La sicurezza francese nella Nato e nell’Ue: la nuova strategia di Sarkozy
Lucia MartaNel nuovo ordine “non-polare” (per riprendere l’espressione di R. Haas sull’ultimo numero di Foreign Affairs) la Francia si interroga sulla sua sicurezza e decide di collocarla all’interno sia dell’Europa che della Nato. Il Trattato di Lisbona e la presidenza di turno dell’Unione dovevano essere lo strumento e il momento ideale, ma l’esito negativo del referendum irlandese costringe Parigi a rivedere il suo programma di presidenza del semestre europeo. Ciò nonostante, il Libro Bianco francese per la sicurezza e la difesa nazionale fornisce un impulso importante per perseverare nello sviluppo della Politica Europea di Sicurezza e Difesa (Pesd).
La Francia nella nuova stagione internazionale
Se ha ragione Haas nell’affermare che ci muoviamo verso un mondo in cui convivranno molteplici centri di potere disomogenei per tipologia e peso, la Francia di Sarkozy deve cercare la sua collocazione internazionale in uno scenario che sarà sempre più complesso e incerto.
Presentato da Nicolas Sarkozy il 17 giugno, il nuovo documento strategico, proiettando la Francia nel 2025, affronta la questione partendo da queste considerazioni. Per usare le parole del Presidente francese nel suo discorso di presentazione del Libro Bianco «Chaque époque historique a un esprit […] l’esprit du XXI siècle c’est la mondialisation. […] l’incertitude est le défie de la mondialisation […] l’incertitude est donc le fondement de la nouvelle stratégie de la France ».Questa riflessione induce ad affrontare insieme questioni di difesa e di sicurezza, due concetti che convergono sempre più non solo a livello nazionale ma anche a livello europeo. Non solo a livello operativo ed istituzionale, ma anche tecnologico ed industriale. L’incertezza dettata dalla molteplicità di attori e centri di potere sembra inoltre aver spinto la Francia a diluire la sua tradizionale posizione di autonomia nei confronti della propria sicurezza per affidarla ad una gestione un po’ più collettiva e meno nazionale, un po’ più transatlantica e meno europea. Parigi sostiene ora che la sua sicurezza è meglio garantita se inserita in un doppio contenitore: transatlantico ed europeo. Rientrando nella struttura integrata della Nato (pur se a certe condizioni), Sarkozy spera anche di rendere l’organizzazione transatlantica un po’ più europea. Nel suo discorso i riferimenti alle decisioni concertate tra Francia e Germania sembrano alludere ad un auspicabile spostamento dell’asse decisionale della Nato verso l’Europa, anche se i leader dei due paesi non sembrano vicini abbastanza da rendere tale suggerimento credibile. IL documento guarda con molta attenzione anche all’Europa e in particolare alla Pesd.
Priorità e debolezze della Pesd
Parigi vorrebbe che l’Unione Europea diventasse un attore importante per la sicurezza dei suoi cittadini e per la gestione delle crisi fuori dai confini europei, e per questo propone obiettivi concreti per il rafforzamento della Pesd. Il Libro Bianco identifica delle priorità nel campo della sicurezza: cooperazione nella lotta al terrorismo e alla minaccia cibernetica, rafforzamento della protezione civile europea, coordinamento nella protezione delle risorse energetiche e strategiche.Riguardo invece alla dimensione della difesa europea, il documento si concentra sugli effettivi e le capacità: il raggiungimento di una forza di 60.000 uomini dispiegabili in due o tre teatri diversi contemporaneamente per la durata di un anno, con il conseguente rafforzamento del supporto aero-navale necessario al dispiegamento; lo sviluppo di capacità di pianificazione e comando; l’incremento delle capacità e delle forze civili con il relativo addestramento congiunto.
Grande attenzione è dedicata agli investimenti nazionali e europei nel campo dell’Intelligence: la maggiore complessità della situazione internazionale, la frammentazione del potere, il maggiore collegamento tra le due dimensioni della difesa e della sicurezza, richiedono un maggiore sforzo di comprensione, analisi e previsione. Particolare attenzione infine è rivolta al settore industriale: si richiama la necessità di rendere il comparto europeo più competitivo e soprattutto unito, sia nel lato della domanda che dell’offerta, obiettivo da raggiungere anche attraverso il rafforzamento dell’Agenzia Europea di Difesa (Eda).
E’ dunque evidente il desiderio francese di dare un impulso importante alla difesa e alla sicurezza europea, sfruttando l’occasione della presidenza di turno dell’Unione: “La présidence française de l’Union […] sera la première étape d’une veritable relance de la defence europeenne pour les prochaines années”. Il Libro Bianco, oltre a essere un documento strategico per la Francia, è dunque anche una dichiarazione programmatica (proprio perché proveniente da uno stato che da sempre è motore della dimensione europea di difesa) per un ulteriore sviluppo europeo in questo settore. Il documento è stato presentato con tempismo perfetto: a poche settimane dall’inizio della Presidenza francese e qualche giorno dopo il referendum in Irlanda, per non dare altri argomenti a quanti temono la perdita della neutralità. Accortezza, purtroppo, rivelatasi vana.
Nonostante il “no” di Dublino
Il “No” irlandese complica considerevolmente il progetto di rilancio dell’integrazione europea, anche (e soprattutto) nella dimensione della politica estera dell’Unione e della Pesd. L’intoppo frena necessariamente lo slancio francese e costringe Parigi a rivedere le sue priorità per il prossimo semestre, che dovrà dedicare a rimettere insieme i cocci del Trattato di Lisbona senza poterne sfruttare le potenzialità. Il Libro Bianco tuttavia non si può modificare, e le mancanze europee che la Francia individua e vorrebbe affrontare restano valide.Il Libro Bianco ritaglia un posto per la Francia in questo nuovo mondo “non-polare”, in cui l’Europa, come la Nato, gioca un ruolo essenziale nella tutela della sicurezza. Lo sviluppo della Pesd non può fermarsi proprio ora che le carte sono sul tavolo, e anche se fuori dal quadro istituzionale europeo, qualche passo in avanti potrà essere compiuto. Iniziative come l’Eda, accordi di cooperazione intergovernativi ristretti (Lettera d’Intenti) e i programmi industriali transnazionali europei, così come la clausola di difesa collettiva e di solidarietà e l’allargamento della gamma di missioni Ue non spariranno dal panorama europeo e continueranno anzi il loro percorso, così come successe dopo la bocciatura del trattato costituzionale.”