Non so se s’è capito ma sto studiando come un folle, per cui non ho molto tempo per "ideare" post… indi… allego articoli che ritengo interessanti.
Questo è di un giovane docente, Ottolenghi. Scrive sul Foglio ed ha idee molto chiare e nette sul Medio Oriente.
L’articolo in questione è apparso su Liberal.
Ne posto una parte e linko il seguito.
Introduzione
In recenti interviste e articoli, lo studioso americano Daniel Pipes ha sostenuto che ‘l’Islam radicale é il problema, l’Islam moderato la soluzione.’ Apparentemente simili posizioni sono state espresse da esponenti dell’Amministrazione Bush prima dell’operazione Iraqi Freedom. Paul Wolfowitz, ad esempio, ha dichiarato come la Turchia sia il modello da perseguire in Medio Oriente, mentre l’insistenza americana a creare un nuovo assetto regionale in Medio Oriente si fonda sulla convinzione che solo una riforma radicale interna delle societá—una riforma politica oltre che socio-economica—potrá indebolire la mistica del radicalismo islamico, la sua attrattiva e la sua capacitá di mobilitare e motivare crescenti numeri di giovani a unirsi alle sue file e a morire in nome degli ideali che promuove. Tale visione emerge nei molti discorsi pronunciati dal presidente George W. Bush sul Medio Oriente dopo l’11 settembre e appare alla base della visione americana sul Grande Medio Oriente, che gli USA sperano vedere adottata come iniziativa comune al vertice dei G8 a giugno del 2004. Tuttavia, le idee di Pipes e dell’Amministrazione Bush differiscono in merito alla strategia: la libertá si puó esportare o no? In altre parole, l’emergere di un Islam moderato puó o meno essere favorito dall’interventismo americano nella regione che ha seguito l’11 settembre?
L’idea di un Islam moderato che vive in armonia con la modernitá sembra brillante nella sua semplicitá: moderazione, progresso economico, liberalizzazione politica, diritti umani sono visti come la medicina adatta a curare la regione dai suoi problemi—mancanza di libertá e progresso, povertá e sperequazione, apartheid sessuale attraverso la sistematica segregazione e discriminazione delle donne, deficit d’istruzione e ricerca scientifica—che sono stati ampiamente documentati nei due rapporti UNDP del 2002 e 2003 sullo sviluppo umano nel mondo arabo e che vengono almeno parzialmente visti come all’origine del fenomeno islamista. Secondo la logica corrente, perché questi deficit vengano affrontati con successo, occorre rimuovere sia il clima generale di repressione politica che caratterizza il Medio Oriente, sia neutralizzare la minaccia anti-modernista che viene dall’Islam radicale. La soluzione, implicita nel progetto di democratizzazione avanzato da molti, é di sostenere la voce della ragione all’interno dell’Islam per promuovere un Islam moderato e in grado di guidare la regione ad affrontare con successo le sfide della modernitá nell’era globale. Una riforma ‘protestante’ nell’Islam, insieme a una serie di riforme politiche, vengono individuate come la ricetta necessaria per far fronte alla deriva fondamentalista. La questione diviene quanto attivo deve essere l’intervento esterno nel facilitare questo sviluppo.
Quest’articolo cercherá di valutare se l’idea insita nello slogan di Pipes sia plausibile e attuabile, e in quali modi. Per fare questo occorre comprendere le origini dell’Islam radicale, definirne la natura e gli scopi da un lato; dall’altro occorre valutare la politica occidentale—in particolare americana—in Medio Oriente per stabilire se la risposta elaborata alla minaccia islamista sia efficace. La discussione di questi temi, una volta che ne saranno state esposte le componenti rilevanti, affronterá l’apparente contraddizione tra una spiegazione di natura socio-economica del fenomeno e una di natura teologica-ideologica, sulla cui prevalenza dipende in gran parte la plausibilitá del progetto politico americano in corso in Medio Oriente oggi, oltre che la possibilitá dell’affermarsi di un’opzione moderata all’interno dell’Islam. Tale discussione mostrerá come l’intrinseca debolezza delle forze moderate nel mondo arabo oggi non abbia nulla da guadagnare dal sostegno esterno, ma che l’alternativa al loro sostegno sia ancora peggiore.
Le origini dell’Islam radicale – continua –