Dal Corriere.it:
Il Sinai è in fiamme sotto i colpi dell’Isis. I seguaci del Califfato hanno sferrato un’offensiva all’alba nella penisola egiziana colpendo postazioni militari e check point. Un attacco combinato di guerriglieri e veicoli-bomba che hanno scompaginato le strutture statiche dell’esercito.
Nella cittadina di Sheikh Zuweid i militanti hanno assunto il controllo di numerosi quartieri assediando il comando della polizia. Per ora il bilancio parla di oltre 70 militari uccisi, molte le perdite anche tra i terroristi, con numeri che sembrano salire oltre i 30 e che non sono ancora definitivi. L’assalto ha avuto immediati contraccolpi al Cairo: il governo si è riunito d’urgenza per affrontare quella che ha definito “una guerra”, mentre caccia F-16 egiziani hanno bombardato le posizioni dei miliziani filo-Isis nel nord della penisola del Sinai, dove sono stati lanciati gli attacchi, colpendo almeno cinque postazioni dell’esercito e minando le strade attorno a un commissariato di polizia.
Il blitz
Le autorità hanno risposto mobilitando rinforzi ostacolati però nel loro intervento da molte trappole esplosive piazzate dall’Isis. Un quadro operativo complicato che ha costretto il comando a far intervenire persino i caccia F16 che hanno condotto alcune incursioni. Forte tensione anche nei pressi della capitale. La polizia ha condotto un blitz nella città 6 Ottobre uccidendo nove membri della Fratellanza musulmana. Tra loro una figura nota: l’avvocato Nasser al Nafi, condannato alla pena capitale per l’evasione del 2011. Secondo la versione ufficiale il gruppo stava preparando degli attentati, ma su questo aspetto non ci sono conferme da fonti indipendenti.
Strategia
Non è certo il primo attacco ma questa volta i militanti Isis hanno dimostrato di aver perfezionato ancora di più le tecniche impiegate in passato nel Sinai. Metodi non diversi da quelli usati dai mujaheddin in Iraq. Manovre multiple e coordinate, diversivi, taglio delle linee di comunicazione, ricorso ai mezzi-bomba. E gli effetti sono stati devastanti, anche perché l’esercito egiziano in tutti questi mesi non è riuscito a mettere in piedi una risposta efficace, a parte alcuni raid affidati a forze speciali e elicotteri Apache. Il Cairo ha cambiato i comandanti ma non l’approccio generale: troppo spesso i soldati restano nelle postazioni e allora per gli assalitori è facile prendere le misure scegliendo i punti più deboli dove affondare la lama.
Attacchi
Attualmente l’Egitto ha difronte tre tipi di violenza. 1) Attacchi terroristici in “stile classico” e in ambiente urbano, come quello costato la vita al procuratore generale ucciso con una potente auto bomba in una via del Cairo. 2) Terrorismo strisciante con piccoli episodi quanto continui, dal Sinai fino alle città. 3) Attività insurrezionale nel Sinai, dove terrore e guerriglia sono portati avanti da fazioni ben consolidate. L’obiettivo è quello di “tenere”, prima o poi, porzioni di territorio in nome del principio del “conquista, consolida, espandi”. Un fenomeno tenuto d’occhio anche dal confinante Israele che ha deciso di chiudere il punto di frontiera. A Gerusalemme temono non poco questo “fuoco”, legato anche ad un tentativo dell’Isis di espandersi nella striscia di Gaza lanciando la sfida diretta ad Hamas.Il blitz
Le autorità hanno risposto mobilitando rinforzi ostacolati però nel loro intervento da molte trappole esplosive piazzate dall’Isis. Un quadro operativo complicato che ha costretto il comando a far intervenire persino i caccia F16 che hanno condotto alcune incursioni. Forte tensione anche nei pressi della capitale. La polizia ha condotto un blitz nella città 6 Ottobre uccidendo nove membri della Fratellanza musulmana. Tra loro una figura nota: l’avvocato Nasser al Nafi, condannato alla pena capitale per l’evasione del 2011. Secondo la versione ufficiale il gruppo stava preparando degli attentati, ma su questo aspetto non ci sono conferme da fonti indipendenti.