Riprendo nella sua interezza e senza ulteriori commenti una riflessione di Andrea Gilli.
Ieri, per la prima volta, un barcone di immigrati clandestini è sbarcato sulle coste di Latina. La notizia è preoccupante.
Da alcuni giorni, tutti i Paesi europei stanno lanciando allarmi sul rinnovato rischio del terrorismo islamista. Sappiamo che al-Qaeda si sta adoperando per colpire l’Europa. Sappiamo che diversi attentati sono stati sventati nella loro fase iniziale. Sappiamo che non tutte le cellule sono state monitorate.
In questo contesto, lo sbarco a Latina è preoccupante. L’ultima svolta operativa del terrorismo suicida si è avuta nel 2008 con l’attacco di Mumbai. In breve, una serie di imbarcazioni di modeste dimensioni entrano nel terreno nemico, sbarcano in un porto e seminano panico e distruzione sfruttando la sorpresa e il caos creato dal loro attacco.
Proprio per prevenire attacchi simili, tutti i Paesi occidentali si sono dotati, negli anni, di apparecchiature sempre più sofisticate per monitorare e sorvegliare i loro confini marittimi. Si va dai radar a imbarcazioni volte al monitoraggio delle coste, si va dallo HUMINT (human intelligence) in territorio straniero, al SIGINT (signal intelligence) sui gruppi terroristi, fino all’impiego di droni e aerei volti anch’essi al pattugliamento marittimo.
Che dunque un’imbarcazione possa entrare nelle nostre acque marittime, attraversare metà dei nostri mari e attraccare indisturbata a qualche decina di chilometro dalla nostra capitale è, francamente, preoccupante. Ed è ancora più preoccupante che sia stata scoperta solo molte ore dopo il suo arrivo sulla spiaggia.
Per fortuna l’Italia non è tra i principali obiettivi del terrorismo islamista. Certo questa notizia solleva – almeno in questi caso – molti dubbi sulla nostra sicurezza nazionale, sulla nostra organizzazione e sulla sua efficacia.