Dal Sole 24ore:
Gli Stati Uniti hanno acquisito milioni di dati anche in Italia. È quanto sarebbe emerso dalle prime rilevazioni del Comitato di controllo sui servizi segreti relative al sistema di sorveglianza Prism e che più in generale si riferiscono a un vero e proprio monitoraggio iniziato da anni dall’intelligence Usa e tuttora attivo. Il Copasir su questa attività chiederà chiarimenti domani pomeriggio al Governo, quando a Palazzo San Macuto arriverà il sottosegretario Marco Minniti.
Al Copasir sarebbero giunte rassicurazioni sull’ambito delle intercettazioni che non avrebbero riguardato spionaggio politico o nei confronti di autorità o personalità italiane. Ciononostante i membri del comitato vogliono vederci chiaro su questa raccolta definita a «strascico» dei dati sul territorio italiano. «Il loro scrupolo – dice Claudio Fava di Sel – è di rispettare le leggi americane sulla privacy e intervenire a tutela della sicurezza del Paese. Che tutto questo confligga con le leggi nazionali di Paesi alleati è un punto di vista che loro non hanno, ma che noi dovremmo avere».
Qui di seguito l’intervista all’Ammiraglio Branciforte, già direttore dell’AISE:
[…] Ammiraglio Branciforte, il presidente Obama ha chiesto scusa agli alleati…
«Intendiamoci, se l’intrusione nelle sedi diplomatiche straniere presenti negli Usa fosse stata una violazione fisica sarebbe molto grave. Credo però che si sia trattato di qualcosa di diverso da una cimice, un qualcosa che attiene al mondo cyber».E questo cosa significa?
«Crede che possa interessare al governo cosa intendono proporre i ministri economici dei Paesi che contano a un vertice che si terrà a breve? O quale politica industriale intendano seguire? Lo so, può sembrare discutibile, ma il mondo della intelligence deve raccogliere informazioni che sempre di più hanno a che fare con la sicurezza nazionale».Insomma, nulla di nuovo sotto il cielo? Lo spionaggio non risparmia nessuno, neanche gli alleati?
«Tutti dobbiamo essere consapevoli di essere un target. Il problema, semmai, è quello di alzare i livelli di sicurezza dei nostri obiettivi sensibili».La conferma che i nostri Servizi nulla sapevano della presenza in Italia dei coniugi Ablyazov-Shalabayeva ha sollevato qualche perplessità.
«E perché mai? Compito fondamentale dell’intelligence è raccogliere informazioni per mettere in condizione il governo di operare al meglio per difendere gli interessi nazionali. I servizi raccolgono anche informazioni che attengono alla sicurezza nazionale. Sin dal primo momento la vicenda Shalabayeva si è presentata come un problema del ministero dell’Interno, dell’Ufficio immigrazione e, semmai, della Farnesina, per quell’attività anomala svolta dall’ambasciatore kazako».Non c’era nulla di strano neppure nella presenza di questa agenzia investigativa privata di un israeliano che ha individuato la residenza di Casal Palocco?
«Non credo, e comunque voglio ricordare che sono in vigore accordi internazionali che consentono la raccolta di informazioni su cittadini indagati per reati di criminalità».Dunque, per i Servizi il caso Shalabayeva non esiste?
«Vedo una strumentalizzazione dei media su questa vicenda. Quando abbiamo a che fare con una vicenda che coinvolge forze di polizia, anche di polizia giudiziaria, l’attività di intelligence non ha ragione di essere. Naturalmente se il caso Shalabayeva dovesse avere ripercussioni economiche, militari e conseguenze politiche internazionali allora il caso andrebbe gestito come problema di sicurezza nazionale, e dunque d’interesse anche della intelligence».
Aggiornamento (23.10, ore 19.52): si è svolta oggi l’audizione del sottosegretario Minniti di fronte al Copasir.