di Andrea Nativi, pubblicato su Il Giornale del 22 dicembre
Anche l’Italia entra nel ristretto club del Grande Fratello. Il nostro primo satellite spia sarà presto in orbita. Si tratta del Cosmo SkyMed, un satellite da osservazione terrestre realizzato da Alcatel Alenia Space per conto dell’Asi, Agenzia Spaziale Italiana, e del Ministero della Difesa. Nei giorni scorsi sono stati firmati i contratti con la Boeing, che fornirà i vettori spaziali Delta II che porteranno in orbita i satelliti.
Il primo lancio avrà luogo probabilmente a maggio dal poligono spaziale militare di Vandenberg, in California; il secondo avrà luogo nell’ultimo trimestre del 2007, forse già ad ottobre. Altri due satelliti saranno lanciati nel 2008 ed è in corso la selezione dei vettori spaziali, con il lanciatore Boeing Delta favorito rispetto al russo Soyuz.
La costellazione Cosmo SkyMed comprenderà cinque satelliti. Tre erano già stati finanziati con un contratto stipulato nel 2003, la realizzazione del quarto satellite è stata autorizzata nei giorni scorsi, grazie ad un accordo tra Asi e Difesa, ad un costo complessivo di quasi 170 milioni di euro, compreso il lancio e il periodo iniziale di sperimentazione in orbita. Un quinto satellite, realizzato con il programma Sarbina, ha invece iniziato la fase di progettazione a novembre, ma non sarà pronto per il lancio prima del 2010.
Il costo complessivo del programma non sarà alla fine inferiore a 1,2 miliardi di euro. Il progetto è stato avviato nel 2001, quando era presidente del Consiglio Giuliano Amato, poi è proseguito con il governo Berlusconi ed ora toccherà a Prodi concludere l’operazione. Che sicuramente susciterà qualche polemica interna alla maggioranza e le proteste di quelle frange che si oppongono regolarmente a qualunque progetto militare.
Forse Cosmo SkyMed passerà indenne, perché viene ufficialmente presentato come sistema duale, cioè con applicazioni civili e militari. Le applicazioni civili consistono ad esempio nella prevenzione di calamità naturali, mappatura del territorio, monitoraggio ambientale. Ben più interessanti quelle militari: grazie ai suoi sensori radar i satelliti Cosmo, orbitanti intorno alla Terra con un’orbita eliosincrona ad una quota di circa 600 km, potranno tenere sotto controllo l’intero globo: sarà possibile passare su uno stesso punto almeno due volte al giorno ed ottenere immagini di giorno come di notte. I tempi di risposta saranno rapidissimi: anche meno di 6 ore dal momento della richiesta. E gli «occhi» radar del satellite sono molto acuti. Le immagini possono avere una risoluzione massima di poche decine di centimetri. Questo vuol dire distinguere due oggetti o persone praticamente a contatto.
Proprio questa eccezionale (per un satellite radar pesante appena 1.700 kg) capacità ha reso un po’ nervosi anche molti Paesi alleati, come gli Usa, che hanno raccomandato una certa discrezione nell’impiego dei nostri satelliti. Indubbiamente grazie ai Cosmo, che hanno una vita operativa stimata in 5 anni, la difesa italiana disporrà per la prima volta di una vera capacità Imint (Image intelligence). Fino ad oggi la Difesa ha sfruttato le immagini scattate dai satelliti spia ottici francesi Helios 1 (con una quota nel programma del 14%) ai quali fanno seguito i nuovi Helios 2 (quota del 2,5%) con capacità anche notturne. La collaborazione con la Francia nello spionaggio spaziale continuerà, perché già dal 2001 si è deciso uno scambio: Parigi avrà accesso alle immagini radar dei satelliti italiani, in cambio Roma potrà utilizzare le immagini scattate dai nuovi satelliti spia ottici francesi, i 2 Pleiadi.
Del resto la corsa al satellite spia non è certo una esclusiva italiana o francese: la Germania ha appena lanciato, utilizzando un vettore russo Cosmo3M, il primo dei suoi cinque satelliti radar spia SARLupe e gli altri quattro seguiranno nei prossimi due anni. E chi non si può permettere un proprio sistema cerca di negoziare l’acquisizione di immagini satellitari intelligenti da chi le ha: è il caso di Svezia, Austria, Spagna, Belgio e Olanda.