depends on one or two big ideas, and foxes, who think the world is too complicated to boil down into a single slogan. Superforecasters are drawn exclusively from the ranks of the foxes.
Humility in the face of a complex world makes superforecasters subtle thinkers. They tend to be comfortable with numbers and statistical concepts such as “regression to the mean” (which essentially says that most of the time things are pretty normal, so any large deviation is likely to be followed by a shift back towards normality). But they are not statisticians: unlike celebrity pollsters such as Nate Silver, they tend not to build explicit mathematical models (after all, questions such as “Will Russia officially annex Ukranian territory in the next three months?” are less suitable for the data-heavy, historical approach that Mr Silver prefers).
But superforecasters do have a healthy appetite for information, a willingness to revisit their predictions in light of new data, and the ability to synthesise material from sources with very different outlooks on the world. They think in fine gradations. Rather than assigning something a probability of 60 to 40, for instance, a superforecaster might, after careful consideration and many small revisions to take account of newfound subtleties, settle on odds of 62 to 38.
Most important is what Mr Tetlock calls a “growth mindset”: a mix of determination, self-reflection and willingness to learn from one’s mistakes. The best forecasters were less interested in whether they were right or wrong than in why they were right or wrong. They were always looking for ways to improve their performance. In other words, prediction is not only possible, it is teachable.
Talk of growth mindsets, statistical fluency and a complicated world may sound dry and technical. It is not. Mr Tetlock’s thesis is that politics and human affairs are not inscrutable mysteries. Instead, they are a bit like weather forecasting, where short-term predictions are possible and reasonably accurate. […]
Se quello di Tetlock è un "must" per gli analisti, questo di Colin Gray è un "must" per gli strateghi e, più in generale, per gli studiosi di questo settore. Si intitola "The Future of Strategy" ed è, in un certo senso, una sintesi del percorso di approfondimento compiuto da Gray nel corso degli anni. Nel libro il docente espone la sua visione e la sua idea di una teoria generale della strategia che, scrive Gray, è valida in tutti i tempi, luoghi e circostanze.
Sempre in tema di strategia non potete perdervi "The Psychology of Strategy: Explorating Rationality in the Vietnam War". E' scritto da Kenneth Payne, un noto 'political psychologist' che ha condotto brillanti studi sugli aspetti cognitivi delle scelte strategiche. In questo bellissimo saggio Payne analizza un caso specifico, la guerra in Vietnam, valutando quanto emozioni ed elementi psicologici abbiano inciso nei processi decisionali del vertice politico-militare.
Ovviamente non poteva mancare un testo in materia cyber. "Evolution of the Cyber Domain" vale quanto costa. Cioè un bel po'. E' l'ultimo Strategic Dossier prodotto dall'IISS londinese e come tutti gli studi di questa collana è lo stato dell'arte della materia. Il sottotitolo rende perfettamente quello che è l'oggetto di questo lavoro: "The implications for National and Global Security". I curatori, infatti, hanno esaminato l'evoluzione della cyber-security dagli anni '60 fino ad oggi, concentrandosi infine su sul ruolo del cyber nell'intelligence e negli affari militari.
Tornando all'analisi di intelligence un libro che non può mancare nella libreria di un'analista è quello di Micah Zenko: "Red Team: How to Succeed by Thinking like the Enemy". In breve, è la storia della nascita e dell'evoluzione di una ben nota tecnica strutturata, una procedura che viene ampiamente adoperata sia nel settore pubblico (sicurezza nazionale, ma non sono) sia in quello privato.
Non è un manuale. L'autore, che è un esperto di pianificazione per la sicurezza nazionale nonchè senior fellow del Council on Foreign Relations, conduce gradevolmente il lettore negli uffici analisi e nei board aziendali per individuare le best practices e gli errori più frequenti di questa tecnica oramai molto diffusa.
Infine, due libri italiani da poco pubblicati. Il primo è "Intelligence e scienze umane", della Rubbettino editore. Il libro, curato da Mario Caligiuri, docente dell'Università di Cosenza, è una raccolta di saggi, scritti da esperti di vari settori, nei quali l'intelligence viene esaminata sotto diversi ambiti propri delle scienze umane.
Il secondo libro è del generale Mario Mori, già a capo del ROS dell'Arma dei Carabinieri e del SISDe. In "Servizi segreti: introduzione allo studio dell'intelligence" l'autore ripercorre, ovviamente sinteticamente, la storia dei servizi segreti in Italia offrendo ai lettori "un piccolo contributo alla crescita di una corretta cultura dell'intelligence e della sicurezza".
* A proposito, lo sapevate che Eurasia, a dicembre scorso, ha lanciato un nuovo prodotto analitico, il GeoCyber Risk Index?