Una riflessione sulla Defense Strategic Guidance (DSG) appena presentata dal Pentagono.
Per iniziare, non si tratta di una vera e propria strategia quanto di una sorta di résumé di concetti già noti agli addetti ai lavori e funzionale ad introdurre i prossimi tagli alla difesa (certamente 450 miliardi di dollari, con la possibilità che arrivino a 1.000). In tal senso la DSG è primo di tutto un documento di “comunicazione strategica”.
La Defense Strategic Guidance (DSG) non contiene dettagli sulle spese e gli investimenti (cosa si taglia e cosa si finanzia verrà chiarito a fine mese nella proposta di bilancio che la Casa Bianca presenterà al Congresso) ma traccia un quadro generale di riferimento riguardo al contesto strategico ed alle missioni primarie delle forze armate americane.
Il documento in buona sostanza conferma quanto già si sapeva e quanto avevamo evidenziato in passato, anche sul blog, e cioè: l’Asia come focus principale dell’impegno militare americano, diminuzione della presenza militare statunitense in Europa (si stima – 3/4000 soldati, una brigata), riduzione del personale (truppe di terra) dell’Esercito e dei Marines affiancata da una “de-emphasis” – come la chiama Walt – dalle operazioni di nation-building e counter-insurgency, maggiori fondi per Marina ed Aeronautica (potere navale ed aereo) e, mi sembra di capire, anche per lo sviluppo di tecnologie avanzate (cyber, droni, missili, ecc…). Il tutto con l’obiettivo dichiarato di avere una “Joint Force for the future that will be smaller and leaner, but will be agile, flexible, ready, and technologically advanced“.
A mio avviso (e non solo mio) una novità contenuto nel documento è l’abbandono – anche se non è affermato direttamente – del c.d. “2MTWs standard” che ha costituto il perno della pianificazione militare statunitense per tutto il post-Guerra Fredda ovvero la capacità di combattere e vincere contemporaneamente due conflitti regionali (“2 Major Theatre Wars“)Per la dottrina americana, dagli anni Novanta ad oggi (Obama compreso), una capacità indispensabile per esercitare deterrenza su scala globale.
Attenzione però. Ciò non vuol dire, come erroneamente affermato da alcuni, che gli Stati Uniti rinuncino definitivamente a combattere contemporaneamente, ove lo ritengano necessario, due conflitti. Così come non vuol dire che gli Stati Uniti rinuncino definitivamente ad effettuare interventi di counter-insurgency o operazioni di stabilizzazione su vasta scala.
Con la Defense Strategic Guidance il Pentagono sta annunciando che in tempo di pace le forze di terra saranno ridotte rispetto agli standard attuali. Quindi, anzichè mantenere stabilmente un numero di soldati sufficiente a combattere e vincere già domani due conflitti regionali (o a compiere operazioni COIN) gli USA ridurranno i ranghi ma si dichiarano pronti a ricostituirli (ricorso alle forze di riserva AC/RC e contemporanea rapida mobilizzazione) ove ve ne fosse bisogno: “DoD will manage the force in ways that protect its ability to regenerate capabilities that might be needed to meet future, unforeseen demands, maintaining intellectual capital and rank structure that could be called upon to expand key elements of the force“.
In altri termini, sembra che il Pentagono punti a risparmiare risorse sul personale di terra a favore del potere aereo e navale (e tecnologico…) che, tra le altre cose, oltre ad essere un potente elemento di deterrenza è indispensabile strumento per la proiezione di forza.
E’ da notare, in questo senso, l’importanza attribuita nello stesso documento al mantenimento delle capacità di accesso ai c.d. “global commons” (A2/AD):
In order to credibly deter potential adversaries and to prevent them from achieving their objectives, the United States must maintain its ability to project power in areas in which our access and freedom to operate are challenged. In these areas, sophisticated adversaries will use asymmetric capabilities, to include electronic and cyber warfare, ballistic and cruise missiles, advanced air defenses, mining, and other methods, to complicate our operational calculus. States such as China and Iran will continue to pursue asymmetric means to counter our power projection capabilities, while the proliferation of sophisticated weapons and technology will extend to non-state actors as well. Accordingly, the U.S. military will invest as required to ensure its ability to operate effectively in anti-access and area denial (A2/AD) environments. This will include implementing the Joint Operational Access Concept, sustaining our undersea capabilities, developing a new stealth bomber, improving missile defenses, and continuing efforts to enhance the resiliency and effectiveness of critical space-based capabilities.
Quali conseguenze, sul piano militare ed industriale, tutto ciò potrà avere per l’Italia e per l’Europa? Vi segnalo la riflessione di Andrea pubblicata su Epistemes. La abbraccio in toto…
Nel weekend ho cercato di ragionare sulle implicazioni strategiche per l’Europa di questa nuova defense posture. Non ho trovato molte risposte, ma la mia impressione è che, forse, l’Europa ne possa beneficiare. Obama – finora – ha deciso un (nuovo) ritiro americano dall’Europa: 3-4.000 soldati (un’intera brigata). Probabilmente in futuro verranno nuovi tagli alla presenza USA.
La mia impressione/speranza è che, dal venir meno della presenza americana in Europa emergano i giusti incentivi per favorire una più efficace cooperazione militare nel Vecchio Continente. Vedremo. Finora, Uncle Sucker pagava e l’Europa faceva festa. Ora Uncle Sucker sta finendo i soldi e, sorpattutto, deve risolvere altri problemi. Ciò chiederà necessariamente un ruolo maggiore dell’Europa negli affari militari a livello internazionale (Africa, Medio Oriente, Balcani). Il fatto è che la crisi finanziaria, da una parte, e le necessità del campo di battaglia, dall’altro, richiedono maggiore integrazione militare europea.
L’integrazione avvenuta finora è stata limitata perchè l’onere militare è sempre stato spostato sugli USA. Ma, appunto, ora le cose potrebbero cambiare. Se è così, prepariamoci ad una nuova ondata di fusioni e acquisizioni in Europa, licenziamenti (Fincantieri anyone?) e, probabilmente, anche alla fine di qualche colosso militare. Il tempo nel quale qualcuno sviluppa armamenti solo per venderli e altri combattono potrebbe essere finito. Se non vi viene in mente a chi mi sto riferendo, non dovete guardare molto distante. C’è da capire come ciò influenzerà la geografia militare e industriale europea.