Vi segnalo un articolo di Paolo Mastrolilli pubblicato oggi su La Stampa: "L'obiettivo USA sono gli jihadisti. Alla stabilità pensino gli europei".
In Libia tocca a voi. Gli Stati Uniti daranno tutta l’assistenza necessaria, l’intelligence, il supporto aereo, le truppe speciali, ma non intendono aprire un altro fronte di impegno militare come l’Iraq, la Siria e l’Afghanistan. Quindi quando arriverà il momento di lanciare un intervento per favorire la stabilizzazione del paese, e sradicare l’Isis, gli europei saranno chiamati a fare il grosso, mandando i soldati sul terreno. E quel momento si sta avvicinando, dopo il trasferimento a Tripoli della presidenza del nuovo governo di accordo nazionale, che già nei giorni scorsi aveva lanciato i primi segnali informali per la richiesta di aiuti militari.
Questo è il messaggio che gli alleati europei, a partire dall'Italia, si sentiranno ripetere dagli Stati Uniti durante gli incontri a margine del vertice sulla sicurezza nucleare che comincia stasera a Washington (…).
Nei giorni scorsi fonti della Casa Bianca erano state abbastanza chiare, discutendo le prospettive in Libia. Restavano in sostanza i due binari: da una parte di lavorava per la creazione del governo di unità nazionale , ma dall'altra parte si preparava l'aumento dei raid anti terrorismo come quello di Sabratha, mano a mano che l'intelligence migliora. Se il governo non fosse nato, o non riuscirà ad insediarsi, bisognerà intensificare i raid per fermare l'ISIS. Gli USA, però, si dedicheranno principalmente a questo obiettivo. Washington non intende aprire un nuovo fronte in Libia e quindi non prevede di mandare un ampio numero di soldati a terra. Gli americani forniranno intelligence, supporto aereo, in certi casi truppe speciali, ma se dai raid antiterrorismo si passerà all'intervento di stabilizzazione, saranno gli italiani e gli europei a dover sopportare il carico maggiore. Anche perchè erano stati gli europei a spingere Obama verso l'intervento che aveva rovesciato Gheddafi, con Francia e Gran Bretagna in testa; gli europei sono più minacciati direttamente dall'espansione dell'Isis nel paese; e gli italiani in particolare hanno interessi ed una conoscenza unica del Paese (…).