di Mauro de Bonis, da Limes online
"La Russia torna a coltivare il suo orto
Secondo il Washington Post del 15 maggio scorso gli Stati Uniti starebbero pericolosamente trascurando il rapporto con i paesi dell'Europa orientale e dell'ex blocco sovietico per meglio rafforzare i propri legami con Mosca.
Una scelta di campo presa dall'attuale amministrazione a stelle e strisce e resa esplicita, secondo il quotidiano americano, da quanto affermato dal presidente Obama circa la situazione nella Georgia caucasica e il patto di collaborazione nucleare con il Cremlino, in sostanza: ciò che accade e potrà accadere a Tbilisi non dovrà essere considerato un ostacolo alla firma degli accordi con i russi.
Due giorni dopo, esattamente il 17 maggio, anche il New York Times pubblica un articolo che riprende il tema su citato. Questa volta però con un soggetto diverso: la Nato. Judy Dempsey, che firma l'articolo, riporta le conclusioni di uno studio pubblicato a Londra secondo il quale l'Alleanza Atlantica farebbe orecchie da mercante alle richieste di maggior sicurezza provenienti da paesi dell'Europa centrale e orientale.
Il motivo, sempre secondo il rapporto del Center for European Reform, è da rintracciare nell'amletico dubbio che attanaglierebbe i vertici della Nato, e soprattutto il segretario generale Rasmussen: rassicurare i paesi membri dell'area orientale o premere per spingere fino in fondo il bottone per resettare i rapporti con la Russia?
Staremo a vedere. Quello che possiamo osservare oggi è che un certo cambiamento nei rapporti tra il Cremlino e la Casa Bianca c'è stato. Il presidente Obama ha incontrato il suo omologo russo Medvedev più di ogni altro capo di Stato. A lui, e alla leadership moscovita, aveva detto che mai gli Usa avrebbero riconosciuto una sfera di influenza russa. Un giardino di casa più o meno equivalente al vecchio e defunto impero sovietico.
Eppure, Mosca sembra recuperare terreno nello spazio ex-sovietico. Il Cremlino ha un nuovo atteggiamento con Polonia, Paesi Baltici e sud-caucasici. Ma soprattutto ha un nuovo e, come dice lo stesso Medvedev, più semplice rapporto con la sorella minore: l'Ucraina.
Il viaggio del presidente russo a Kiev è stato salutato in Russia e non solo come un successo diplomatico e politico. Una pietra miliare per l'inizio di un nuovo rapporto tra i due paesi slavi. Due colossi europei che hanno tutto l'interesse a rendere più vantaggiosi per entrambi gli antichi legami, soprattutto economici (gli scambi commerciali, secondo il presidente ucraino Yanukovich ammonterebbero ad oltre 35 miliardi di dollari, che in futuro aumenteranno ogni anno, e di questo ne è convinto il leader del Cremlino, di oltre 100 miliardi di dollari).
Una forma di parentela pragmatica che alla base, secondo il giornalista e analista russo Fjodor Lukjanov, ha il mancato interesse dell'Europa verso Kiev, così come verso la Georgia. Bruxelles è troppo presa a risolvere i suoi tanti problemi per aprirsi e dar retta ad altri non propriamente floridi aspiranti-membri. Il tutto mentre gli americani girano la testa dall'altra parte, lasciando che Mosca torni a zappettare il suo orto di una volta. Pronta a dargli una mano.