Il sito della nostra Intelligence ha appena pubblicato un nuovo breve saggio di Stefano Mele nel quale l’autore individua le best practice in materia di cyber-security per le piccole e medie imprese italiane. Un’utile riflessione considerando che le PMI, come tutti sappiamo, costituiscono la colonna vertebrale del nostro Sistema-Paese e possono quindi essere bersaglio privilegiato sia di attività di spionaggio economico che di criminalità informatica.
Scrive, infatti, Mele:
Nell’ultimo decennio le politiche comunitarie volte a favorire la competitività delle piccole e medie imprese (PMI) hanno visto un notevole incremento. Le oltre 20 milioni di PMI presenti all’interno dei confini dell’Unione Europea rappresentano, infatti, circa il 99,8% del numero totale delle imprese, costituendo pertanto in maniera indiscutibile l’asse portante della crescita e dell’occupazione nel nostro quadrante. Basti pensare che circa 86,8 milioni di europei lavorano presso una PMI e il 57,6% della ricchezza dell’Unione dipende da queste realtà imprenditoriali.
Contestualmente, il settore delle PMI in Italia – il più grande dell’Unione Europea per numero di imprese – è attualmente dominato da quasi 3,5 milioni di microimprese (che occupano meno di 10 dipendenti), nonché da un valore complessivo di PMI che tocca quasi i 3,7 milioni, ovvero il 99,9% del numero totale di imprese presenti sul nostro territorio. Ben 12 milioni di italiani, infatti, lavorano presso una PMI, producendo il 68% della nostra ricchezza.
Anche solo dalla semplice lettura di questi dati, si può ben comprendere quanto la sicurezza delle informazioni utili al business di questo settore sia un elemento quanto mai fondamentale per la sua stabilità e soprattutto per la sua crescita. Sicurezza che passa – ormai in maniera inevitabile – principalmente attraverso la disciplina della sicurezza informatica e delle informazioni.
Occorre evidenziare, infatti, che la digitalizzazione delle informazioni, anche riservate, il loro conseguente accentramento, nonché soprattutto la scarsa percezione dei pericoli derivanti dall’utilizzo delle tecnologie informatiche, hanno fatto sì che lo spionaggio elettronico costituisca – da dieci anni a questa parte – una delle principali minacce alla sicurezza nazionale e alla competitività economica dei sistemi Paese.
Cercare di arginare questo genere di rischi, dunque, anche attraverso una corretta sensibilizzazione delle PMI in merito alle problematiche e ai rimedi in materia di sicurezza informatica e delle informazioni, rappresenta un’esigenza legata non più soltanto alla tutela del know-how italiano e/o all’eventuale protezione dei dati personali trattati dall’azienda, ma costituisce ormai un’azione volta soprattutto al contrasto alle attività criminali e al mantenimento della sicurezza nazionale e della competitività economica del Paese. […]
In particolare, a proposito dei danni prodotti dalla criminalità informatica, vi segnalo l’ultimo report della McAfee, appena presentato presso il CSIS di Washington. Un costo economico, quello del cybercrime, che la nota azienda di sicurezza stima globalmente tra i 375 ed i 575 miliardi di dollari.
Net Losses – Estimating the Global Cost of Cybercrime – McAfee