Nel primo numero di quest’anno del fondamentale “International Journal of Intelligence and Counterintelligence” è stato pubblicato un bel saggio dell’esperto francese Eric Denécé, dal titolo “The Revolution in Intelligence Affairs: 1989-2003“.
Secondo Eric, fondatore del CF2R e già ufficiale della Marina francese, la storia della moderna intelligence ha attraversato tre fasi evolutive. La prima, corrispondente alla Prima Guerra Mondiale, è coincisa con la nascita delle moderne telecomunicazioni, delle intercettazioni e della crittologia. La seconda, a cavallo della Seconda Guerra Mondiale, segna l’inizio dell’intelligence su scala globale e la creazione, un po’ dovunque, di vere e proprie agenzie nazionali di raccolta ed analisi informativa. Ma è la terza fase – o “ondata”, come la chiama Denecé – ad essere la più rivoluzionaria. Dura 13 anni e va dalla caduta del Muro di Berlino, nel 1989, all’invasione dell’Iraq, nel 2003. Una “rivoluzione copernicana” nel mondo dell’intelligence causata sia da rivolgimenti geopolitici (il crollo dell’URSS, appunto) che da innovazioni tecnologiche e cambiamenti socio-politici. La convergenza di questi tre fattori ha avuto l’effetto di modificare nettamente, secondo il docente francese, contesto interessi e metodi dell’attività delle Servizi segreti.
Nel saggio l’autore esamina dettagliatamente i suddetti fattori. Scrive Denecé:
Geopolitical Upheaval
In the early 1990s, the intelligence community was hit hard by geopolitical upheaval and the collapse of the former international paradigm. The Cold War, a conflict involving covert operations, lasted nearly a half-century. Over that period an East–West rivalry drove the activities of intelligence agencies in both the North Atlantic Treaty Organization (NATO) and Warsaw Pact countries. The sudden loss of an opponent, which had up until then justified their very existence, first disoriented the agencies, and then made them question their future.
Information Technologies (IT) Revolution
Since the late 1980s, the world has undergone a far-reaching technological revolution with innovations in data communications, electronics, and telecommunications. The combined effect of these innovations has radically altered today’s world. Digital technologies led to a convergence of sound, image, and data, allowing instant transmission, automatic processing, and increased computing capacity and storage. This technological revolution has had a major impact on intelligence practice.
New Socio-Political Context
The rise of new democratic demands and political requirements (better governance, ethics, pressure groups, etc.) has also impacted the intelligence agencies. These three factors combined to transform the context in which agencies operate, their areas of focus, and their tradecraft. They have led to major changes in the rules governing intelligence activities.
Da un punto di vista geopolitico, il sorgere di nuove minacce e di nuovi nemici (terrorismo islamico, criminalità organizzata transnazionale, estremismi vari), le nuove dinamiche di competizione economica tra i Sistemi-Paese, il sempre maggiore peso che sulla scena internazionale hanno assunto gli attori non-statuali hanno causato importanti cambiamenti sia nell’organizzazione delle agenzie di intelligence che nella professionalità e nei metodi dei funzionari. In particolare, secondo Denecé, si sono verificate cinque principali trasformazioni.
1) Dalla “macrointelligence” alla “microintelligence”. Durante la Guerra Fredda le agenzie di intelligence erano impegnate nella ricerca di informazioni su grandi target (basi navali o aree, silos missilistici, caserme, ecc.) e tali informazioni erano allocate in una pluralità di luoghi. Ciò creava le condizioni per un ampio reclutamento di fonti ed agenti. Dal 1991, invece, la situazione è mutata nettamente. Scrive Eric:
Al-Qaeda does not have a centralized command. This absence makes the identification of decision centers more complicated and increases the number of potential targets. Gathering data that will prevent a terrorist act is extremely difficult. Security agencies are looking for information of a microscopic nature, specifically protected within “closed societies.” The critical data is often housed only in the brain of the terrorist, in an off-line, off-grid computer, in a message lost among the plethora of phone calls made each day, in a suitcase, or in a hotel room where three or more Salafi terrorists might meet. Secrets are shared among a small number of people, who live in a state of constant paranoia, and who implement stringent security measures.
Such target data, called microscopic intelligence, differs greatly from the intelligence acquisition of the Cold War era, where the objective was to acquire information on macroscopic targets.
2) Nuove sfide per lo Humint. La natura stessa delle nuove minacce rende oggi molto più complessa, rispetto al passato, la raccolta informativa tramite agenti. E’ sufficiente richiamare l’attenzione sulla estrema difficoltà che comporta la penetrazione di network qaedisti o di reti criminali. Gruppi particolarmente coesi e chiusi nei quali è molto difficile inserire agenti ed infiltrati. “Consequently“, scrive Denecè, “gathering secret intelligence via human assets (HUMINT) has become increasingly difficult and dangerous: recruitment and penetration are still possible, but increasingly complex.”
3) Limiti alla Techint. Benchè importante l’intelligence tecnologica non può sostituirsi all’attività humint. Proprio la natura ristretta e chiusa (microintelligence) dei bersagli attuali rende la techint di minore rilievo rispetto ai precedenti scenari operativi tipici della Guerra Fredda (macrointelligence).
4) Crescente interdipendenza delle agenzie. Molte delle sfide alla sicurezza nazionale contemporanea devono essere affrontate in cooperazione tra più Servizi benché tale crescente interdipendenza possa creare problemi. Scrive il ricercatore francese:
An increasing segment of today’s intelligence work is done in conjunction with international cooperation programs. To investigate and monitor a jihadist group or criminal organization, an overview of its global activities is necessary. No country can do it alone.
Yet, some cooperation is sensitive and may generate problems for democratic countries. Cooperation with Middle East intelligence agencies, in particular, is difficult due to the widespread use of torture in most of those countries. Western public opinion has become more vocal in its criticism of such partnerships, even when in the interests of their own security.
5) Competizione economica. Nonostante gli aspetti di cooperazione appena esposti, le Intelligence nazionali devono sostenere una crescente rivalità economica e commerciale tra i Sistemi-Paesi. Una situazione che viene spesso definita di “coopetition“, un mix di cooperazione e competizione nella quale su determinati temi (ad esempio il terrorismo islamico) i Servizi cooperano mentre su altri (economia, finanza, commercio) sono in forte conflitto.
Il secondo fattore rilevante è costituito dalla tecnologia. La rivoluzione dell’ICT ha infatti inciso notevolmente sull’attività dell’intelligence, in modi anche paradossali. Ad esempio, nonostante il notevole livello di potenza raggiunto dagli strumenti Techint – dovuto, per l’appunto, allo sviluppo tecnologico degli ultimi 20/30 anni – tali mezzi di raccolta informativa sono spesso di efficacia limitata. Ciò, secondo Denecé, da un lato perchè la crescita esponenziale delle comunicazioni globali ha creato un enorme volume di dati la cui analisi è pressochè impossibile. Scrive infatti l’esperto francese: “(…) the development of SIGINT satellites, combined with the rise of new supercomputer capacity, has made significant progress, and data storage is also improving rapidly. Yet, the reality is that security agency technological capacity has failed to match the growth of telecommunications. Even the U.S. cannot effectively monitor the hundreds of millions of e-mails, phone calls, and electronic money transfers made every day worldwide, though it attempts to do so. And, among the huge number of communications surveiled every day by the U.S., only about 10 percent is seriously processed and analyzed on time”. Dall’altro lato perchè lo sviluppo e l’ampia diffusione di strumenti di crittologia permette anche a privati (terroristi e criminali) di proteggere con successo le proprie comunicazioni.
La tecnologia, inoltre, ha creato i presupposti per l’esplosione delle fonti aperte. Le informazioni sono oramai dovunque e rispetto al passato sfuggono al monopolio degli Stati. Le opportunità di acquisire conoscenza su qualunque soggetto o tema si sono ampliate in modo enorme e, considerando l’enorme ammontare di dati prodotti e raccolti ogni giorno, la vera sfida per le moderne intelligence, scrive Eric, è quella di separare il grano dal loglio.
La rivoluzione nelle informazioni, inoltre, ha portato allo sviluppo di compagnie private di intelligence, spesso molto ben finanziate e forti, le quali possono essere partner dei Servizi ma anche loro competitori. Scrive Denecé a tal proposito:
New Partners… Companies are new customers of Intelligence. Over the last decade, economic competition has become much more intense. This has led many companies to develop their own business intelligence capabilities to meet their information needs and to protect themselves from acts of destabilization.
Consultants are new providers of intelligence. Many consultants—mainly former members of state security agencies—have taken advantage of this new market to develop their business. They are given missions that were previously part of the tasks of state agencies. Some of them also perform intelligence, training, or security missions on behalf of governmental agencies.
In 2010, the newly appointed U.S. Director of National Intelligence (DNI) found that 70 percent of the intelligence budget was allocated to private contractors and 50 percent of employees working for the Defense Intelligence Agency were private contractors.
The industrial sector also offers a wide range of intelligence products, from databases to software.
…and New Competitors. The privatization of intelligence challenges the traditional position of state agencies, which have long been the only sources for policymakers. For the first time in their history, they are in competition with new elements from the private sector, who are often able to provide high-quality intelligence, and sometimes more quickly and accurately than the agencies themselves. As a result, national intelligence agencies must accept some form of comparison with private players.
Infine, la componente socio-politica. La terza principale evoluzione per le agenzie di sicurezza, scrive Denecé, ha le proprie radici sia nelle nuove istanze provenienti dalle moderne società democratiche e che riguardano l’etica, la trasparenza e la governance, sia nelle esigenze proprie della leadership politica la quale deve confrontarsi, per l’appunto, con rischi e minacce di diversa natura.
Governance e trasparenza, ad esempio. I cittadini di una democrazia al giorno d’oggi difficilmente accettano che organismi di Stato possano agire in totale segretezza e privi di qualunque reale controllo. In conseguenza di ciò, negli ultimi vent’anni, il livello di controllo (parlamentare, interno e giudiziario) sulle agenzie di intelligence – sulle loro operazioni, su come adoperano i soldi pubblici ecc -si è elevato. I Servizi, quindi, si trovano a dover gestire una situazione molto complessa nella quale dover conciliare segretezza ed accountability senza però perdere di efficienza.
Ma i Servizi devono anche assicurare trasparenza verso i cittadini. E’ questo uno dei punti di maggiore cesura nei confronti del passato. L’esigenza di comunicare la propria attività (nei limiti del possibile) e di acquisire il consenso dei cittadini ha spinto molte Intelligence a sviluppare veri e propri uffici e programmi di comunicazione pubblica. Di certo una grossa novità rispetto agli anni della Guerra Fredda quando i Servizi, in moltissimi casi, agivano nella più totale segretezza.
Il sempre più delicato rapporto con il decisore. Il nuovo tipo di minaccia ma anche le nuove dinamiche del rapporto tra Intelligence e cittadini hanno contribuito a modificare la natura stessa del rapporto tra agenzie e leader politici esponendolo a rischi di pressione e di manipolazione. Scrive Denecé:
New Political Pressure. A terrorist attack always has a profound effect on public opinion. When such an event happens, government and security services are often considered to have failed. So policymakers are aware that such attacks must not occur on their own soil, both to protect the nation’s citizens, and also to ensure their own reelection. Therefore, political pressure on agencies is increasing. Political leaders are demanding more and more of the intelligence and securities agencies, applying pressure on them to avoid any surprises that could destabilize their government.
Manipulated Intelligence. Unfortunately, democratic governments most often refuse to bear their responsibilities and tend to blame the security agencies for their own mistakes when attacks occur. Doing so is easy for them, as an intelligence agency is unlikely to protest. An example of this approach occurred on 9/11 in the United States.
Moreover, some government behavior—for example the U.S. and the United Kingdom in 2003—has led to a politicization of intelligence. Some political leaders, like President George W. Bush and British Prime Minister Tony Blair, seemingly manipulated intelligence to promote their own agenda and interests. The White House requested intelligence, not to have a clear assessment of the situation in Iraq, but rather to find information that would support its decision to invade that country.
La natura dell’attività dell’intelligence è quindi cambiata profondamente dalla fine della Guerra Fredda. Paradossalmente attualmente i Servizi coprono solo una piccola parte dei bisogni informativi del decisore. La grande disponibilità di informazioni da fonti aperte fa sì che i Servizi segreti debbano concentrarsi quanto mai sul loro “core business”: la raccolta di informazioni segrete.
Eric Denecé è chiaro su questo punto: le agenzie di intelligence non sono istituti di previsione bensì “secret findings and problem solving organizations“. L’attività previsionale è un elemento importante dell’intelligence purchè sia attentamente pianificata. Scrive il docente francese:
Intelligence agencies should develop prospective analysis for their own purposes: Threat dynamics and evolution, Threat convergence (terrorism + crime, islamism + far-left extremism), Identification of new threats.
Though intelligence work cannot be reduced to mere foresight, the security services should try to detect the rise of future opponents. They should track particular states or organizations that, given their financial or technological clout, could become the disruptive actors of tomorrow.
But if intelligence and security agencies try to predict the future in all directions, on every subject, they will surely commit more mistakes in the future than they did in the past.
Intelligence is an art. Not a science.