La proposta di legge n° 5284 riguardante le modifiche alla legge sui Servizi Segreti ha iniziato il suo percorso parlamentare.
Il 4, il 5, l’11 ed il 12 luglio si sono svolte in I Commissione Affari Costituzionali della Camera le prime sedute di discussione e sono state presentate proposte emendative. Da ieri sono disponibili tutti gli stenografici (qui, qui, qui e qui) la cui lettura consiglio per meglio comprendere sia il progetto di legge che le percezioni del decisore in tema di intelligence e sicurezza nazionale.
A tal fine ho selezionato alcuni interventi (o parti di intervento) tra i più significativi, a mio modesto avviso.
On. Massimo D’Alema, seduta del 4 luglio:
[…] la riforma è stata messa in opera in un clima di collaborazione. È un processo faticoso e complesso di adeguamento delle nostre agenzie di informazione a nuovi compiti, a nuovi scenari internazionali, a nuove e più complesse missioni. Sottolineo in modo particolare la necessità di costruire un’efficace intelligence economica. Questo richiede un lavoro di medio periodo perché comporta anche il miglioramento delle capacità professionali rispetto a compiti tradizionali, il che non si fa con un colpo di bacchetta magica. La mia opinione, però, è che le cose abbiano proceduto nella direzione giusta.
Da cosa nasce, quindi, questo intervento? Nasce prima di tutto dalla volontà di rafforzare la struttura senza metterne in discussione il carattere binario. Le agenzie sono due. Non vogliamo il servizio segreto unico, ma vogliamo rafforzare gli elementi di coordinamento che fanno capo al DIS, anche nella logica di evitare duplicazioni soprattutto nei settori amministrativi e logistici, di semplificare, di razionalizzare la spesa, che in un quadro di risorse scarse rischia di essere quasi totalmente assorbita dai costi di personale e di funzionamento, mentre c’è invece bisogno di investire su tecnologie e professionalità, di migliorare la capacità di affrontare nuove sfide. La legge non faceva riferimento alla minaccia cibernetica, che indubbiamente costituisce sempre di più una sfida incombente di grandissimo rilievo. Il Comitato, all’epoca sotto la presidenza del senatore Rutelli, ha condotto un’indagine su questa materia e ha trasmesso al Parlamento una relazione di cui i colleghi possono prendere visione. Occorre fornire una copertura legislativa alle responsabilità del Presidente del Consiglio e del DIS.
Una parte della legge risponde a esigenze di razionalizzazione delle strutture e di rafforzamento dell’efficacia, con particolare riferimento alla cyber threat, e di semplificazione del modo di lavorare. Io ritengo importante, ad esempio, la richiesta, che raccogliamo dalla struttura, di semplificare e razionalizzare il controllo della magistratura sull’esercizio della delicata funzione di intercettazione preventiva. Per un’attività come quella dei servizi segreti – si pensi ad esempio al controspionaggio – l’autorizzazione del distretto competente quando si insegue una spia o una potenziale spia nemica in giro per il territorio nazionale appare come un modo di complicare la vita a strutture che hanno compiti molto delicati. Ci è parso che fosse più razionale fare capo a un ufficio giudiziario di grande prestigio come la Procura generale presso la Corte d’appello di Roma. Il filtro della magistratura è necessario. Nessuno può pensare che attività così delicate possano svolgersi senza il filtro della magistratura, ma andrebbe reso più semplice, seppure ugualmente efficace.
La parte su cui la legge si sofferma di più, introducendo alcune novità, a mio giudizio, molto importanti, è il rafforzamento delle funzioni di controllo del Parlamento. Io ritengo che tale rafforzamento, per quanto riguarda le procedure di opposizione o conferma del segreto di Stato, sia dovuto. Dopo la legge n. 124 sono intervenute due sentenze della Corte costituzionale in materia di segreto di Stato […] In entrambe le sentenze la Corte sottolinea che il sindacato di merito spetti al Parlamento, che lo esercita attraverso il Comitato per la sicurezza della Repubblica. L’esperienza che abbiamo compiuto dice, però, che l’attuale legge, n. 124, che impone al capo del Governo di trasmettere al COPASIR le »ragioni essenziali”, non è risultata sufficiente allo scopo di garantire la trasmissione delle informazioni indispensabili per l’esercizio del controllo di merito. Mi pare, inoltre, che sia una formulazione eccessivamente discrezionale.
Merito vuol dire merito. Vuol dire, cioè, che al COPASIR, con le cautele di cui si dirà, non può essere opposto il segreto di Stato. […] Non può essere sufficiente dire che si conferma il segreto di Stato per non fare venire alla luce gli interna corporis del Servizio. Se devo esercitare un controllo di merito, voglio poter essere messo nelle condizioni di capire se, come, perché e di che cosa si tratta. Altrimenti il controllo è meramente formale, esterno. È un puro controllo esteriore di legittimità, ma non un controllo di merito.
On. Marco Minniti, seduta del 5 luglio:
Poiché la legge n. 124 del 2007 è stata approvata con una larghissima maggioranza parlamentare, mi sembra un’impostazione saggia che il chek-up venga eseguito dal comitato di controllo sull’intelligence, nel quale sono rappresentate tutte quante le forze parlamentari.
Penso anche che la presa d’atto che negli ultimi cinque anni la minaccia è significativamente cambiata risponda ai nuovi compiti che si trovano di fronte l’intelligence italiana e l’intelligence dell’intero pianeta. L’idea di intervenire con una certa nettezza sulle questioni relative alla cyber security rappresenta, secondo me, un aspetto molto rilevante di questa proposta di legge che andrebbe valorizzato.
Cinque anni fa il quadro della minaccia cibernetica non era così evidente. Oggi il rischio di cyber attack è sul tavolo delle grandi cancellerie del pianeta. L’Italia può quindi ora sviluppare potenzialità significative proprie, come ad esempio l’esperienza straordinaria maturata in questi anni dalla Polizia postale, la quale costituisce un punto di riferimento assoluto nel campo europeo, e incamerarle nel suo sistema di intelligence, approfittando delle competenze già acquisite, sviluppandone di nuove e avviando soprattutto il ringiovanimento delle forze in campo.
Vorrei ricordare che, per esempio, la componente anagrafica dello MI5, il security service del Regno Unito, non è comparabile a quella dell’intelligence italiana e degli altri livelli di intelligence. Mediamente circa il 40 per cento degli appartenenti allo MI5, che è il servizio segreto interno, è al di sotto dei 40 anni. È del tutto evidente che per dotarsi di una capacità di intervento sulla cyber security il ringiovanimento delle forze in campo sia necessario, tenendo conto che le intelligenze che si applicano a questo settore sono solitamente giovanissime e, per altro, si affievoliscono rapidamente nel tempo.[…]
Comincio con l’affrontare un tema delicatissimo qual è quello del budget. Nella legge n. 124 del 2007 ci si è fermati sulla possibilità che il COPASIR intervenisse sul budget, ma sappiamo perfettamente che non esiste comitato di controllo sui servizi al mondo che non intervenga su questo fronte. Non è stata inserita tale previsione perché la legge è stata pensata come un work in progress, ma un comitato parlamentare che non possa intervenire sul budget interviene effettivamente su molto poco.
Che si inizi a discutere del budget e a entrare nel campo del riparto lo considero un fatto particolarmente importante, come mi sembra rilevante che si affronti il tema del Reparto informazioni e sicurezza dello Stato maggiore della Difesa (RIS), che rischia di diventare un’anomalia. Il progetto di legge affronta la questione molto bene e, secondo me, in sintonia con la volontà del legislatore.
Come risulta ampiamente dai dibattiti parlamentari dell’epoca, quando ha approvato la legge n. 124 del 2007, il legislatore ha escluso il RIS dall’ambito delle strutture sottoposte al COPASIR non perché riteneva che dovesse essere sganciato dal controllo parlamentare, ma esattamente per il motivo opposto. Si riteneva, infatti, sbagliato dare vita a un terzo servizio. Fare del RIS un servizio militare riconosciuto dalla comunità dell’intelligence nel momento in cui l’allora SISMI da servizio militare diventava servizio civile sotto la Presidenza del Consiglio e dal SISMI all’AISI si passava appariva come un’assoluta distonia.
È chiaro che tutto ciò ha lasciato un margine di ambiguità particolarmente evidente, soprattutto per quanto riguarda quella parte di attività operativa che tecnicamente si chiama «spionaggio dei segnali elettromagnetici» (SIGINT).
On. Mario Tassone, seduta del 5 luglio:
[…] non c’è dubbio che nel passato, con alterne vicende, abbiamo avuto una situazione labile e precaria sul piano del controllo politico da parte del Governo e sul piano del controllo parlamentare, a causa dei compiti limitati dell’allora COPACO.
Benché le risposte siano in parte racchiuse in queste modifiche, mi domando se con il COPASIR si sia fatto quel salto di qualità nel controllo sugli organismi dell’informazione e della sicurezza.[…] È vero che si è fatto un passo in avanti per quanto riguarda il controllo delle spese, ma al COPACO, presieduto allora da Chiaromonte poi da Pecchioli, si discuteva dell’opportunità di conoscere la disponibilità e la gestione delle risorse anche per quanto riguardava alcuni obiettivi. Il Comitato non doveva sapere i termini specifici, ma almeno avere un quadro di riferimento degli oneri e dei risultati raggiunti. La legge n. 124 del 2007 su questo piano non raggiunge grandi traguardi. Questa riforma conferma alcuni aspetti, ma rispetto al dibattito che caratterizzò quella stagione certamente non è esaustiva.
On. Maria Piera Pastore, seduta dell’11 luglio:
[…] ritengo che, nel momento in cui si va ad affermare che occorre fornire l’intero quadro informativo in possesso del presidente del Consiglio al presidente o al vicepresidente del Copasir, si stia affrontando un argomento estremamente delicato, in cui deve essere contemperata certamente l’esigenza del controllo parlamentare, ma soprattutto l’esigenza di tutelare la sicurezza nazionale, la riservatezza di determinati rapporti che vanno a incidere anche con i rapporti con i servizi di altri Stati o, in generale, con l’attività dei servizi. Su questo tema io non concordo con quanto è stato sostenuto dai colleghi. Credo che sia più opportuno inserire la condizione che debba essere fornito al Copasir, o al presidente o al vicepresidente, un quadro informativo che consenta di verificare la fondatezza della decisione relativa all’opposizione del segreto di Stato, ma non l’intero quadro informativo in possesso del Presidente del Consiglio dei ministri.[…]
all’articolo 5, che va a modificare l’articolo 30 della legge n. 124 del 2007, è chiaro, come si afferma nella relazione introduttiva, che il riferimento è al RIS. Se così fosse, sarebbe meglio scriverlo espressamente e non lasciare la possibilità di ampie interpretazioni, che poco avrebbero a che fare con l’obiettivo della legge n. 124 del 2007.
Ho poi sentito gli interventi dei colleghi precisare giustamente come, nel momento in cui si inserisce sia all’articolo 1, sia all’articolo 3 della legge n. 124 del 2007, una precisazione circa la protezione cibernetica e la sicurezza informatica, queste due precisazioni non esauriscano temi magari non previsti, ma sui quali è necessario che i servizi svolgano la loro attività. Si è parlato di controspionaggio e di spionaggio industriale.
Io credo che sia all’articolo 1, sia all’articolo 3 si potrebbe elencare più precisamente tutto ciò che potrebbe essere precisato, oppure si potrebbe scegliere la strada inversa, quella di introdurre una disposizione di carattere generale che preveda tutte le attività svolte dai servizi, posto che il fatto che le attività non siano esplicitamente scritte non significa che non rientrino tra tali attività.
Aggiornamento: sono disponibili le trascrizioni delle ultime due sedute del 17 e del 19 luglio.