Lo ha affermato il sottosegretario alla Difesa Gianluigi Magri rispondendo in Commissione ad un’interrogazione a risposta immediata (n°5-07764).
Questo il testo dell’interrogazione:
Al Ministro della difesa. – Per sapere – premesso che:
sarebbe altamente auspicabile l’elaborazione da parte della Difesa di un nuovo libro bianco, che enunci il quadro delle minacce militari gravanti sulla Repubblica e le principali missioni assegnate alle Forze armate, anche in vista della promozione di un dibattito d’altro profilo sulla materia in Parlamento;
se si esclude l’esercizio commissionato dal Ministro pro-tempore Antonio Martino nel 2002, l’ultimo vero libro bianco pubblicato dalla Difesa italiana risale al lontano 1985;
circolano indiscrezioni secondo le quali sarebbe intenzione del Governo elaborare un nuovo documento di questo genere prima del termine della legislatura in corso;
secondo le medesime indiscrezioni, altresì, l’elaborazione del documento verrebbe appaltata in outsourcing a personale esterno all’amministrazione della Difesa, cosa che pare scarsamente compatibile sia con la natura di atto politico del Governo che un libro bianco dovrebbe avere che con la necessità economica di comprimere le spese dello Stato;
se le indiscrezioni rispondano al vero e quali ragioni indurrebbero la Difesa ad appaltare all’esterno la produzione di un atto tecnico-politico tanto importante quale l’elaborazione di un nuovo libro bianco.
E questa, in sintesi, la risposta del Governo:
Il «libro bianco» costituisce un documento di medio-lungo termine attraverso il quale il Governo nel suo complesso, non il Dicastero della difesa, sulla base dei prevedibili sviluppi del quadro di riferimento, delinea i cardini della politica di sicurezza e difesa nazionale e definisce le linee concettuali di indirizzo dello strumento militare.
È evidente, dunque, che in ragione della sua intrinseca valenza politica, tale documento non può che essere elaborato dal Governo e presentato al Parlamento. Rammento che sono state presentate alcune proposte di legge in tal senso, che ancora risultano all’esame rispettivamente nei due rami del Parlamento.
Escludo, pertanto, che il Governo, in questa fase, stia lavorando alla predisposizione di un libro bianco», così come ipotizzato dall’Onorevole interrogante.
Ciò posto, a partire dalla fine del confronto bipolare, la Difesa ha portato avanti una profonda trasformazione sulla base della evoluzione del concetto strategico dell’Alleanza Atlantica e la costruzione di una Politica comune di sicurezza e difesa dell’Unione europea.
Al di la dei «libri bianchi», che sono strumento del Governo e non del dicastero Difesa, lo strumento militare è mutato profondamente assumendo una configurazione che è stata scandita dai diversi provvedimenti legislativi intervenuti nel tempo, al fine di poter corrispondere adeguatamente alle molteplici esigenze connesse alla difesa dello Stato e agli impegni assunti dal nostro Paese nel quadro delle Organizzazioni internazionali di riferimento: ONU, UE e NATO.
Mi riferisco al Modello di difesa basato sulla sospensione del servizio di leva obbligatorio e la contestuale trasformazione dello strumento militare in senso interamente professionale; modello di difesa che continua a mantenere la sua validità.
Una conferma che non vi è un intendimento del Governo di elaborare un documento come paventato dall’onorevole interrogante, è stata data implicitamente dallo stesso Ministro Di Paola che, in sede di illustrazione del progetto di revisione dello strumento militare, ha affermato che tale progetto non rivede o modifica concettualmente il Modello di difesa – caso quest’ultimo che discenderebbe naturalmente dall’elaborazione di un nuovo «libro bianco» – ma piuttosto di riportare in equilibrio lo strumento, riducendone le dimensioni strutturali e perseguire in tal modo condizioni di sostenibilità ed efficacia operativa.
Il disegno di legge delega elaborato dal Dicastero della difesa mira alla razionalizzazione dello strumento militare, eliminando ridondanze ed inefficienze e consentendo di correggere l’attuale sbilanciamento nella ripartizione delle risorse per la «Funzione Difesa» del bilancio e il conseguimento di uno strumento operativamente efficace e sostenibile a fronte delle risorse disponibili attualmente ed in prospettiva.
Tale progetto di riforma – attualmente all’esame della 4a Commissione difesa del Senato della Repubblica, dopo aver ricevuto prima il pieno consenso nell’ambito del Consiglio Supremo Difesa e poi l’approvazione in sede di Consiglio dei ministri – è ormai ineludibile se si considera che la pianificazione dello sviluppo e dell’ammodernamento del nostro strumento militare è ancorata al contesto europeo e atlantico, cioè il nostro scenario di riferimento.
A fronte delle limitate risorse disponibili solo attraverso una revisione dello strumento militare che lo renda coerente con l’evoluzione degli strumenti dei nostri partner europei ed atlantici, pienamente interoperabile ed integrabile con essi, sarà possibile avanzare concretamente verso una più forte ed integrata identità europea di difesa e sicurezza ed un più solido rapporto transatlantico.