E’ stato appena pubblicato dall’Istituto Affari Internazionali di Roma (autori: Alessandro Marrone e Francesca Capano) “Economia e industria della Difesa: tabelle e grafici“, l’edizione 2012 di un utile studio che lo IAI prepara ogni anno e grazie al quale è possibile monitorare l’evoluzione dei bilanci della difesa dei principali paesi europei.
“In tempo di crisi dei bilanci europei“, scrive Alessandro Marrone, coautore dello studio assieme a Francesca Capano, “Francia e Gran Bretagna hanno tagliato le spese per la difesa salvando gli investimenti. La Germania, in controtendenza, ha aumentato la spesa militare, e l’Italia ha destinato alla difesa risorse appena sufficienti ma ripartite in modo squilibrato tra i vari capitoli di bilancio.[…]
In valore assoluto, il taglio maggiore è stato effettuato in Francia, 1,9 miliardi di euro in meno dal 2010 (32,1 miliardi di euro) al 2011 (30,2 miliardi), con una riduzione del 6%. La Spagna ha ridotto la spesa per la funzione difesa del 6,5%, attestandosi su 7,2 miliardi nel 2011, e la Gran Bretagna dello 0,8% rimanendo di gran lunga il primo paese europeo per spese militari con 38,1 miliardi di euro. Al secondo posto la Germania, che aumentando la spesa per la funzione difesa dell’1,3% nel 2011 supera con 31,5 miliardi di euro la Francia. Sostanzialmente stabile nel biennio in esame la spesa per la funzione difesa in Italia, con circa 14,4 miliardi di euro sia nel 2010 che nel 2011, corrispondenti allo 0,9% del Prodotto interno lordo (Pil).[…]
Il bilancio della difesa italiano, in linea con quanto accade nel resto d’Europa, è tendenzialmente impostato su una prospettiva di medio periodo, e difficilmente può subire drastiche variazioni da un anno all’altro. Ciò dipende dalla relativa rigidità dei capitoli di bilancio dedicati rispettivamente al personale e agli investimenti – in quest’ultimo caso concentrati in programmi di acquisizione e ammodernamento di equipaggiamenti della durata pluriennale. Nel corso dell’ultima legislatura, complice la crisi economica e dell’euro, la spesa per la funzione difesa è scesa dai 15,4 miliardi del 2008 ai 14,4 del 2011.
Si prevede inoltre un ulteriore taglio del 5,5% per l’anno in corso, con 13,6 miliardi di euro messi a bilancio per il 2012. In quattro anni, la spesa per la funzione difesa in Italia è dunque diminuita dell’11,6%, senza calcolare l’inflazione, contribuendo in misura ben maggiore di altre voci del bilancio dello stato alla riduzione del deficit pubblico.[…] Per un moderno esercito professionale europeo, in grado di operare pienamente in ambito Nato e di svolgere sia le missioni oggi in corso sia i compiti prevedibili nel prossimo futuro, il modello ottimale vedrebbe metà delle spese destinate al personale, un quarto agli investimenti ed un quarto all’esercizio. È quanto fatto dall’Italia nel triennio 2002-2004, quando la spesa per il personale era circa il 48-53% della funzione difesa, quella per gli investimenti il 23-26%, e quella per l’esercizio 24-26%. Verso tale modello tendono i principali paesi europei: nonostante i suddetti tagli alla difesa, nel 2011 Gran Bretagna e Francia hanno speso ciascuno circa 10,7 miliardi di euro per investimenti, stanziamenti in linea con il 2010: rispettivamente il 28,1% e il 35,4% dei rispettivi bilanci della difesa.
La composizione della spesa italiana per la funzione difesa nel 2011 ha visto invece il 65,9% delle risorse andare al personale, il 24% agli investimenti e solo il 10,1% all’esercizio. Situazione in peggioramento nel 2012, anno in cui si prevede ben il 70,6% della spesa per la funzione difesa destinata al personale, mentre soltanto il 18,2% andrebbe agli investimenti e l’11,2% all’esercizio. […]”