Un paio di settimane fa il Direttore della CIA ha presentato in una conferenza stampa le conclusioni dell’inchiesta sull’attacco suicida ad un’installazione dell’Agenzia del dicembre dello scorso anno.
L’attentato provocò la morte, tra gli altri, di cinque funzionari della CIA compresa una donna, Jennifer Matthews, che era a capo della Forward Operating Base ‘Chapman’ nella provincia afghana di Khowst. Che io sappia la Review non è stata resa pubblica e di conseguenza possiamo basarci solo su quanto emerso dal discorso di Panetta.
I fatti: il 30 dicembre 2009 un informatore giordano, gestito da un ufficiale dell’Intelligence giordana, si fece saltare in aria al cospetto di un gruppo di funzionari della CIA ai quali aveva fatto credere di avere informazioni rilevanti sul Ayman al-Zawahiri, il vice di Bin Laden.
Nota metodologica preliminare. L’inchiesta, durata nove mesi, è stata condotta da un team (“task force”) di 14 funzionari dell’intelligence, compresi alcuni provenienti dalla Divisione di Counterintelligence, ed è stata affiancata da una verifica indipendente effettuata dall’ambasciatore Thomas Pickering e dall’ex Direttore del DHS Charles Allen.
I risultati?
The task force determined that the Khowst assailant was not fully vetted and that sufficient security precautions were not taken. These missteps occurred because of shortcomings across several Agency components in areas including communications, documentation, and management oversight..
In altre parole, secondo l’inchiesta interna una serie di errori effettuati da più persone ed in più fasi avrebbe causato il fallimento (hindsight bias?).
All’informatore giordano venne permesso l’accesso all’installazione senza alcun controllo. Il Direttore della CIA ha però chiarito che tale procedura non è insolita. Riporta infatti il Washington Post:
The CIA set up a meeting with Balawi inside the agency’s highly secure compound at Khost, and it allowed the operative to pass through base security without being searched. Panetta said it was standard practice at Khost to defer searches of trusted informants until they were inside the fence, because of the risk that they would be spotted and identified by ordinary Afghan citizens who congregate near the gate seeking work or medical care.
E’ anche emerso che un secondo ufficiale giordano aveva espresso forti dubbi sulla lealtà dell’informatore ma il funzionario CIA che aveva raccolto tali dubbi non allertò i colleghi in Pakistan ritenendo si trattasse solamente di gelosie interne ai Servizi giordani.
Ma ciò che emerge più o meno sottotraccia è un insoddisfacente livello di preparazione operativa da parte dei funzionari sul campo. Scrive ancora il Washington Post: “The report also noted that key officers never served in a war zone, although Panetta said their professional backgrounds did not appear to have been decisive“.
In effetti lo stesso Direttore ha sottolineato nella conferenza che la task force ha individuato sei aree vitali che richiedono una più elevata attenzione:
– Enforce greater discipline in communications, ensuring that key guidance, operational facts, and judgments are conveyed and clearly flagged in formal channels
– Strengthen our attention to counterintelligence concerns while maintaining a wartime footing
– Apply the skills and experience of senior officers more effectively in sensitive cases
– Require greater standardization of security procedures
– More carefully manage information sharing with other intelligence services
– Maintain our high operational tempo against terrorist targets, even as we make adjustments to how we conduct our essential mission.
A mio avviso, un modo diplomatico per indicare nella mancanza di adeguati parametri di sicurezza e di esperienza operativa le cause principali del fallimento.
A conferma di ciò alcune delle (principali?) raccomandazioni della task force puntano proprio ad elevare la capacità operativa dei funzionari sul campo ( “Establishing a War Zone Board made up of senior officers from several components and chaired by the Director of the National Clandestine Service. It will conduct a baseline review of our staffing, training, security, and resources in the most dangerous areas where we operate; Assembling a select surge cadre of veteran officers who will lend their expertise to our most critical counterterrorism operations”), migliorare l’efficienza delle procedure di sicurezza (“Conducting a thorough review of our security measures and applying even more rigorous standards at all our facilities; Expanding our training effort for both managers and officers on hostile environments and counterintelligence challenges”) ed inserire l’expertise tipica della controintelligence all’interno dei gruppi specializzati nel controterrorismo (“Creating an integrated counterintelligence vetting cell within our Counterterrorism Center that focuses on high-risk/high-gain assets, evaluates potential threats, assesses “lessons learned,” and applies the latest technology and best practices to counterterrorism operations”).