Un commento del nostro Jack al post sui "cyber-armamenti" mi fornisce lo spunto per segnalare un altro articolo del Financial Times.
Jack scrive che "che investire grandi quantità di denaro nella creazione di un cyber-armamento allo stato attuale è, a mio avviso, una strategia piuttosto richiosa, almeno nel momento in cui non si decida di utilizzare questi armamenti in un ristrettissimo arco temporale (…). Come scriveva "qualcuno" lo scorso anno in un testo sul cyberwarfare, più sensato, invece, sarebbe investire nel reclutamento di personale capace non solo di usare gli strumenti (tools) rintracciabili in Rete (es., Metasploit), quanto soprattutto di crearne di propri ad hoc per ogni specifica penetrazione/manomissione dei sistemi di sicurezza del bersaglio e di individuare nuovi bug (i c.d. zeroday) nei software maggiormente utilizzati tanto dai Governi quanto dagli utenti, al fine di evitare che i sistemi di difesa abbiano già nei loro database la “signature” dell’attacco e, di conseguenza, l’azione venga agevolmente scoperta."
Proprio ieri il quotidino londinese ha pubblicato un pezzo sulla c.d. cyber-milizia cinese. In breve, l'Esercito cinese dispone di unità per l'infowar composte da tecnici di aziende del settore (come il Nanhao Group, citato dal Financial Times) o comunque da esperti civili da attivare quando e se necessario:
"Nanhao Group is, in many ways, an ordinary technology company. Its staff make online scoring systems, exam-mark scanners and other educational hardware and software.
But many of its 500 employees in Hengshui, just south-west of Beijing, have a second job. Since 2005 Nanhao has been home to a cybermilita unit organised by the People's Liberation Army.
“All staff under the age of 30 belong to the unit,” said Bai Guoliang, Nanhao vice-president. It is unclear what exactly the unit does, but according to a local government announcement when it was set up, it consisted of two groups tasked with cyberattack and cyberdefence.
The Nanhao operation is one of thousands set up by the Chinese military over the past decade in technology companies and universities around the country. These units form the backbone of the country’s internet warfare forces, increasingly seen as a serious threat at a time of escalating global cybertensions.
(…) “The PLA is reaching out across a wide swath of the Chinese civilian sector to meet the intensive personnel requirements necessary to support its burgeoning information warfare capabilities,” said a 2009 report by Northrop Grumman, the US defence contractor, on China’s cyberwarfare capabilities.
The most concrete result of this search for talent was the creation of specialised units – such as the one in Nanhao – in China’s 8m-strong militia, which is part of the PLA’s reserve force."