Qualche giorno fa l’amministratore dell’ENI, Scaroni, ha tenuto un discorso alla Johns Hopkins University di Washington sul topic “The Energy Revolution: Key Geopolitical Impacts“. Qui di seguito la sintesi dell’AGI delle dichiarazioni del dirigente:
(AGI) – Washington, 5 nov. – Con gli Stati Uniti sempre piu’ competitivi grazie alla rivoluzione dello shale gas, “per l’ Europa e’ vera emergenza” e il problema non e’ di facile soluzione. Lo ha detto l’amministratore delegato di Eni, Paolo Scaroni, nel suo intervento alla ‘Johns Hopkins University’.
Gia’ penalizzata da una bassa domanda e da un mercato del lavoro rigido, l’Europa deve fronteggiare prezzi del gas tre volte piu’ alti rispetto agli Usa e un costo dell’elettricita’ doppio. La somma di questi fattori “e’ devastante – ha avvertito Scaroni – e ogni business dell’energia che puo’ ricollocarsi negli Usa dall’Europa lo sta facendo e la domanda di gas risulta in calo del 15% dal 2008”.
Secondo Scaroni, le risorse praticamente illimitate di gas a basso prezzo dischiuse dal non convenzionale, renderanno gli Usa “piu’ riservati” rispetto a quello che succede dall’altra parte del mondo e spingeranno il loro tasso di sviluppo: saranno una grande potenza. “Oggi le societa’ americane comprano il gas ai prezzi piu’ bassi del mondo sviluppato e questo e’ un incredibile vantaggio competitivo – ha insistito il manager Eni – cui si aggiunge una forza lavoro a buon mercato, qualificata e flessibile e un regime fiscale favorevole in un generale contesto favorevole al business. E’ chiaro che gli Usa saranno, ancora una volta, una formidabile potenza economica”.
Oggi l’Europa importa 300 Bcm di gas naturale all’anno: un numero destinato a salire a circa 380 Bcm entro il 2020 con il calo della produzione domestica del Vecchio Continente. Per Scaroni, l’Europa non puo’ competere con gli Usa se non paga il gas quanto le societa’ a stelle e strisce. “Importare piu’ gas naturale liquefatto, soprattutto dagli Usa, non aiuterebbe – ha spiegato il manager Eni – perche’ da quando viene liquefatto a quando arriva e viene rigassificato il costo e’ raddoppiato”.
La soluzione piu’ ovvia sarebbe quella di sviluppare lo shale gas in Europa ma per il momento “la strada appare in salita”. Probabilmente “ne abbiamo molto di shale gas – ha rimarcato Scaroni – ma c’e’ anche un’incredibile quantita’ di opposizione”. E se l’opposizione al fraking e’ comprensibile “perche’ e’ un’attivita’ invasiva e l’Ue e’ densamente popolata”, sembra vi sia un’unica alternativi e cioa’ e’ la Russia.
“E’ gia’ un nostro importante fornitore ma la rivoluzione dello shale gas – ha concluso – potrebbe unirci ancora di piu trasformando l’intesa da commerciale a strategica”. “La Russia potrebbe risolvere i problemi di competitivita’ dell’Europa” se si rinuncera’ a sviluppare lo shale gas domestico ha sottolineato Scaroni. La Russia, che gia’ fornisce all’Europa meta’ delle sue importazioni di energia, ha illimitate riserve di gas e costi di produzioni inferiori allo shale americano. Per il momento la Russia pensa a massimizzare i profitti, vendendo al prezzo piu’ alto possibile “ma c’e spazio ‘per trovare un accordo strategico e non solo commerciale – ha detto Scaroni – perche’ e’ un interesse comune”.
Secondo Scaroni, la Russia non diventera’ l’Oklahoma dell’Europa nel breve termine “ma la forza di gravita’ – ha detto – sembra spingerci verso un accordo strategico con i russi se in Europa non si fara’ la rivoluzione dello shale gas perche’ l’Ue non puo’ sopravvivere con l’energia a questi costi”. Il nuovo gasdotto South Stream “si fara’” ha assicurato l’amministratore delegato di Eni. “Tutto si muove nella giusta direzione – ha detto Scaroni – con l’obiettivo di assicurare gas all’Europa. Il fatto che non ci siano Paesi di transito credo sia un plus”.