… all’attacco che ha portato all’uccisione del loro ambasciatore in Libia.
Riporto l’articolo di Gianandrea Gaiani (Il Sole 24 ore) che sintetizza perfettamente le notizie provenienti da Washington e volutamente lasciate circolare.
Intelligence e forze speciali statunitensi pronte all’azione in Libia per colpire i responsabili dell’attacco dell’11 settembre al consolato di Bengasi nel quale le milizie jihadiste uccisero l’ambasciatore Chris Stevens, un agente dei servizio segreti e due contractors americani.
Fin dai giorni successi al blitz terroristico satelliti, aerei spia e velivoli teleguidati statunitensi hanno iniziato a setacciare la Cirenaica alla ricerca degli uomini dei leader di al-Qaeda inviati l’anno scorso in Libia dal successore di Osama bin Laden, l’egiziano Ayman al-Zawahiri, per costituire una robusta cellula operativa.
Nelle ultime ore i principali media statunitensi hanno raccolto indiscrezioni circa l’imminenza di un raid . Ieri il Washington Post ha riferito di una serie di briefing tenutisi alla Casa Bianca per valutare la minaccia qaedista nel Nord Africa e la possibilità di lanciare attacchi militari. Meeting che hanno coinvolto Cia, Dipartimento di Stato e Comando forze speciali del Pentagono iniziati dopo che le milizie di al-Qaeda nel Maghreb Islamico (Aqmi) hanno assunto il controllo del Malì settentrionale e infittitisi dopo l’attacco a Bengasi dell’11/9. A confermare dell’0imminenza di azioni militari contribuisce anche la notizia che tutto il personale statunitense è stato evacuati da Bengasi.
Il giorno prima il Wall Street Journal aveva reso noto che Washington si prepara a rafforzare la lotta contro Aqmi. Il comandante dell’Africa Command , generale Carter H. Ham, ha escluso “piani per un intervento militare diretto” in Mali confermando però che gli Stati Uniti sono pronti a sostenere operazioni di antiterrorismo e peacekeeping di altri Paesi. Un chiaro riferimento all’offensiva che la forza africana di 3.300 militari dei 15 Stati riuniti nella Comunità economica degli Stati dell’Africa Occidentale (Ecowas) dovrebbe scatenare contro i miliziani islamisti.
Cnn e New York Times riferiscono oggi che intelligence e Comando forze speciali hanno raccolto le informazioni necessarie per uccidere o catturare i miliziani coinvolti nell’attacco al consolato. I dossier, ormai in fase di completamento, verranno presentati presto a Obama per ottenere il via libera ai raids. La fonte anonima citata dalla Cnn ritiene che Washington cercherà di ottenere la collaborazione delle autorità libiche prima di lanciare attacchi militari. “Non pensate che sia ormai assodata una lista definitiva delle persone coinvolte” ha detto pur ammettendo che sono in fase di completamento i “target packages” che comprendono informazioni su siti e individui specifici oltre a valutazioni sui rischi, incluso quello di colpire civili (i cosiddetti danni collaterali).
Quattro le opzioni più probabili: il ricorso a droni armati, il lancio di missili da crociera dalle navi, i raid di forze speciali già basate nella base siciliana di Sigonella o missioni congiunte con le forze libiche. Tra gli uomini di al-Qaeda sotto tiro c’è senza dubbio Muhammad Jamal Abu Ahmad, egiziano di 45 anni con alle spalle l’addestramento in Afghanistan e il carcere al Cairo prima di costituire la rete Jamal che l’anno scorso ha costituito campi d’addestramento in Cirenaica. Jamal ha stretti rapporti con Aqmi, la milizia libica Ansar al-Sharia e le brigate Omar Abdul Rahman che a Bengasi hanno già attaccato la sede della Croce Rossa ed effettuato un attentato contro l’ambasciatore britannico e lanciato razzi contro il consolato statunitense.
La pianificazione di attacchi americani non stupisce specie tenendo conto che l’Amministrazione Obama utilizza da tempo il mix di strumenti militari e d’intelligence per colpire i jihadisti già in numerosi Paesi, dal Pakistan alla Somalia. Impossibile non notare invece l’ampia mole di indiscrezioni filtrate a tutti i principali media statunitensi circa le azioni militari in preparazione forse da mettere in relazione alle esigenze della campagna elettorale. Barack Obama , specie alla vigilia del primo dibattito televisivo con lo sfidante Mitt Romney, ha tutto l’interesse a far trasparire l’intenzione di agire e di rispondere agli attacchi terroristici soprattutto dopo che è emerso che le misure di sicurezza al consolato di Bengasi erano molto al di sotto degli standard minimi richiesti in un’area rischiosa coma la Libia e le voci secondo le quali lo stesso Stevens aveva chiesto invano maggiore protezione. Dubbi anche circa l’efficienza delle indagini sull’attacco poiché a tre settimane dai fatti il team dell’FBI inviato in Libia si trova ancora a Tripoli e non può recarsi a Bengasi a causa della “mancanza delle condizioni di sicurezza”.
Aggiungo un ulteriore link alla notizia secondo la quale, a settimane di distanza dall’attacco, gli Stati Uniti non sono stati in grado di mettere in sicurezza l’installazione attaccata e devastata.