Ne abbiamo discusso tante volte, qui sul blog: sia in Italia che a livello internazionale il pensiero strategico nel settore cyber è fortemente carente. Un post (già segnalato settimane addietro) di Mark Stout, pubblicato all’interno di un bel sito, War on the Rocks, attingendo anche da uno degli ultimi lavori di Colin Gray, elenca le cause di tale grave carenza:
1) Negli ultimi anni i migliori e più brillanti pensatori strategici sono stati impegnati in altri settori: RMA, contro-terrorismo, counter-insurgency, elaborazione di nuovi modelli di difesa. Aggiungo io: ciò ha fatto sì che il settore cyber sia stato oggetto di attenzioni soprattutto da parte di tecnici e specialisti, generalmente privi dell’indispensabile know-how strategico;
2) Molti strateghi, secondo Gray, sono stati erroneamente tratti in inganno dagli aspetti tecnici del settore. E’ questo un punto molto importante che purtroppo spesso sfugge ai più. Scrive, infatti, Stout:
While it is true that actually conducting cyber operations requires a degree of technical expertise that is not vouchsafed to ordinary mortals, it is also irrelevant. Consider that not many strategists could build a nuclear warhead or design an ICBM guidance system; yet, we’ve had lots of good nuclear strategy written by people who probably never passed a class in physics or engineering. For that matter, how many strategists could explain how a wing produces lift, design a laser rangefinder, or summarize the fundamentals of submarine acoustics? The list is short and yet great strategic thought has been produced that assumes the existence of functioning, ground, naval, air, and space forces.
3) I fori bruocratici riservati, nei quali spesso vengono discusse ed elaborate le dottrine in materia di cyber-security, non costituiscono il luogo ideale per la riflessione strategica. Essa richiede, infatti, apertura, dialogo, scambio di idee, confronto;
4) L’eccessivo uso di termini di tipo militare (cyber-defense, cyber-warfare, ecc) limita, secondo Strout, l’orizzonte della riflessione in questo settore e lo vincola a paradigmi propri del mondo militare, probabilmente non sempre idonei a cogliere la reale natura della disciplina. Un errore, questo, che ad esempio ci porta a pensare alle cyber-strategies piuttosto che ad una strategia che comprenda anche le operazioni cyber. L’approccio corretto secondo Colin Gray.
Insomma, è ora che gli strateghi si approprino di questo settore. A buon intenditòr….