Ieri sera la capitale francese è stata bersaglio di un pesante attacco terroristico realizzato, probabilmente, da affiliati allo Stato Islamico (qui, qui e qui). In attesa di avere maggiori informazioni ecco alcune mie personali riflessioni.
– Se venisse confermata la paternità dell'attacco direi che potremmo considerare l'ISIS a pieno titolo un gruppo terroristico e non più solo un'organizzazione guerrigliera. Inoltre, data la frequenza degli attacchi, un gruppo anche più pericoloso della "vecchia" al Qaeda la quale, durante i suoi anni di gloria, aveva tempi operativi nettamente più lunghi di quelli che, sembra, abbia adesso lo Stato Islamico. Benchè, è fondamentale ribadirlo, al Qaeda puntasse su attacchi di scala più ampia.
– E' necessario analizzare in profondità la dinamica organizzativa degli attacchi per capire qual è il reale grado di controllo del vertice dell'ISIS sugli operativi che hanno attaccato la capitale francese. Credo, però, che a questo punto si possa affermare che lo Stato Islamico ha, o direttamente o indirettamente, sia l'intenzione che le capacità di compiere attacchi suicidi di massa in territorio europeo. Insomma, siamo arrivati al livello più alto di minaccia.
– L'uso di cinture esplosive. Si è, purtroppo, realizzato il peggior incubo degli apparati di sicurezza (e non solo): attacchi suicidi mediante esplosivo in serie in una capitale europea. Da un certo punto di vista, data la relativa facilità con la quale ci si può muovere in questo continente, da ieri sera ogni capitale è ad altissimo rischio.
– La prevenzione è insufficiente. Premesso che la sicurezza nazionale francese deve confrontarsi con un rischio di livello veramente molto alto, considerato l'enorme bacino di soggetti potenzialmente estremizzabili che vive Oltralpe, non si può però non prendere atto che i risultati sono palesemente insoddisfacenti. Non solo gli attacchi si susseguono con una frequenza consistente ma sono via via più complessi e sanguinosi. Se ad attaccare Charlie Hebdo sono stati due fratelli che, senza neanche un piano di fuga, sono riusciti a rendersi irreperibili per le evidenti incapacità della polizia francese, adesso otto attentatori hanno attaccato simultaneamente più bersagli facendosi, poi, saltare in aria. Il caso francese dimostra, insomma, che la "difesa di punto" non funziona.
La strategia fino ad ora seguita dai governi europei è stata più o meno la seguente: evitiamo un coinvolgimento in Medio-Oriente e ci difendiamo alzando una sorta di barriera in casa. La barriera è la "prevenzione", si tengono sotto controllo gli estremisti e li si arresta appena diventano realmente pericolosi. Quindi: si punta sull'efficienza dei Servizi d'intelligence e delle Forze di Polizia. In Francia questa strategia si è dimostrate perdente. E' solo dovuto all'incapacità della sicurezza nazionale francese? Può essere. Io, però, ritengo che i leader europei dovrebbero valutare l'ipotesi di affiancare alla "difesa di punto" anche una sorta di "difesa avanzata". Che non vuol dire necessariamente solo andare in Medio-Oriente con le nostre Forze Armate a smantellare manu militari lo Stato Islamico ma vuol dire, anche e soprattutto, elaborare una strategia comune per risistemare l'area geopoliticamente e geo-economicamente. In altri termini, bisogna affrontare la minaccia lì dove origina. Altrimenti il rischio è quello di rimanere oggetto passivo di attacchi continui per i prossimi 10/15 anni. Una cosa che il nostro continente, in crisi demografica e relativa decadenza economica, proprio non può permettersi (se vogliamo continuare a sostenere il nostro stile di vita).
In definitiva, come sa bene chiunque si occupi di strategia militare, non esiste la difesa perfetta. Prima o poi le mazzate arrivano. Sembra che stiano arrivando con frequenza ed magnitudine eccessive. Ad appiattire la strategia di sicurezza nazionale sulla sola difesa si rischia di fare la fine della "Linea Maginot".