da Italia Oggi, di Michele Arnese
"La volontà espansionistica francese si nutre anche di intelligence economica. Il sistema politico e finanziario di Parigi non punta soltanto su acquisizioni di aziende estere, ma pure su un attivismo dei servizi segreti che sono spesso al servizio dei campioni nazionali, pubblici o privati. Anche per questo in Italia, oltre i casi di Parmalat ed Edison, politica e istituzioni seguono con apprensione mista a timori l'offensiva economico-politica di Nicolas Sarkozy.
Il ruolo degli 007 in Francia non è secondario, anche e soprattutto sulle vicende imprenditoriali. Per lo stato trasnsalpino, in un mondo globalizzato in cui le pratiche commerciali scorrette sono considerate come l'equivalente di un atto di guerra, «l'intelligence economico-finanziaria diventa uno strumento di espansione sistemica, perseguita tutelando e promuovendo i singoli attori, le cui informazioni non sono più condivise all'interno di alleanze militari e politiche», si legge in un rapporto dell'istituto italiano di studi strategici Niccolò Machiavelli. Alleati militari e politici possono, dunque, essere potenziali avversari economici.
L'intelligence economica dei Servizi viene orientata dal governo affinché tutte le azioni (pubbliche e private) sui mercati esteri abbiano un riverbero utile per gli attori economici nazionali coinvolti e, di conseguenza, per lo sviluppo dello Stato stesso. Per fare questo, ricorda il centro Machiavelli, nel 2011 il finanziamento della Direction Générale de la Sécurité Extérieure (Dgse) francese è aumentato del 6%, con lo scopo di coprire il costo di 165 nuovi posti di lavoro nel Servizio e attrarre analisti e dirigenti (non militari, e di elevata qualificazione accademica) attribuendo loro il rango di alto funzionario dello Stato». Alla base dell'espansione economica strategica francese vi è una cultura sempre più profonda di «intelligence economica». Oltre alle attività della potentissima Ecole de Guerre Economique, l'esecutivo ha previsto dal settembre 2013 che ogni laurea in materie economiche dovrà comprendere, nel programma di studi, un approfondimento delle basi dell'intelligence economica, dunque del concetto di «informazione competitiva», di protezione di asset strategici e soprattutto delle tecniche di influenza.
La Dgse non svolge soltanto attività di intelligence a favore di enti governativi: «Svolge anche direttamente compiti di sostegno alle imprese francesi, attivando il governo perché faccia valere il proprio peso politico soprattutto nei grandi appalti internazionali», scrivono Carlo Jean e Paolo Savona nel saggio «Intelligence economica» edito di recente da Rubbettino. Il Service 7 della Dgse si occupa dello spionaggio economico, in particolare negli Usa, ma effettua anche attività covert per favorire l'assegnazione ad imprese francesi di appalti all'estero. «L'attività di spionaggio», aggiungono Jean e Savona, «comporta in particolare la sottrazione di documenti, l'intercettazione delle comunicazioni dei concorrenti stranieri e il bugging esercitato sistematicamente nella classe business dei voli dell'Air France. Talvolta, tale attività ha creato attriti soprattutto con i Servizi di sicurezza americani. Provocò anche la plateale assenza della Boeing dal Salone Aeronautico di Le Bourget nel 1993». Jean e Savona delineano gli obiettivi anche reconditi dell'attivismo sarkoziano: negli ultimi anni, specie dopo la crisi del 2007-08, «Parigi si trova nella condizione di dover rincorrere Berlino, divenuto il centro dell'Europa». I settori hi-tech richiedono mercati di grandi dimensioni e questo ha sempre spinto la Francia a cercare con ogni mezzo l'espansione all'estero. Inoltre, la crescente rapidità con cui si verificano progressi tecnologici impone consistenti sforzi di ricerca scientifica e tecnologica. Ciò costringe le imprese a ricorrere al sostegno dello Stato. Quest'ultimo rafforza il suo settore industriale mantenendo campioni nazionali nei settori ad alta tecnologia. «L'opinione pubblica francese», commentano Jean e Savona, «non conosce le remore esistenti in parte di quella statunitense sull'interventismo dello Stato in campo economico e industriale. Anzi, lo considera naturale e necessario»."