Riprendo dal Velino, su gentile segnalazione di autorevole lettore:
“Siamo anche noi parte della pubblica amministrazione: non abbiamo intenzione di perdere il nostro carattere di segretezza, ma credo che proprio in virtù del fatto che ci sono stati conferiti poteri straordinari sia fondamentale costruire un rapporto di fiducia con i cittadini”. Lo dice il sottosegretario di Stato – Autorità delegata per la sicurezza della Repubblica, Marco Minniti a margine di un incontro organizzato al Forum Pa. “La volontà di avere un volto, di presentarsi, da parte dell’intelligence è un’operazione che non ha precedenti, è una sfida in mare aperto” sottolinea Minniti che immagina in un orizzonte temporale di dieci anni un’intelligence multietnica, una sorta di ‘nazionale della sicurezza’ laddove, finora, il reclutamento degli agenti è avvenuto prevalentemente da Roma in giù. E questa dinamica corrisponde alla volontà di poter contare su profili professionali diversi che mutano al mutato modello di minaccia dell’interesse nazionale.
“Prima il bacino principale per il reclutamento degli agenti erano le forze di polizia e le forze armate. Oggi c’è questo aspetto, ma deve esserci anche un’intelligence profondamente inserita nella società per dare corpo progressivamente a un turn over che ci consenta di rispondere al meglio alle nuove sfide della sicurezza nazionale”, dice Minniti appena tornato dal quindicesimo incontro nelle università italiane “utile a presentare l’intelligence, a creare un rapporto di fiducia, a farsi conoscere anche in vista del reclutamento di figure professionali di eccellenza”. E il road show sembra attrarre molto i giovani che in pochi mesi da luglio ad ottobre hanno spedito i propri curricula (oltre 7000) in vista di una selezione che riguarderà però “solo decine di persone”.
“Il nostro settore, complice certa letteratura, produce ancora un discreto fascino. Anche se il nostro successo più grande è produrre un risultato senza che si sappia. Per intenderci – scherza Minniti – questi giovani laddove volessero lavorare con noi non potrebbero farsi selfie o mettere foto su Facebook”. Ma quali sono i profili professionali di cui l’intelligence nostrana è alla ricerca? “Sono ingegneri informatici, fisici, matematici, economisti, ma anche cultori di lingue orientali”, personale che ovviamente verrà formato in quelle che rappresentano le nuove minacce in cui si declina l’esigenza della difesa nazionale: economia, cyber ed energia.