E’ quanto emerge dalla seduta del Consiglio Supremo di Difesa convocato ieri al Quirinale. L’ultimo Libro Bianco è del 2002.
Qui di seguito la nota diffusa dalla Presidenza della Repubblica:
Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha presieduto, al Palazzo del Quirinale, una riunione del Consiglio Supremo di Difesa.
Alla riunione hanno partecipato: il Presidente del Consiglio dei Ministri, Dott. Matteo Renzi; il Ministro degli Affari Esteri, On. Federica Mogherini; il Ministro dell’Economia e delle Finanze, Prof. Pier Carlo Padoan; il Ministro della Difesa, Sen. Roberta Pinotti; il Ministro dello Sviluppo Economico, Dott.ssa Federica Guidi; il Capo di Stato Maggiore della Difesa, Amm. Luigi Binelli Mantelli.
Hanno altresì presenziato il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Prof. Graziano Delrio; il Segretario generale della Presidenza della Repubblica, Cons. Donato Marra; il Segretario del Consiglio Supremo di Difesa, Gen. Rolando Mosca Moschini.
L’esame del contesto strategico di riferimento, l’instabilità diffusa e le incertezze politiche che lo caratterizzano, i recenti eventi conflittuali e le situazioni di crisi a ridosso del Mediterraneo, ormai divenuto bacino di gravitazione primario di rischi e minacce, confermano la fondamentale importanza per la sicurezza e la prosperità dell’Italia delle funzioni di prevenzione, dissuasione e stabilizzazione che le Forze Armate sono chiamate a svolgere nel contesto della Comunità Internazionale e, in primo luogo, dell’Unione Europea.
In tale quadro, è necessario e urgente che si dia più concretamente avvio ad un’efficace azione integrata europea nei confronti delle complesse sfide globali della sicurezza e della difesa. Il Consiglio ha convenuto che l’Italia -collocata geograficamente al centro degli scenari di crisi emergenti – debba sfruttare al meglio le opportunità che offre il prossimo semestre di presidenza, per rivitalizzare la Common Security and Defence Policy con iniziative innovative, forti e concrete, in linea con lo spirito del Trattato di Lisbona.
Il nuovo contesto strategico e le pressanti esigenze di contenimento della spesa pubblica impongono di ripensare e riorganizzare profondamente, sulla base di principi fortemente innovativi, la struttura e le capacità dello strumento militare nazionale, che ancora risentono di schemi concettuali riconducibili al periodo della Guerra Fredda.
Il Consiglio ha espresso l’unanime convincimento che riorganizzare le Forze Armate per renderle efficaci nei confronti delle effettive minacce che, oggi e in prospettiva, incombono sull’Italia e sull’Europa significa garantire ai cittadini e all’economia del nostro Paese un servizio di straordinario valore.
Il Consiglio è dell’avviso che il disegno complessivo della riforma trovi espressione in un “Libro Bianco”, fermi restando i provvedimenti e le iniziative da attuare con immediatezza in ambito nazionale ed europeo e, in particolare, la necessità di superare le difficoltà che si frappongono alla rapida attuazione dei provvedimenti già approvati dal Parlamento, con ogni possibile salvaguardia per il personale. Il documento, attraverso un’attenta analisi dello scenario internazionale, dei rischi, delle esigenze di sicurezza e degli interessi del Paese, avrà lo scopo di ridefinire il quadro strategico di riferimento per lo strumento militare, gli obiettivi di efficacia e di efficienza che esso dovrà conseguire, i lineamenti strutturali e organizzativi che dovrà assumere. Il Libro Bianco potrà essere elaborato entro la fine del corrente anno con il coinvolgimento delle Commissioni Parlamentari competenti, sulla base di linee guida predisposte per il prossimo mese di giugno da un apposito gruppo di esperti, sotto la responsabilità del Ministro della Difesa e con il concorso del Ministro degli Esteri.
A margine segnalo anche la nota diffusa dalla Reuters nella quale si dà conto di alcuni passaggi dell’indagine conoscitiva presentata ieri in Commissione Difesa della Camera.
Uno dei quali mi suscita, onestamente, alcune perplessità. Mi riferisco alla “necessità di far scendere al 25% la quota del budget della difesa destinata agli investimenti“.