Dal Corriere.it, un articolo di Fiorenza Sarzanini sull’assassinio del nostro concittadino in Bangladesh. Omicidio rivendicato dall’ISIS.
È la rivendicazione che spaventa. Perché mai fino ad ora un italiano era diventato obiettivo dei terroristi dell’Isis. Numerosi connazionali erano rimasti vittime di attentati, primo fra tutti quello al museo del Bardo di Tunisi nel marzo scorso. Ma non c’era stata alcuna azione mirata, come invece era accaduto per altri occidentali. E dunque l’uccisione di Cesare Tavella, il cooperante cinquantenne di Ravenna freddato a Dacca, in Bangladesh, con alcuni colpi di pistola da tre persone che lo hanno seguito e poi preso alle spalle, fa temere il salto di qualità. E inevitabilmente fa salire il livello di allerta, alla vigilia di un appuntamento chiave per il nostro Paese come quello del Giubileo.
L’analisi delle prime ore effettuata dall’intelligence è improntata alla cautela, senza però nascondere come la scelta dei terroristi di attribuirsi l’assassinio rappresenti comunque un segnale inquietante. Anche tenendo conto che solo qualche giorno fa le autorità locali avevano lanciato l’allarme per gli occidentali. Un messaggio tanto preciso da convincere la nazionale australiana di cricket a rinunciare a una trasferta programmata da tempo. E prima i servizi segreti di Londra, poi quelli di Madrid avevano diramato un’allerta destinata agli europei residenti a Dacca chiedendo di essere «prudenti soprattutto nella frequentazione di luoghi pubblici».
La dinamica dell’agguato è ancora poco chiara. I testimoni riferiscono di aver sentito tre spari mentre nella rivendicazione si parla esplicitamente di un silenziatore. Ma a preoccupare gli analisti è soprattutto la definizione di «crociato» attribuito a Tavella. Perché viene messa in relazione con l’attività che il cooperante doveva svolgere in Bangladesh e soprattutto con la Ong per la quale aveva deciso di lavorare. Si tratta infatti della «Icco Cooperation», organizzazione non governativa olandese che crea opportunità per gli imprenditori del proprio Paese che vogliono avviare progetti negli Stati in via di sviluppo. E nella homepage del proprio sito internet si definisce «organizzazione interreligiosa di cooperazione».
Ecco perché con il trascorrere delle ore prende corpo l’ipotesi che l’uomo sia stato scelto come bersaglio in quanto collaboratore di un organismo «cristiano» e come tale in cima alla lista degli obiettivi da colpire stilata dai leader del Califfato. Ed ecco perché tutto questo spaventa in vista del Giubileo. Accade spesso che di fronte ad azioni fondamentaliste compiute all’estero, gli 007 abbiano difficoltà – in particolar modo nelle prime ore – ad ottenere una ricostruzione precisa di quanto accaduto, dunque a poter effettuare riscontri oggettivi. Ieri la polizia locale ha subito parlato di rapina e soltanto dopo la notizia della rivendicazione ha corretto il tiro spiegando di non poter escludere altre piste.
In attesa di poter ottenere informazioni precise sulle fasi cruciali dell’agguato, ci si concentra quindi sul testo diramato attraverso alcuni account Twitter già utilizzati dall’Isis e ritenuti attendibili. E si cerca di individuare gli avvertimenti che vengono lanciati con quelle frasi.
In un clima di massima tensione come quelle degli ultimi mesi, anche il solo fatto di attribuirsi l’assassinio rappresenta infatti un segnale da non sottovalutare proprio perché l’Italia è certamente nell’elenco degli Stati nemici, nonostante il presidente del Consiglio Matteo Renzi abbia più volte ribadito nelle ultime ore la contrarietà agli attacchi in Siria e confermato che il nostro Paese non parteciperà ai raid. E perché il Giubileo ci metterà al centro della scena internazionale con un evento che può diventare vetrina privilegiata per i terroristi islamici.
«Roma non sarà militarizzata», ribadiscono i responsabili degli apparati di sicurezza e lo stesso ministro dell’Interno Angelino Alfano. Lo spiegamento di forze sarà comunque imponente, i controlli serrati, molte aree saranno chiuse alla circolazione dei veicoli e accessibili soltanto dopo aver superato i controlli di metal detector e antiesplosivi. Tutto questo nella consapevolezza che uno dei pericoli è quello dell’azione solitaria, il gesto estemporaneo capace di mettere in scacco l’intero dispositivo.