I Think Tank sono diventati oramai un vero e proprio asset strategico per le Nazioni avanzate. Non solo producono conoscenza per la classe dirigente ma possono anche costituire un formidabile strumento di influenza strategica.
Da otto anni a questa parte James McGann realizza un rapporto (essenzialmente un sondaggio) che ha come scopo quello di censire, classificare e valutare i think tank mondiali al fine di meglio comprendere questa articolata e complessa realtà. Benchè non manchino perplessità sulle metodiche adottate per la compilazione del report il Global Go to Think Tank Index costituisce comunque un utile strumento di approfondimento. Scrive McGann nell’ultimo rapporto pubblicato il 22 gennaio:
The growth of public policy research organizations, or think tanks, has been nothing less than explosive over the last few decades. These organizations have increased and expanded dramatically, with approximately 6,618 think tanks currently operating all around the world. And the scope and impact of their work has expanded in kind. This past decade, however, has shown the first marked decrease in the growth rate of new think tanks. Despite this recent trend, think tanks continue to increase their role and influence in countries around the world, serving as a bridge between policy and academic communities, while also bridging citizens and their respective governments.
Ed ancora:
The ongoing challenge for think tanks is to produce timely and accessible policy-oriented research that effectively engages policymakers, the press, and the public on the critical issues facing a country. Gone are the days when a think tank could operate with the motto “research it, write it and they will find it.” Today, think tanks must be lean, mean, policy machines. The Economist described “good think tanks” as those organizations that are able to combine “intellectual depth, political influence, and flair for publicity, comfortable surroundings, and a streak of eccentricity.” Those who fail to organize and integrate new technology and communication strategies are destined to be known for their “pedantry” – and little else.
Entrando più nel dettaglio, vediamo alcuni numeri contenuti nel rapporto. Innanzitutto il 60% dei think tank si trovano negli Stati Uniti ed in Europa. Per la precisione ci sono 1830 think tank negli Stati Uniti (400 dei quali nella sola Washington) ed un po’ di meno, 1822, in Europa. Ci sono, inoltre, 1106 think tank in Asia, 674 in America Centrale e Meridionale, 988 tra Medio-Oriente ed Africa, 39 in Oceania. Sono stati recensiti think tank in 182 Paesi. Dopo gli USA è la Cina ad avere il numero maggiore di think tank (429), seguita dalla Gran Bretagna (287) e dalla Germania (194). L’Italia è all’undicesimo posto con 92 centri di ricerca. Un numero che, francamente, mi sembra un po’ troppo alto. Praticamente tutti i think tank sono recenti, istituiti dopo il 1951. Il 30% è stato creato negli anni Ottanta, il periodo di maggiore proliferazione.
Vediamo adesso le classifiche, secondo il sondaggio di McGann.
Anche quest’anno il miglior think tank è il Brookings di Washington, seguito da Chatham House, Carnegie, CSIS e Bruegel. In questa categoria il primo think tank italiano è l’Istituto Affari Internazionali di Roma, all’85esimo posto. L’ISPI di Milano è 118esimo. L’Istituto Bruno Leoni al 122esimo.
A livello regionale, Chatham House, Bruegel e SIPRI sono i primi tre think tank dell’Europa occidentale (lo IAI è 24esimo, l’ISPI è 36esimo). Il Carnegie Moscow Center, il Center for Social and Economic Research polacco ed il Polish Institute for International Affairs sono i primi tre dell’Europa centrale ed orientale. In Asia, nell’area Cina, neIndia, Giappone e Corea, al top della classifica si collocano il Korea Development Institute, il Japan Institute of International Affairs ed il China Institute of International Studies. Nell’area del Sudest asiatico/Pacifico l’Australian Institute for International Affairs, il CSIS indonesiano ed il Centre for Strategic Studies neozelandese sono i primi tre. Infine la regione MENA. Il Carnegie Middle East Center libanese, l’Al-Ahram Center for Political and Strategic Studies egiziano ed il Brookings Doha Center qatariota sono in cima alla classifica.
Riguardo ai ranking di settore, invece, al vertice della categoria “Defense and National Security” anche quest’anno si confermano il CSIS, la Rand e l’IISS di Londra. ISPI e IAI sono quasi a pari merito, rispettivamente al 26esimo ed al 28esimo posto.
Nel campo della politica estera ed internazionale troviamo Brookings, Chatham House, Carnegie, Council on Foreign Relations e CSIS. E’ da notare che al sesto posto si colloca il China Institutes of Contemporary International Relations. Lo IAI è al 22esimo posto e l’ISPI al 45esimo.
Il Peterson Institute statunitense, la Brookings e Bruegel sono i primi tre della categoria “International Economic Policy Think Tank”.
In campo energetico il sondaggio colloca l’Oxford Institute for Energy Studies inglese al primo posto, seguito dal World Resource Institute americano (lo confesso: a me sconosciuto…) e dall’Institute of Energy Economics giapponese.
Nel settore scientifico e tecnologico svetta il Max Planck Institutes tedesco, l’Information Technology and Innovation Foundation statunitense ed il Center for Development Research tedesco. La RAND è quarta.
Dallo scorso anno, inoltre, è stata introdotta la categoria “Best for Profit Think Tank”, gli istituti di ricerca “commerciali” o comunque legati a società. Il rankling 2014 è pressochè identico a quello del 2013: Economist Intelligence Unit, McKinsey Global Institute, Google Ideas, Ernst and Young, Deutsche Bank Research, Oxford Analytica, Eurasia Group.