Come sostengo da tempo: la capacità di corruzione della mafia. O meglio, la sua capacità di penetrare nel tessuto socio-economico del Paese e di inglobarlo, deviandolo.
Altro che Bin Laden ed al Qaeda…
dal Corriere di oggi
"Mafia, ‘ndrangheta e camorra si sono evolute nei comportamenti e nella strategia. Investono in attività apparentemente legali i proventi miliardari che guadagnano dai loro loschi traffici. Possono essere considerate i soci di un’unica «Mafia spa» che, con un «fatturato di 140-150 miliardi di euro, è la più grande multinazionale italiana» che «inquina l’economia» il cui patrimonio immenso, se fosse confiscato, «potrebbe da solo colmare il debito pubblico italiano».
Nonostante la «Mafia spa» sia in grado di condizionare la vita economica e politica del Paese, l’ex deputato dell’Ulivo Elio Veltri e il magistrato di Cassazione Antonio Laudati nel libro «Mafia pulita» (Longanesi, 250 pagine, in libreria da giovedì) scrivono che «governo, parlamento e organi di informazione non sembrano accorgersi nemmeno che c’è un tesoro di proprietà pubblica, costituito da beni, titoli e soldi mafiosi, appartenente all’unica multinazionale che gode di ottima salute» che «resta lì, nel disinteresse generale, non si capisce bene se per ignoranza dei problemi o per interessi economici e politici».
L’analisi socio-economica si dipana attraverso le storie, ricostruite anche con atti giudiziari e documenti inediti, di cinque personaggi tra i quali insospettabili abituati a frequentare i salotti buoni della finanza internazionale o gli uffici delle banche, ma che per conto di una delle mafie si sono occupati del lavaggio del denaro sporco e degli investimenti nell’economia pulita.
Come quella di Vito Roberto Palazzolo, nato a Terrasini (Palermo) nel 1947. Finanziere negli anni ‘80 in Germania e Svizzera, legato a doppio filo a Totò Riina e Bernardo Provenzano. Condannato a 9 anni per mafia a Palermo, vive libero in Sudafrica con il nome di Robert von Palace Kolbatschenko.
L’allora ministro della Giustizia Castelli nel 2001 ne chiese l’estradizione definendolo «uno dei soggetti in libertà più pericolosi della comunità criminale internazionale». Per Veltri e Laudati, Palazzolo è la «cerniera tra il mondo imprenditoriale internazionale e Cosa nostra nel settore del riciclaggio e del reinvestimento del denaro sporco». I suoi affari spaziano nei più disparati settori: «Dai pomodori pelati al traffico di armi, dalle operazioni finanziarie nei paradisi fiscali alle miniere di diamanti».
Inseguito dalle polizie di mezzo mondo, in Sudafrica aveva e cercava contatti con imprenditori e politici italiani. Seguendo «i percorsi dell’economia globale», «Mafia spa» è diventata una holding, parla più lingue, ha interessi in tutto il mondo e sa rendersi invisibile, ad esempio inquinando le imprese sane del Nord Italia.
I risultati delle indagini della magistratura hanno dimostrato che «le organizzazioni criminali hanno prima comprato le società commerciali poi, ottenuta una faccia pulita, hanno comprato i favori dei poliziotti, dei giudici e dei funzionari pubblici, quindi hanno deciso di acquisire i mass-media, i giornali e le televisioni, per orientare l’opinione pubblica, successivamente hanno infiltrato le amministrazioni pubbliche territoriali, comuni e Asl, e acquisito la titolarità di banche e intermediari finanziari. Alla fine il grande salto: la politica». Oggi «la mafia non ha più bisogno di uccidere, compra».
Non «è più solo un fenomeno criminale. La mafia pulita è entrata prepotentemente nel mercato e nella società imponendo nuovi modelli di organizzazione sociale. Non sarà facile stroncarla, la globalizzazione del crimine più che una rivoluzione è un golpe strisciante».