Il bravo Stefano Casertano intervista il Prof. Alberto Clò: "Serve un’Europa dell’energia o la Cina deciderà per tutti".
"(…) com'è la situazione in Italia?
La crisi energetica è molto più grave di quello che ci si aspettava. La domanda di energia è tornata indietro di dieci anni. Il fabbisogno di gas continua a calare. Inoltre, abbiamo ormai una capacità di produzione elettrica che è il doppio rispetto alla domanda di picco. Per questo motivo, il regolatore inizia a preoccuparsi sempre di più degli operatori, e meno dei consumatori. Ci troveremo con un settore molto caro a causa degli investimenti realizzati, anche se il prezzo del petrolio dovesse calare. A questo contribuisce la politica sulle rinnovabili: senza aver creato un'industria, prevediamo di pagare 100 miliardi di euro in incentivi da qui al 2020, e fino a 170 miliardi entro il 2030. Sono numeri impressionanti, soprattutto se confrontati con i dati sulla manovra.
Cosa si prospetta nel mondo del petrolio nei prossimi mesi?
Domanda cinese e produzione saudita sono le due variabili. È cambiato il vecchio ordine petrolifero internazionale, e in questo momento l'incertezza è totale. Ci sono elementi che fanno pensare che la combinazione di fatti politici ed energetici del 2011 segnino una discontinuità del mondo energetico più ampia rispetto a quanto non ci si aspettava. Per esempio, ci sono dubbi sulle prospettive della "nuova età dell'oro del metano". Le ultime proiezioni in Italia sono molto inferiori rispetto alle previsioni che si facevano alcuni anni fa. Prevedevamo di arrivare a 100 miliardi di metri cubi di consumo nel 2010. Oggi si ritiene che questo livello verrà raggiunto nel 2022-2023.
Che dovrebbe fare il nostro paese?
Prendere drasticamente atto della situazione e innalzare il livello decisionale all'Europa. Le politiche nazionali sono insufficienti e costose. Serve una politica d'investimenti che rafforzi le infrastrutture mancanti, a livello di interconnessioni elettriche e di gas. Ciò consentirebbe di ridurre i rischi di approvvigionamento, e porterebbe vera concorrenza europea. Inoltre bisognerebbe cambiare approccio politico con la Russia: presentarsi a Mosca come Europa, e non come singoli paesi. Ci sono poi passi urgenti da compiere in Medio Oriente. Nei paesi produttori, a parte l'instabilità, c'è un rischio forte di politiche populiste, che renderebbero ancora più difficili le attività d'investimento."