Cari amici, vi avviso: ho un bel po’ di documentini da smaltire. Una pila di report accumulatisi in queste ultime settimane e che non ho avuto il tempo di leggere.
Ho deciso quindi di iniziare dalla fine, dall’ultimo che mi è capitato sulla scrivania (perchè dire che un documento “capita sulla scrivania” fa tanto di boss a capo di un team di analisi, no? 🙂 ). Si tratta delle conclusioni frutto dell’attività annuale di un gruppo di studio sui droni organizzato dallo Stimson Center.
Veramente un bel report, molto dettagliato peraltro, nell’ambito del quale la task force, valutando l’esperienza americana, arriva ad alcune importanti conclusioni formulando precise raccomandazioni rivolte al governo statunitense.
In estrema sintesi, la task force solleva perplessità sull’utilità strategica dei droni affermando che:
While tactical strikes may have helped keep the homeland free of major terrorist attacks, existing evidence indicates that both Sunni and Shia Islamic extremist groups have grown in scope, lethality and influence in the broader area of operations in the Middle East, Africa and South Asia. Furthermore, US targeted strikes also create new strategic risks. These include possible erosion of sovereignty norms, blowback and risks of a slippery slope into continual conflict.
Benchè utili da un punto di vista tattico, inoltre, l’uso spregiudicato dei droni nel contrasto al terrorismo qaedista rischia di causare contraccolpi agli Stati Uniti e, soprattutto, di creare un pericoloso precedente che potrebbe ritorcersi contro gli interessi di Washington qualora, fra non molto tempo, anche altre potenze (Cina, Russia?) disporranno di una flotta di UAV da impiegare, secondo un’interpretazione estensiva del diritto internazionale, in scenari operativi:
The US use of lethal UAVs for targeted strikes outside of hot battlefields is likely to be imitated by other states. Such potential future increase in the use of lethal UAV strikes by foreign states may cause or increase instability, and further increase the risk of widening conflicts in regions around the globe. […]
From the perspective of many around the world, the United States currently appears to claim, in effect, the legal right to kill any person it determines is a member of al-Qaida or its associated forces, in any state on Earth, at any time, based on secret criteria and secret evidence, evaluated in a secret process by unknown and largely anonymous individuals — with no public disclosure of which organizations are considered “associated forces” (or how combatant status is determined or how the United States defines “participation in hostilities”), no means for anyone outside that secret process to raise questions about the criteria or validity of the evidence, and no means for anyone outside that process to identify or remedy mistakes or abuses. US practices set a dangerous precedent that may be seized upon by other states — not all of which are likely to behave as scrupulously as US officials.
Da notare, infine, che tra i consigli che il gruppo di 10 esperti formula all’amministrazione americana c’è quello di far gestire i droni al Pentagono e non alla CIA (se non in casi eccezionali) lasciando che l’Agenzia si occupi solo di raccolta ed analisi informativa.