A poche ore dal voto in Germania vi segnalo l’analisi di Stefano Silvestri (pubblicata su Risk) sulle possibili, future, “grand strategies” del “Paese di mezzo” europeo.
Alternative che sono quantomai rilevanti per i nostri interessi nazionali…
Cosa pensa la Germania in termini di Grande Strategia? Ha una visione del suo ruolo politico globale, o almeno di quello dell’UE, oppure procede a tentoni (mascherando l’assenza di strategia con la lode dei “piccoli passi”?). In genere a questo punto il discorso diventa storico-filosofico, o a volte psico-politico, giustificando l’assenza di leadership con l’obiettiva difficoltà della Germania ad esercitare una leadership… come se Berlino fosse l’unica capitale in ambasce. La realtà è più semplice: la Germania non esercita il suo ruolo perché non sa bene quale direzione prendere e i suoi alleati tradizionali, americani e francesi in testa, non possono aiutarla perché sono altrettanto incerti. Tuttavia il mondo va avanti e, in un modo o nell’altro, anche le non scelte divengono scelte.
Quattro scenari possibili
Potrebbe essere utile a questo tipizzare una serie di scelte strategiche aperte alla Germania, estremizzandone le caratteristiche. Nella realtà tali scelte non escludono la possibilità di condurre politiche più complesse, multidirezionali e flessibili: non sono in totale contraddizione tra loro. Tuttavia difficilmente Berlino potrebbe condurle assegnando ad ognuna lo stesso livello di priorità ed importanza, per cui è legittimo considerarle come espressione di Grandi Strategie alternative.
Così ad esempio la politica tedesca potrebbe:
1) Privilegiare il “ridotto germanico”, incentrando le sue scelte europee ed internazionali al consolidamento di un gruppo nordico ed orientale di paesi europei. Ciò richiederebbe un delicato bilanciamento della politica nei confronti della Russia e potrebbe portare ad un allontanamento dal Mediterraneo e in particolare dal Medio Oriente e dall’Africa. A livello internazionale, l’obiettivo sarebbe quello di accrescere la competitività nei confronti dei giganti asiatici. Problemi per la tenuta dell’Euro in Sud Europa sono possibili.
2) Ritorno al “motore franco-tedesco”, con perseguimento di più alti livelli di integrazione intergovernativa in Europa. Rapporto difficile con il Regno Unito. Difesa dell’Euro con forti oscillazioni politiche. Buon rapporto con la Russia. Tentativo di supplire alla debolezza americana in Africa e Medio Oriente, ma cattivi rapporti con la Turchia.
3) Rafforzamento del “nucleo duro”, identificabile con l’area Euro. Europa a due velocità. Grossi problemi istituzionali che potrebbero imporre l’elaborazione di un nuovo Trattato e di istituzioni parallele. Possibili tensioni con Russia e Usa. Difficoltà politiche interne.
4) La scelta “federale”, in linea con i discorsi programmatici dello stesso Cancelliere Merkel, ma in possibile contrasto con la Francia e il Regno Unito. Tempi relativamente lunghi. Possibili incomprensioni e reazioni negative sul piano interno.
Queste scelte (e altre possibili) possono delineare risposte diverse al mutare degli equilibri internazionali. I rapporti con la Russia sarebbero più semplici nel caso “b” e forse più difficili nei casi “a” e “c”. Quelli con gli Stati Uniti potrebbero complicarsi nel caso “b” e forse “c” (ma in quest’ultimo caso molto dipenderebbe dalla disponibilità della nuova Europa a giocare un ruolo maggiore per la stabilità internazionale), mentre potrebbero essere più semplici nel caso “a” e “d”. Mediterraneo, Africa e Medio Oriente profitterebbero delle scelte “b” e “d”. Nel complesso però questi diversi scenari dovrebbero essere esaminati con maggior precisione e facendo attenzione ai dettagli, così da consentire un dibattito sull’Europa e sulla Germania che non sia più incentrato unicamente sulla gestione della crisi economica e su vaghe preferenze politiche od ideologiche, ma affrontando scelte strategiche chiare.
Nel complesso però è essenziale impegnare la Germania in un ampio dibattito su tutti fronti della politica internazionale, e non solo sul piano monetario, finanziario od europeo. Solo un simile salto di qualità potrà consentire scelte più consapevoli.
La mia domanda è: tra le quattro alternative ipotizzate quale sarebbe quella più utile per l’Italia?