di G. Olimpio
Ne «Il telefonista», l’ islamista pentito racconta la sua esperienza a Marcella Andreoli
È raro che un qaedista si penta e accetti di collaborare con la giustizia. Le formazioni islamiste sono disciplinate dalle regole della clandestinità e da quelle del clan. Una doppia catena, forgiata con l’ ideologia, che tiene legato il militante all’ organizzazione. Ma in Italia magistrati e poliziotti sono riusciti a ottenere l’ aiuto del primo pentito di Al Qaeda. Il tunisino Riadh, trentenne di buona famiglia, poliglotta, che arrivato a Milano si è trasformato in un anello importante di una rete estremista. Il Corriere della Sera ha svelato la sua esistenza nel marzo del 2004, raccontando come una cellula radicale avesse pianificato gravi attentati contro la Stazione centrale, il comando dei carabinieri di via Moscova e la questura. Riadh, che oggi vive sotto protezione, ha ricostruito la sua sconvolgente esperienza con Marcella Andreoli, giornalista che da anni segue temi legati all’ eversione. Per diversi giorni la scrittrice ha raccolto le confessioni dell’ integralista, puntiglioso nel descrivere le vie segrete e tenebrose dei kamikaze. È nato così Il telefonista di Al Qaeda, una storia avvincente pubblicata da Baldini Castoldi Dalai e da domani nelle librerie. Dopo il suo arrivo dalla Tunisia, Riadh entra gradualmente nel mondo dell’ integralismo milanese e conosce, in modo diretto, personaggi che finiranno poi al centro di delicate indagini. Coinvolto in una cellula tunisina, il futuro pentito diventa il «centralinista» del gruppo, usando cellulari e satellitari ai quali arrivano chiamate da ogni parte del mondo. Soprattutto dall’ Afghanistan dove all’ epoca operano quasi indisturbati i vertici di Al Qaeda. Ma quello che più colpisce, nelle parole di Riadh, è la capacità dei «cattivi maestri» di plagiare e trasformare in bombe umane ragazzi semplici, spesso ai margini della società. Il pentito ricorda quando insieme ad altri due compagni viene presentato a un imam, piuttosto attivo a Milano. «Questi tre fratelli non sanno, non hanno ancora capito. Bevono, fumano, frequentano le ragazze, vanno in discoteca. Sono degli animali» dice chi li introduce. L’ imam mostra in apparenza comprensione e poi «cominciò a parlare del giorno del Giudizio, dei fiumi di latte e miele che percorrono il Paradiso, del putridume che è l’ Inferno in cui saremmo precipitati se avessimo continuato sulla via della perdizione». L’ ideologo a questo punto invita i tunisini a non comprare abiti di foggia europea perché «significa dare soldi agli occidentali» e a non fumare. «Parlava lentamente – ricorda Riadh – ma le parole erano come proiettili». Si usano videocassette truculente e sermoni per giustificare atti orrendi. È la scuola dell’ odio che spinge molti giovani immigrati a seguire il percorso dello shahid, del martire. Per il pentito gli imam estremisti sono dei «predatori in perenne caccia», ai quali interessa solo la lotta a oltranza. «I veri mujaheddin non devono coltivare pensieri se non quello di fare i kamikaze». Ma Riadh era diverso dagli altri. Lo testimonia un piccolo particolare annotato da Marcella Andreoli. Il pentito è in grado di citare a memoria A Silvia di Giacomo Leopardi, ama la lettura. Passioni che per gli ideologi equivalgono a una bestemmia. Riadh chiude la sua confessione con un avvertimento: «Siete nel mirino. Lo eravate quando ero il telefonista di Al Qaeda. Lo siete ancora oggi, e anche di più. E a me dispiace». * Il libro: Marcella Andreoli, «Il telefonista di Al Qaeda. La confessione del primo terrorista pentito della jihad in Italia», Baldini Castoldi Dalai editore, 196 pagine, euro 16. In libreria da domani * jihad globale Al Qaeda, rete che coordina vari gruppi terroristi islamici, nasce nel 1988 in Afghanistan Nel 1991 il suo leader Osama bin Laden rompe con il governo saudita e si trasferisce in Sudan. Espulso nel 1996, torna in Afghanistan Nel 1998 Al Qaeda afferma che uccidere gli americani e i loro alleati è un dovere per ogni musulmano L’ 11 settembre 2001 aerei dirottati da militanti di Al Qaeda distruggono le Twin Towers e colpiscono il Pentagono. Gli americani rispondono con l’ intervento in Afghanistan Bin Laden sfugge alla cattura e Al Qaeda continua a colpire