E' stata diffusa ieri sera una versione declassificata e sintetica del report dell'Intelligence statunitense sulle supposte attività di influenza realizzate da Mosca durante la campagna elettorale per l'elezione del presidente americano. Il documento, intitolato "Assessing Russian Activities and Intentions in Recent US Elections", si inserisce in una dura lotta politica che coinvolge anche la CIA ed il DNI.
Cosa scrivono, nel documento reso noto, i funzionari statunitensi? Innanzitutto, il report si basa su informazioni ed analisi raccolte e sviluppate da tre delle sedici agenzie che compongono l'Intelligence Community di Washington, ovvero: CIA, FBI ed NSA. Inoltre, due premesse fondamentali vengono evidenziate: 1) non vengono rivelate le fonti ed i metodi dell'attività di raccolta (in altri termini: nessuna "prova"); 2) non viene effettuata alcuna valutazione sull'impatto che le presunte attività russe hanno avuto sul processo elettorale. Scrivono chiaramente i funzionari statunitensi: "We did not make an assessment of the impact that Russian activities had on the outcome of the 2016 election. The US Intelligence Community is charged with monitoring and assessing the intentions, capabilities, and actions of foreign actors; it does not analyze US political processes or US public opinion". Un punto, questo, che, a mio modesto avviso, non costituisce solo un passaggio obbligato nell'ambito di un sistema democratico ma che ha implicazioni sostanziali rilevanti a livello analitico. Come vedremo tra poco.
Chi, eventualmente, pensava di leggere informazioni di dettaglio sulle modalità di sottrazione dei dati rimarrà deluso perchè il documento, sotto questo specifico aspetto, dice poco. Si legge infatti:
Russia’s intelligence services conducted cyber operations against targets associated with the 2016 US presidential election, including targets associated with both major US political parties. We assess Russian intelligence services collected against the US primary campaigns, think tanks, and lobbying groups they viewed as likely to shape future US policies. In July 2015, Russian intelligence gained access to Democratic National Committee (DNC) networks and maintained that access until at least June 2016.
The General Staff Main Intelligence Directorate (GRU) probably began cyber operations aimed at the US election by March 2016. We assess that the GRU operations resulted in the compromise of the personal e-mail accounts of Democratic Party officials and political figures. By May, the GRU had exfiltrated large volumes of data from the DNC.
I dati così sottratti, secondo l'IC statunitense, sono stati diffusi sul web dal GRU (da quanto si legge l'Agenzia di intelligence russa principalmente responsabile di tutta l'operazione) tramite tre veicoli principali: 1) Guccifer 2.0, un (gruppo di?) hacker legati, sempre secondo l'Intelligence americana, ai Servizi russi; 2) DCLeaks.com, un sito ritenuto vicino al GRU; 3) Wikileaks.
Ciò che è più interessante, nel report pubblicato, è la contestualizzazione delle attività russe e gli obiettivi strategici che, secondo l'Intelligence di Washington, avrebbe mirato a conseguire la leadership di Mosca attraverso una precisa attività di propaganda nell'ambito della quale il cyber è solo uno degli strumenti adoperati. Secondo gli analisti americani l'obiettivo iniziale dell'attività russa era, nel breve-medio termine, quello di minare, ove possibile, la percezione pubblica del processo elettorale americano screditando la senatrice Clinton (ritenuta, in quella prima fase, la candidata vincente) e, più strategicamente, delegittimare il sistema democratico in sè ritenuto pericoloso per la stabilità russa.
Solo in un secondo momento, maturato il convincimento della possibilità di vittoria da parte di Trump sarebbe emersa, l'intenzione di aiutare, ove possibile, il candidato repubblicano a discapito di quello democratico ritenuto più pericolo per gli interessi russi. Si legge nel documento:
We assess Putin, his advisers, and the Russian Government developed a clear preference for President-elect Trump over Secretary Clinton.
Beginning in June, Putin’s public comments about the US presidential race avoided directly praising President-elect Trump, probably because Kremlin officials thought that any praise from Putin personally would backfire in the United States. Nonetheless, Putin publicly indicated a preference for President-elect Trump’s stated policy to work with Russia, and pro-Kremlin figures spoke highly about what they saw as his Russia-friendly positions on Syria and Ukraine. Putin publicly contrasted the President-elect’s approach to Russia with Secretary Clinton’s “aggressive rhetoric.”
Moscow also saw the election of Presidentelect Trump as a way to achieve an international counterterrorism coalition against the Islamic State in Iraq and the Levant (ISIL).
Putin has had many positive experiences working with Western political leaders whose business interests made them more disposed to deal with Russia, such as former Italian Prime Minister Silvio Berlusconi and former German Chancellor Gerhard Schroeder.
Putin, Russian officials, and other pro-Kremlin pundits stopped publicly criticizing the US election process as unfair almost immediately after the election because Moscow probably assessed it would be counterproductive to building positive relations. We assess the influence campaign aspired to help President-elect Trump’s chances of victory when possible by discrediting Secretary Clinton and publicly contrasting her unfavorably to the President-elect. When it appeared to Moscow that Secretary Clinton was likely to win the presidency the Russian influence campaign focused more on undercutting Secretary Clinton’s legitimacy and crippling her presidency from its start, including by impugning the fairness of the election.
Before the election, Russian diplomats had publicly denounced the US electoral process and were prepared to publicly call into question the validity of the results. ProKremlin bloggers had prepared a Twitter campaign, #DemocracyRIP, on election night in anticipation of Secretary Clinton’s victory, judging from their social media activity.
Ma ancora più interessanti sono, sempre a mio modesto avviso, le considerazioni prospettiche che trae l'Intelligence americana. Ovvero ciò che è probabile aspettarsi dai russi d'ora in avanti:
We assess Moscow will apply lessons learned from its campaign aimed at the US presidential election to future influence efforts in the United States and worldwide, including against US allies and their election processes. We assess the Russian intelligence services would have seen their election influence campaign as at least a qualified success because of their perceived ability to impact public discussion.
Putin’s public views of the disclosures suggest the Kremlin and the intelligence services will continue to consider using cyber-enabled disclosure operations because of their belief that these can accomplish Russian goals relatively easily without significant damage to Russian interests.
Russia has sought to influence elections across Europe. We assess Russian intelligence services will continue to develop capabilities to provide Putin with options to use against the United States, judging from past practice and current efforts. Immediately after Election Day, we assess Russian intelligence began a spearphishing campaign targeting US Government employees and individuals associated with US think tanks and NGOs in national security, defense, and foreign policy fields. This campaign could provide material for future influence efforts as well as foreign intelligence collection on the incoming administration’s goals and plans.
La leadership russa, quindi, essendosi convinta di aver raggiunto un successo (l'elezione di Trump e la sconfitta della Clinton), e per giunta di averlo raggiunto con costi bassissimi e senza rischio alcuno, sarebbe spinta a ripetere le medesime operazioni di propaganda ed influenza (anche tramite il furto di dati privati da esporre pubblicamente) su altri target pregiati: i prossimi processi elettorali europei (Francia e Germania?).
Interessante ipotesi, insomma. Ma ancora più interessante sarà capire, qualora tale analisi fosse confermata, quali saranno le strategie che i paesi della NATO svilupperanno da qui in avanti. Nella speranza (la mia) che non si continui a considerare il tema "cyber" come si è fatto fino ad ora, soprattutto in Europa ed in Italia. Ovvero:
a) come centrato principalmente sulla protezione delle infrastrutture critiche (l'esperienza reale di questi anni ci insegna che sono lo spionaggio ed il furto di dati a fini politico-economici le questioni maggiormente rilevanti);
b) come gravitante quasi esclusivamente attorno ad un approccio meramente passivo-difensivo e non pro-attivo (hai voglia a cercare di proteggere i sistemi alzando mura virtuali… è la natura stessa di internet e dei sistemi cyber che rende fallimentare la difesa passiva, mentre è solo lo sviluppo di validissime capacità di attacco/ritorsione che permette di realizzare l'unica cosa che abbia un senso in questo ambito ovvero la deterrenza);
c) come slegato dal contesto politico-strategico e fine a se stesso. Il cyber è un mero strumento di strategie, spesso molto articolate, per il conseguimento di vantaggi politici ed economici.
In soldoni, l'IC, in questo specifico documento, non dice che il processo elettorale sia stato realmente alterato dall'attività russa. Sostiene che la leadership russa abbia lavorato per ingerirsi in tale processo e ritiene che adesso essa abbia la convinzione di aver conseguito un risultato.
A margine di tutto ciò una riflessione personale. un dubbio, più che altro. Quale obiettivo viene realmente conseguito rendendo pubblici documenti dell'Intelligence i quali, come è giusto che sia, peraltro, non contengono elementi di prova (necessariamente riservati) ma solo valutazioni?
A mio avviso, come già emerso nell'ambito delle vicende dell'11 settembre e delle armi di distruzione di massa iraqene, rendere pubblici documenti dei Servizi segreti, su vicende in corso, ha un effetto "politicizzante" degli stessi e, a lungo andare, si rischia di far diventare queste strutture soggetti di 'politics' più che strumenti (indispensabili) di policy-making.
Assessing Russian Activities and Intentions in Recent US Elections – ODNI by Silendo on Scribd