Da un po’ di tempo negli Stati Uniti si è (ri)aperto il dibattito sul senso della missione militare in Afghanistan.
In particolare ci si chiede se la presenza di soldati statunitensi serva effettivamente a proteggere il territorio americano da attacchi qaedisti o se lo stesso risultato non possa essere ottenuto senza schierare sul terreno un numero consistente di uomini. Magari tramite il ricorso all’intelligence, agli UAV ed alle Forze Speciali (qui e qui due illustri punti di vista opposti).
Il dibattito è piuttosto importante, in quanto si innesta in una contingenza delicata ovvero l’imminente rimodulazione strategica da parte del Governo americano.
Mi chiedevo da che parte, i miei gentili lettori, si schierassero. Tra coloro che ritengono che solo una missione militare in loco possa impedire il rinaschere di Al Qaeda? O tra coloro che invece ritengono che il contrasto agli jihadisti può essere attuato efficacemente in altro modo?
Aggiornamento: su ForeignPolicy.com Peter Bergen ha preparato una dettagliata bibliografia riguardante l’AfPak. Dall’invasione sovietica, ad Al Qaeda, dall’11 settembre all’intervento americano. Penso sia molto utile.