Da “Elementi per una revisione della spesa pubblica” (ovvero la relazione sulla spending review del Ministro Giarda), pag. 6:
Il settore pubblico non è sempre in grado di modificare il mix della propria spesa nel senso desiderato: vale per tutte l‟esperienza della spesa pensionistica che, nonostante le ripetute riforme degli ultimi vent’anni, ha continuato ad accrescere il proprio peso nel totale della spesa. Per altri aspetti, il settore pubblico è stato in grado di modificare il mix delle cose che produce e dei programmi che finanzia. Non necessariamente nella giusta direzione. Se si considera la struttura della spesa per consumi collettivi (la produzione di servizi pubblici ceduti a titolo gratuito al cittadino), vale mettere a confronto la composizione del prodotto di oggi con quella di venti anni fa. Si rilevano alcuni rilevanti mutamenti che includono:
– una forte crescita della spesa sanitaria che nel 1990 assorbiva il 32,3% del totale della spesa, una percentuale che nel 2009 sale al 37,0%. Nello stesso periodo la spesa sanitaria nel suo complesso aumenta dal 6,2% al 7,5% in quota di PIL.
– un significativo aumento della quota di spesa per la protezione sociale e per i servizi generali.
accompagnati da:
– una forte caduta della quota della spesa per l’istruzione, dal 23,1% al 17,7% del totale, con una corrispondente caduta della quota sul PIL;
– una significativa caduta delle quote delle spese per l’ordine pubblico e sicurezza, che si sono ridotte, nel periodo considerato, dall‟8,9% al 7,9% del totale.
Una finestra su quelle che sono state le reali priorità nella gestione della cosa pubblica nel corso degli ultimi vent’anni.