Sull'ipotesi di fusione tra Nabucco e South Stream l'intervista all'ambasciatore statunitense Thorne e le reazioni in ambito UE:
"(…) La portavoce del commissario europeo per l`energia Guenter Oettinger lo dice chiaro e tondo: «Non è prevista nessuna fusione. Per noi la priorità resta il corridoio sud, ovvero Nabucco, la linea che ci darebbe accesso diretto al gas dell`Azerbaijan» riducendo la dipendenza dalla Russia.
Non si vede come si potrebbe far rientrare Mosca in un accordo del genere. La chiave della faccenda è nella decisione che gli azeri prenderanno alla fine di marzo: quanto gas esportare e dove esportarlo.
«Serve un secondo fornitore», insistono fonti vicine a Oettinger, che tra l`altro si peritano anche di spiegare che l`ipotesi di fusione avanzata da Scaroni era una «posizione personale». Il tempo tuttavia stringe: Oettinger sarà giovedì in Azerbaijan e venerdì in Turkmenistan insieme con il presidente della Commissione Ue Manuel José Barroso proprio per sondare la disponibilità dei due paesi a diventare fornitori dell`Europa indipendentemente dai fratelli maggiori russi. Un anno fa il Turkmenistan non s`è preoccupato di irritare Mosca cedendo più gas del previsto ai cinesi, dunque è chiaro che alla fine la spunterà l`offerta più conveniente.
Non è secondario il fatto che l`Europa ha già stanziato 200 milioni per Nabucco. La cifra rappresenta una parte minima della spesa – e diventeranno soldi veri solo quando sarà firmata la lettera definitiva – ma è il segnale di un`intenzione precisa. Nè è secondaria la posizione di Eni, dove fanno notare che Nabucco, così com`è, pur essendo un progetto da 30 miliardi di metri cubi di gas annui non potrebbe contare che su una quindicina scarsa: otto abbondanti dall`Azerbaijan, qualcosa più di sei dal Turkmenistan.
Il messaggio è chiaro, senza Gazprom a trenta non si arriva. L`attenzione comunque resta molto alta. Sempre giovedì Paolo Scaroni sarà con Silvio Berlusconi in visita da Angela Merkel. Non è un mistero che la Germania sia orientata a entrare in Southstream con una quota del 10%. Per una volta, le direzioni prese dalla politica europea e da quella tedesca sono divergenti. Anche questo è un segnale di quanto è importante la partita, e di quanto sarà complicato chiuderla."
Qui invece l'intervista a Paolo Scaroni, Amministratore Delegato dell'ENI.