Via il segreto di Stato sui documenti relativi alle stragi.
L’annuncio del presidente del consiglio Matteo Renzi apre la strada a un’operazione trasparenza che si attendeva da anni.
La desecretazione, ha spiegato Renzi, è già cosa fatta: decisa il 18 aprile dal comitato per la sicurezza nazionale, la glasnost riguarderà «le principali vicende che hanno colpito il nostro paese».
Il premier ha citato in particolare la strage di Piazza Fontana (1969), la stage del treno Italicus (1974) e la strage della stazione di Bologna (1980).
Documenti verso l’Archivio di Stato. Tutti gli atti e i documenti contenenti informazioni su questi sanguinosi episodi saranno trasferiti all’Archivio di Stato, dove potranno essere liberamente consultati.
L’annuncio di Renzi, però, convince solo in parte coloro che chiedono la verità completa sulle bombe. Paolo Bolognesi, deputato del Pd e presidente dell’associazione dei familiari delle vittime della strage di Bologna, sostiene che per «illuminare tutte le zone grigie» non basta togliere il segreto di Stato ma bisogna anche aprire tutti gli archivi militari, dei carabinieri e della Farnesina.
«Solo uno slogan, non fa la differenza». Daria Bonfietti, presidente dell’Associazione familiari delle vittime di Ustica, ridimensiona la portata dell’operazione trasparenza: «Credo che sia uno slogan vecchio, molto usato. Per la maggior parte delle stragi delle quali parliamo non sono stati mai apposti segreti di Stato».
Stesso punto di vista nelle parole della presidente dell’associazione fra i familiari delle vittime di via dei Georgofili, Giovanna Maggiani Chelli: «Sulle stragi di mafia del ’93-’94 non c’è segreto di Stato, ma ci sono documenti nascosti in qualche cassetto o in qualche armadio. E soprattutto ci sono persone che non vogliono parlare».“Saranno migliaia e migliaia di pagine. Ma non è detto che saranno utili per rintracciare verità per anni rimaste inafferrabili. Alla fine potrebbero contenere materiale più utile alle ricerche degli storici che a chiarire alcuni misteri italiani. ‘Chi va in cerca di scoop o di notizie eclatanti potrebbe restare deluso, ma certamente i documenti che verranno declassificati daranno un contribuito di conoscenza non indifferente su tante pagine della nostra storia recente’, dicono nel governo”. Lo scrive Il Corriere della sera che prosegue: “Già oggi o domani, o al più tardi entro la fine della settimana – prosegue l’articolo -, Matteo Renzi firmerà una direttiva che autorizza i ministeri competenti (soprattutto Esteri, Interni e Difesa), nonché i principali servizi di intelligence, a girare all’Archivio di Stato, dunque a rendere pubblici, migliaia di documenti legati ai principali fatti di sangue della storia italiana. Documenti rimasti finora classificati, dunque riservati, e che tali sarebbero rimasti in base ad una normativa che rimanda alle calende greche, in alcuni casi cinque o sei decenni, la pubblicazione. La decisione è stata presa la settimana scorsa dal comitato per la sicurezza nazionale, su suggerimento del direttore dei servizi segreti, Giampiero Massolo e del sottosegretario Marco Minniti. Riguarderà le principali vicende di cronaca nera della storia della Repubblica, la strage di Piazza Fontana (1969), la strage del treno Italicus e quella di Piazza della Loggia a Brescia (1974), quelle di Ustica e della stazione di Bologna (1980). Resteranno probabilmente escluse le vicende che rientrano nella controversa relazione fra Stato e crimine organizzato, sulla quale esistono procedimenti ancora aperti. Ministeri e servizi segreti faranno però una ‘scrematura’ degli atti che verranno declassificati: alcuni, quelli che coinvolgono persone ancora vive, fonti o confidenti dello Stato la cui vita potrebbe essere messa in pericolo da alcune rivelazioni, verranno coperti da omissis. L’annuncio di Renzi, però, convince solo in parte Paolo Bolognesi, deputato del Pd e presidente dell’associazione dei familiari delle vittime della strage di Bologna: per ‘illuminare tutte le zone grigie’ non basta togliere il segreto di Stato ma bisogna anche ‘aprire tutti gli archivi militari, dei Carabinieri e della Farnesina’”.
Piccolissima riflessione personale: adesso servono dei buono storici…