C'è una piccola grande verità nel settore degli studi di intelligence o, meglio, nel campo degli studi sui fallimenti dell'intelligence. Si tratta di un'evidenza empirica, in effetti.
A seguito di un fallimento, o presunto tale, soprattutto se tale fallimento ha avuto un consistente impatto mediatico (ad esempio, un attacco terroristico), la reazione usuale è la seguente: si organizza una commissione d'inchiesta (generalmente parlamentare, avendo il parlamento quasi sempre compiti di controllo sui Servizi segreti), tale commissione studia la vicenda, soprattutto in termini di efficacia dell'apparato di intelligence e, infine, produce un rapporto conclusivo. Tali rapporti contengono sempre raccomandazioni e, quasi sempre, tra tali raccomandazioni vi sono quelle che sottolineano la necessità di riformare parti, più o meno ampie, del sistema di intelligence nazionale.
In Francia si sta manifestando la suddetta dinamica. Infatti, la commissione parlamentare diretta da Georges Fenech ed incaricata di analizzare gli attacchi dello scorso novembre ritiene che l'apparato di antiterrorismo (sia nella componente intelligence che in quella di polizia) sia stato altamente inefficiente e che, per tale motivo, andrebbe riorganizzato creando un'unica agenzia per il contrasto al terrorismo o una struttura di coordinamento, sul modello del National Counter Terrorism Center statunitense.