Dal Corriere.it, di Guido Olimpio
Algerino condannato in Mauritania
Il giudice: “E’ una spia dell’Italia”
WASHINGTON – Misterioso caso in Mauritania. Il tribunale di Nouakchott ha condannato a due anni di prigione un algerino accusato di essere una “spia” dei servizi segreti italiani. Abu Hamza Abdel Kader sarebbe stato fermato alla fine del 2009 e, secondo la polizia locale, era impegnato nel raccogliere informazioni sugli occidentali convertiti all’Islam che si recavano nelle scuole coraniche del paese africano. Durante il processo la procura aveva chiesto 10 anni ma la corte ha deciso per una pena più lieve. Le informazioni, per ora scarse, non permettono di capire cosa ci sia di fondato nella storia. L’interesse da parte dei servizi segreti europei sulle filiere di reclutamento in Mauritania non sono per nulla nuovi. Da anni, piccoli nuclei di potenziali estremisti sono partiti dal Vecchio Continente per recarsi nella regione. Alcuni solo per studiare, altri per unirsi ad “Al Qaeda nella terra del Maghreb”, fazione radicale attiva sia nel nord dell’Algeria che nella zona del Sahel. Anzi, in passato, sono emerse segnalazioni sul possibile addestramento, proprio in Mauritania, di elementi europei.
LA CRESCITA DEI SEQUESTRI – Più di recente, i servizi hanno concentrato la loro attenzione su Mauritania, Mali, Niger per una serie di sequestri di persona compiuti dai qaedisti. Tra le persone rapite – poi rilasciate – anche l’italiano Sergio Cicala e la moglie, catturati il 18 dicembre 2009 durante un viaggio. Va rilevato che l’arresto della presunta spia sarebbe avvenuto poco dopo il rapimento del nostro connazionale. Attualmente nelle mani dei terroristi vi sono almeno sette persone, tra cui cinque cittadini francesi fatti prigionieri in Niger. In cambio della liberazione i terroristi hanno chiesto l’abolizione della legge sul burka in Francia e 7 milioni di euro. La vicenda degli ostaggi è una pagina molto delicata. Con molti attori interessati e mediatori che intascano “tangenti” per favorire la liberazione. I governi locali, poi, assumono posizioni spesso poco chiare. Gli algerini si oppongono al pagamento dei riscatti e accusano: Al Qaeda ha incassato con i riscatti un bottino di 28-30 milioni di euro. Inoltre Algeri pretende che i paesi occidentali forniscano aiuti nella lotta al terrore ma è molto gelosa del suo territorio, dunque non gradisce intromissioni.
CRITICHE USA – Gli Usa hanno criticato in più occasioni il cedimento da parte dell’Europa, pronta a piegarsi al ricatto. Grande cautela anche da parte di Mauritania, Niger e Mali, stati che tirati dentro gli intrighi e che, al tempo stesso, non sono in grado di fronteggiare la sfida dei terroristi. Una presenza “radicale” piuttosto estesa, giacché gli “emiri” di Al Qaeda hanno forgiato legami familiari con i clan del deserto sposando donne locali. Proprio nella vicenda di Cicala e di un gruppo di spagnoli si è scoperto che i rapimenti sono stati resi possibili dalla collaborazione di complici mauritani che hanno poi ceduto gli ostaggi ai seguaci alla fazione algerina.