Cari ragazzi è oramai da troppo tempo che non passo in rassegna un po’ di letteratura specialistica ed è quindi arrivato il momento di ritornare nella piena operatività.
Tempo fa mi è capitato tra le mani un paper presentato alla convention annuale dell’International Studies Association (di cui mi onoro di far parte) nell’aprile del 2012. L’autore è Erik Dahl, docente alla Naval Postgraduate School di Monterey e ricercatore nel campo degli studi di intelligence. Nel paper il docente americano affronta la vexato quaestio dei modelli e delle competenze ideali per l’analista di un Servizio segreto.
L’analisi di intelligence è più arte o scienza? E’, questo, un dibattito che percorre da sempre gli studi in questo settore, soprattutto negli Stati Uniti, e di cui spesso abbiamo parlato, direttamente o indirettamente, in questo blog. C’è chi ritiene che l’analisi sia soprattutto intuito ed esperienza e non richieda un procedimento “scientifico” e strutturato e chi, invece, ritiene che il lavoro dell’analista sia più o meno come quello del ricercatore o del professore e quindi ritiene che l’analista debba effettuare un percorso di studio molto simile a quello accademico sviluppandone le competenze.
Scrive Dahl:
Intelligence practitioners and scholars have long debated the question: is intelligence analysis mostly a matter of experience and instinct, or is it more akin to scholarship? Seen another way, this debate is between those who see intelligence analysis as an art, and those who see it as a science. On the one hand are those who believe the intelligence community should seek out brilliant, even quirky individuals; for them, individual analytical brilliance is the most important factor and is not likely to be developed through the use of mathematical models and academic rigor. On the other hand are critics who charge that such an approach merely encourages the search for the rare “pinball wizard” who may succeed through luck and intuition, but who cannot serve as a model for intelligence analysis in today’s complex world. This second school of thought sees intelligence analysis is a kind of social science that can benefit from adopting the tools and methods of academia.
Although this debate is far from resolved, it seems clear that many of the changes and reforms being implemented within the American intelligence community are designed with the second school of thought in mind. These reforms are intended to increase the academic and methodological rigor used in intelligence analysis, in hopes that intelligence personnel who somewhat resemble. […]
Dahl, quindi, valuta gli effetti delle due differenti scuole analizzando 10 case studies di successi dell’intelligence. La scelta di analizzare i successi e non i fallimenti costituisce, a mio avviso, un elemento di grande importanza. Normalmente, infatti, i case studies esaminati in ricerche come queste sono esempi di fallimenti dell’intelligence e ciò per un motivo sostanziale ben noto: i successi in genere sono sconosciuti (quando non, addirittura, non riconosciuti affatto, si veda alla voce “paradosso dell’allarme”…) laddove i fallimenti, per gli effetti negativi che spesso causano, sono invece noti. Risulta, quindi, molto più facile al ricercatore individuare esempi di fallimenti e raccogliere materiale documentale di buon livello.
In questo paper, invece, l’autore individua 10 esempi di successi e per ciascuno di essi verifica se il risultato positivo raggiunto sia da attribuire all’analisi come arte o come scienza. In particolare, si tratta di successi che riguardano la previsione di future sfide o minacce.
Il risultato, secondo Dahl, è che le competenze tipitiche dell’analisi intuitiva (“pinball wizard”) risultano utili soprattutto quando si tratta di valutare le intenzioni laddove, invece, l’approccio scientifico (da professore, per intenderci) risulta più efficace quando si tratta di valutare le capacità dell’avversario.
Un risultato, a mio avviso, che merita di essere approfondito con ulteriori studi.
A chi volesse studiare meglio questo argomento segnalo che Dahl ha pubblicato da pochissimo un libro che riprende ed espande il paper in questione. Il titolo è: “Intelligence and Surprise Attack: Failure and Success from Pearl Harbor to 9/11 and Beyond“.
Pinball Wizards and Professors: Competing Models of Intelligence Analysis by Silendo