Lee Kuan Yew è un simpatico signore di Singapore che ha da poco raggiunto la soglia dei 90 anni. E’ stato un politico e per quasi 40 anni ha ricoperto, ininterrottamente la carica di Primo Ministro. Nel 1990, lasciata questa carica, è rimasto all’interno del governo dell’isola prima come “Ministro anziano” e poi come “Ministro mentore”.
E’ di fatto il padre fondatore della moderna Singapore e, benché poco conosciuto in Italia, negli Stati Uniti gode da sempre di un’ottima fama essendo considerato, a torto o a ragione, tra i migliori “grand-strategist” contemporanei. “There is no better strategic thinker in the world today. Two generations of American leaders have benefited from his counsel”, affermava Henry Kissinger nel 2010.
A lui è intitolata, ad esempio, la principale school of government di Singapore e su di lui sono stati pubblicati diversi libri alcuni dei quali si concentrano proprio sull’analisi del suo pensiero strategico. Il più recente è quello curato da Graham Allison e Robert Blackwill intitolato “Lee Kuan Yew: The Grand Master’s Insights on China, the United States, and the World” ed edito dal Belfer Center di Harvard.
Si tratta di una lunga intervista, peraltro molto gradevole, nel corso della quale il politico singaporiano tocca alcuni dei punti cardini degli affari internazionali: la crescita della Cina ed il suo ruolo in Asia e nel mondo, la collocazione strategica degli Stati Uniti, l’India, la geopolitica e la globalizzazione e così via.
A maggio di quest’anno gli autori del libro hanno tenuto un seminario di presentazione del volume che può aiutare a comprendere meglio la visione strategica che nel corso di svariati decenni ha sviluppato questo simpatico signore asiatico.