Spulciando nel mio (sempre eccessivo) arretrato di letture mi è capitato sotto mano questo “Ispi Commentary” di Maurizio Molinari, corrispondente de La Stampa da Washington. Giornalista, per inciso, che gode della mia personale stima.
Si tratta di un commento scritto in occasione del viaggio del nostro Presidente del Consiglio negli Stati Uniti. Molinari centra perfettamente il punto quando afferma che:
Vista dalla frontiera di Washington, dove siamo in piena campagna elettorale, la visita di Monti è il tassello di una strategia europea più vasta che vede Obama premere su tutti i maggiori paesi dell’Unione europea – a cominciare dalla Germania di Angela Merkel – per scongiurare l’incubo del collasso dell’euro perché rischierebbe di riportare l’America nella recessione, schiudendo le porte della Casa Bianca ai repubblicani nell’Election Day del 6 marzo. Ciò significa che ci troviamo in una rara contingenza politica internazionale nella quale sono le iniziative del governo italiano – soprattutto economiche – a essere cruciali per l’amministrazione americana, e non viceversa.
È tale cornice che spiega l’intenzione di Obama di affrontare con Monti anche temi di più ampio respiro strategico, a cominciare dal summit della Nato che si svolgerà a Chicago in maggio e vedrà l’Alleanza discutere le prospettive della “Smart Defense” basata su risparmi economici, sviluppo di nuove tecnologie, transizione della sicurezza in Afghanistan, sostegno ai nuovi governi frutto delle Primavere arabe, risposta comune al nucleare iraniano e allargamento dell’orizzonte all’Asia-Pacifico, puntando a rapporti di partnership con le democrazie di quella regione ovvero India, Giappone, Corea del Sud, Australia, Indonesia e Filippine. Da qui la possibilità per Monti di iniziare nello Studio Ovale, e continuare a Chicago, un dialogo con Obama teso a collocare l’Italia nell’ambito di un’Alleanza che tende a espandersi verso il Medio Oriente e l’Asia in coincidenza con la progressiva fine delle operazioni di combattimento in Afghanistan. Ciò per l’Italia comporta la necessità di iniziare a definire il proprio interesse nazionale di fronte ai due maggiori eventi che si stanno consumando oltre il lato Sud del Mediterraneo: la trasformazione del mondo arabo-islamico con l’emergere di nuove, imprecisate leadership al posto di despoti e dittatori frutto della stagione dell’anticolonialismo; il trasferimento dell’epicentro delle relazioni internazionali nell’Oceano Indiano per via degli interessi conflittuali della Cina e degli Stati Uniti di controllare le rotte energetiche che lo attraversano e da cui dipende la crescita delle economie emergenti e dunque di buona parte del Pil del pianeta.