Qui di seguito rassegna stampa e commenti in aggiornamento:
WASHINGTON– In pochi credevano – dichiarazioni pubbliche a parte – che Osama fosse ancora vivo e che si nascondesse in qualche grotta. Bin Laden si nascondeva in Pakistan. E non è una sorpresa. Tutti i principali esponenti di Al Qaeda catturati dopo l’11 settembre 2001 sono stati arrestati in località pachistane. In città importanti, come Karachi e Rawalpindi. I posti migliori per “fondersi” con l’ambiente e trovare eventuali appoggi in fazioni islamiste e in quelli ambienti pachistani – compresa una parte degli 007 – che hanno simpatizzato con l’azione di Osama. Già alla fine di marzo c’erano state segnalazioni sul “ritorno” all’attività di Bin Laden in Pakistan. Informazioni raccontavano di contatti, movimenti, possibili summit di guerra con alcuni capi estremisti. Le indiscrezioni sostenevano che il capo di Al Qaeda fosse in una zona montagnosa del Pakistan. Pensava di essere al sicuro e, invece, secondo la ricostruzione del presidente Obama, la Cia lo stava “filando” dal mese di agosto. E quando ha avuto la sicurezza di poterlo finire lo ha fatto, chiudendo la trappola nella cittadina di Abbotabad.
TENSIONE – L’operazione è stata affidata all’intelligence e allo Joint Special Operations Command, il centro che coordina le unità speciali che affiancano gli 007 nelle missioni difficili. E questa lo era. Anche se i pachistani hanno collaborato – bisognerà capire quanto e come – è chiaro che il team di “cacciatori” ha dovuto operare in un teatro estremamente complesso. Non si trattava solo di scoprire il nascondiglio ma di catturare o uccidere Osama. Quindi impossessarsi del corpo per dimostrare che era quello del capo terrorista. Il tutto evitando danni collaterali. Il successo è tanto più importante perché è avvenuto in un momento di tensione tra gli 007 americani e quelli pachistani. Un contrasto provocato, in parte, dai raid dei droni della Cia impegnati nella caccia ai terroristi e dall’intensa attività dell’intelligence statunitense con propri uomini e contractors.
«TERMINATO» – Forse non tutti a Islamabad erano contenti di quell’impegno. Secondo la versione ufficiale Bin Laden ha ingaggiato un conflitto a fuoco con i commandos ed è stato “terminato”. Prenderlo vivo avrebbe avuto un altro impatto simbolico ma, nello stesso tempo, avrebbe creato problemi. «È difficile che lo vedremo in un’aula di tribunale», aveva affermato una volta il segretario della Giustizia americano Eric Holder. Non si è sbagliato.”
Il Washington Post, il New York Times, il Wall Street Journal, la Reuters (anche qui), il Guardian, la BBC, il Los Angeles Times, il Financial Times, l’evoluzione della minaccia terroristica secondo Cordesman.
La “gioia” iraniana per la notizia… e la gioia indiana…
Le analisi ed i commenti di Steve Coll, Zakaria, Robert Kaplan, Peter Bergen.
La casa di Bin Laden (già ‘taggata’ su Google Earth e Google Maps).
(03.05.2011) Carlo Jean sul Messaggero, Edward Luttwak sul Mattino, Mark Mazzetti sulla Repubblica, Andrea Nativi sul Giornale, Renzo Guolo Jason Burke e Gilles Kepel sulla Repubblica, Vincent Cannistraro sul Messaggero. I pareri di Stephan Walt (FP), Matthew Levitt, Bruce Riedel, Daniel Byman.
I dettagli della “caccia” sul NYT, sul futuro di al Qaeda e delle operazioni in Afghanistan.
La ricostruzione dell’operazione di Guido Olimpio.
(04.05.2011) La caccia a Bin Laden secondo Jason Burke (Guardian), “Think Again” di Daniel Byman, l’analisi di Paul Pillar e di Fouad Ajami (WSJ).
Un aggiornamento sulle modalità dell’operazione (NYT), l’imbarazzo pakistano (NYT) e l’impatto sulla strategia americana in Afghanistan (WaPo). L’intervista a Massimo Campanini (La Nazione).
(05.05.2011) I cacciatori di terroristi (WaPo e NYT), le mosse di Zawahiri (WSJ), l’analisi di Ahmed Rashid (FT).
(06.05-2011) Le possibili dinamiche per la “successione” al vertice di Al Qaeda (FP), alcune informazioni provenienti dal covo ed il parere di Vali Nasr (WaPo). La CIA ad Abbotabad (Reuters).