Dal Corriere.it (qui il New York Times e qui il Washington Post):
È guerra al terrore, dalla Somalia alla Libia. I Navy Seals sono sbarcati all’alba sulla spiaggia di Barawe, a sud di Mogadiscio per catturare un capo del movimento Shebab. Un’operazione pianificata una decina di giorni fa e collegata al massacro nel centro commerciale Westgate di Nairobi. Quasi nelle stesse ore cadeva in mani americane a Tripoli, Anas al Libi. Membro di Al Qaeda, ricercato da tempo da Washington che aveva posto una taglia di 5 milioni di dollari sulla sua testa, stato intercettato da un team delle forze speciali Usa.
SOMALIA – Torniamo al primo episodio, quello in Somalia, che segue l’anniversario della battaglia del 3 ottobre 1993, costata la vita a 18 soldati statunitensi e raccontata dal film «Black Hawk Down». I commandos si sono avvicinati alla costa a bordo di imbarcazioni speciali ed hanno tentato di entrare nella palazzina sul mare che ospitava il loro bersaglio, un dirigente degli Shebab. E’ nato un duro scontro a fuoco durante il quale sono intervenuti anche elicotteri in appoggio ai Navy Seals. I militari, dopo circa un’ora, si sono ritirati a causa della forte resistenza. Inizialmente avevano sostenuto di aver preso o ucciso il terrorista, poi hanno affermato di «non essere riusciti a trovarlo». Notizie confuse si sono susseguite per tutta la notte e non è chiaro quali sia il reale bilancio dell’azione. Diverse anche le ipotesi sull’obiettivo dell’incursione: 1) Mukthar Abu Zubery, alias Godane, l’attuale leader della fazione che s’ispira ad Al Qaeda; 2) Uno degli elementi che hanno pianificato la strage di Nairobi. 3) Un estremista di origine cecena. Informazioni erano trapelate nella mattina di sabato ed erano stati gli stessi Shebab a parlare dell’attacco accusando inglesi, turchi e francesi di aver condotto l’incursione. I militanti somali avevano anche aggiunto di essere riusciti a respingere le forze speciali «straniere» uccidendo un ufficiale e ferendone altri. Inoltre hanno diffuso via twitter le foto del materiale abbandonato dagli incursori. Barawe è una delle roccaforti del gruppo ed è stata già teatro di operazioni statunitensi. Quattro anni fa Saleh Nabhan, esponente di Al Qaeda coinvolto in una serie di attentati, venne ucciso nella cittadina somala da un raid americano. Un uomo che si ritiene legato da rapporti di parentela con Nabhan, identificato come Omar, avrebbe parte del nucleo terroristico protagonista dell’assalto al Westgate.
IN LIBIA – In concomitanza con il blitz somalo, gli Usa hanno catturato un’altra pedina importante in Libia: Anas al Libi, 49 anni, uno stretto collaboratore di Bin Laden che era rientrato a Tripoli dopo un lungo esilio in Iran. Il terrorista girava indisturbato ed era stato graziato dalle autorità locali ma restava nella lista Fbi dei super ricercati. Per gli Usa ha pianificato gli attentati dell’estate 1998 in Kenya e Tanzania, oltre 200 le vittime. Il qaedista era sulla sua auto quando è stato costretto a fermarsi da tre vetture dalle quali sono scesi degli uomini armati. Sembra Al Libi sia stato «prelevato» con un’operazione congiunta di Fbi, Cia e Pentagono, quindi portato in «luogo sicuro fuori della Libia». Non sarebbe strano se fosse stato trasferito, temporaneamente, a nella base di Sigonella. Nei mesi scorsi Washington aveva mostrato tutta la sua irritazione per la linea delle autorità libiche nei confronti del qaedista e di alcuni elementi sospettati per l’attacco al consolato di Bengasi costato la vita all’ambasciatore Chris Stevens. Ora si teme che le fazioni jihadiste presenti in Libia possano vendicarsi.