di M. Allam
Sono state affisse le pubblicazioni di un matrimonio apparentemente contro natura. L’uno è comunista, ateo e difende uno Stato laicista. L’altro è islamico, integralista e sogna uno Stato teocratico. Qual è dunque il senso e quali le possibilità di successo del sodalizio, se si celebrerà, tra il segretario dei Comunisti italiani, Oliviero Diliberto, e il segretario dell’Ucoii (Unione delle comunità e organizzazioni islamiche in Italia), Hamza Roberto Piccardo, che ha invitato i musulmani d’Italia a votare il Pdci?
E’ un amore nato nelle piazze dove hanno condiviso la protesta contro la strategia «imperialista» americana, la guerra «ingiusta» di Bush in Iraq, il coinvolgimento delle forze «di occupazione» italiane, la politica «colonialista» di Israele. A unirli è il sentirsi «contro» gli stessi nemici. Ma è sufficiente per gettare le fondamenta di una casa comune islamo-comunista?
Mi rivolgo principalmente a Diliberto che, al di là del giudizio politico che ci separa, si appresta probabilmente ad assumere degli incarichi istituzionali qualora l’Unione vincesse le elezioni. E a quel punto sarà chiamato a rappresentare lo Stato, a tutelare l’interesse dell’insieme degli italiani.
Ebbene, è ipotizzabile che quest’idillio possa reggere anche dopo il 9 aprile, quando l’essere «contro» non sarà più sufficiente a cementare il rapporto di coppia e ci si dovrà invece confrontare con le ragioni che in positivo legittimano lo stare insieme? Io credo proprio di no.
Cominciamo con la questione centrale, che immagino stia particolarmente a cuore a Diliberto, del rapporto tra Stato e Chiesa. Se il suo partito ha sviluppato un’allergia nei confronti di quella che percepisce come un’invadenza della Chiesa negli affari dello Stato, sappia che non troverà alcun vaccino in grado di salvarlo dall’invadenza dell’Ucoii. Il cui traguardo è una «entità islamica» all’interno dello Stato di diritto. Con una «comunità islamica» che faccia riferimento a una «identità» autonoma, a cui si riconoscano delle leggi e delle prerogative sul piano del codice civile conformi alla loro interpretazione della sharia, la giurisprudenza coranica. Che accrediti ad esempio il fatto che le donne musulmane non «possono», ma «devono» indossare il velo perché, secondo l’Ucoii, sarebbe prescritto dalla sharia.
Passo dopo passo l’Ucoii vorrebbe realizzare uno Stato teocratico dotato della più ampia rete possibile di moschee, da trasformare in un potente apparato di indottrinamento ideologico. Che possa beneficiare dell’8 per mille delle detrazioni fiscali. Che abbia le proprie banche, mutui, scuole, testi scolastici revisionati, festività distinte, diritto alla pausa per la preghiera durante il lavoro, macellerie, ristoranti e, affinché nulla venga lasciato al caso, anche il «bollino verde» sugli alimenti che attesti che il tutto sia «islamicamente corretto». Infine un organismo di censura dell’informazione sotto l’eufemismo «Osservatorio sul razzismo».
Fantapolitica? Caro Diliberto, si legga attentamente il documento presentato il 7 marzo scorso dal presidente dell’Ucoii, Nour Dachan, in seno alla Consulta per l’islam italiano che, nel giro di un mese, si è già trasformata nella Consulta dell’Ucoii. E lei pensa di essere più avveduto del ministro dell’Interno, Giuseppe Pisanu?
Poi c’è tutto il resto. Un conto è fare demagogia nelle piazze o in periodo elettorale per far breccia in un certo elettorato. Un altro conto è assumere delle posizioni responsabili se e quando sarà al governo. Come pensa di cavarsela quando dovrà stringere la mano a un collega istituzionale americano o israeliano, con sulle spalle il fardello di un Piccardo che legittima la «resistenza» in Iraq e disconosce il diritto di Israele all’esistenza? Ci penserei bene prima di accettare l’offerta dell’Ucoii. Oltretutto nell’immediato non le porterà voti. E sul lungo termine io investirei sulla maggioranza dei musulmani, che è laica come lei, e non su un’avanguardia militante dei teocratici islamici. Se le sta veramente a cuore la «causa del popolo» dei musulmani in Italia, allora lasci perdere il matrimonio con Piccardo. Ma lo faccia subito. Perché dopo il 9 aprile il conto glielo faranno pagare comunque.