Il Corriere della Sera riporta alcuni passaggi dell'intervento del Direttore del DIS in materia di cyber-security (qui la versione integrale).
" (…) la più importante partita dell`intelligence del terzo millennio si giocherà sul difficile terreno della sicurezza cibernetica.
È lì che sono chiamati a confrontarsi gli organismi di informazione per la sicurezza dei paesi più sviluppati, ed è un compito che dobbiamo affrontare guidati, innanzitutto, da una consapevolezza semplice e basilare: quanto più alto è il grado di informatizzazione di una collettività nazionale, quanto più diffuso è l`uso di apparecchiature telematiche da parte dei suoi cittadini, delle sue aziende e delle sue pubbliche amministrazioni, quanto più frequente è il loro ricorso al web per acquisire, trasferire o scambiare informazioni, tanto maggiore è la vulnerabilità di quel sistema-Paese.
Per quanto riguarda, invece, il nostro Paese, non si può non richiamare, in conclusione, la relazione approvata il 7 luglio dello scorso anno dal Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica sulle «possibili implicazioni e minacce per la sicurezza nazionale derivanti dallo spazio cibernetico».
In quel documento si afferma, infatti, la necessità di una «pianificazione strategica in materia di contrasto alla minaccia cibernetica»; si tratta quindi di delineare un piano nazionale affidato ad un vertice autorevole che metta a sistema le risorse disponibili. In altri termini, occorre creare condizioni organizzative tali da assicurare una forte capacità di reazione immediata anche nei confronti di attacchi su larga scala, che coinvolgano una pluralità di soggetti. Raggiungimento di questo obiettivo non può essere affidato alla buona volontà dei soggetti interessati bensì – come peraltro hanno già fatto Paesi amici – ad un impianto strategico che assicuri «il coordinamento tra gli attori interessati».
Una funzione ad hoc, quindi, in grado non solo di fronteggiare una grave crisi, ma anche di studiare e pianificare una difesa preventiva. E ciò può realizzarsi «ridefinendo l`attività delle strutture esistenti, con una rimodulazione delle attuali competenze e responsabilità»"
Modesto parere personale: ci vuole un "Consiglio di Sicurezza Nazionale" con relativa struttura di staff nell'ambito della Presidenza del Consiglio che si occupi della pianificazione integrata e verifichi l'implementazione delle politiche strategiche. Uscendo fuori, una volta per tutte, dalla logica della "mera" gestione delle crisi.
Aggiungo: di cyber-security si è parlato in questi giorni (e si sta parlando anche adesso) a Davos, al World Economic Forum.