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DAGO-REPORT: CHI E QUALI INTERESSI ‘RAPPRESENTA’ – DAVVERO – IL 44ESIMO PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI
Oggi è domenica, il giorno del Signore, e Dagospia è buono e vuol salvare le anime belle in servizio permanente effettivo dello Stivale – tanto per non fare i nomi, da Veltroni a tutta la stampa bipartisan dei Barack-ati – svelando non la solita pippa tenere e romantica di chi è Barack Hussein Obama bensì la cosa più importante per noi sudditi dell’Impero: chi e quali interessi ‘rappresenta’ – davvero – il 44esimo presidente degli Stati Uniti.
– OBAMA RICOPERTO D’ORO
Obama è in assoluto il personaggio della politica americana che ha raccolto il maggior numero di finanziamenti per la sua campagna elettorale: oltre 700 milioni di dollari. Una sommetta, ai prezzi attuali e dissestati della Borsa, che permetterebbe di acquisire 4/5 aziende medio-grandi d’Italia. Non basta: a parità di potere di acquisto, 700 milioni $ più spiccioli sono praticamente il doppio della cifra che raccolse John F. Kennedy negli anni Sessanta, che fu considerata il record dei record. Mica è finita: quale candidato si è mai permesso di pagarsi il lusso di 30-minuti-30 di spot elettorale sui tre maggiori network americani nell’orario di maggior ascolto? Bianco o nero, nessuno.
– IL FATTORE ISRAELE CHE SEGÒ HILLARY E L’ARRIVO DI EMANUEL
Ora è lampante e lampeggiante l’appoggio massiccio dei poteri forti della finanza Usa. In particolare della grande finanza ebraica di New York, che è quella che ha davvero segato le ambizioni da "Lei non sa chi sono io!" della signora Hillary Clinton, rea di essere troppo indipendente dagli interessi di Israele.
Tant’è che la prima scelta del neo eletto Obama è stato Rahm Emanuel, un capo di gabinetto non solo ebreo ma ebreo-militante, figlio di un membro del gruppo terroristico Irgun Zvai Leumi comandato da Monachem Begin, autore dell’attentato all’Hotel King David di Gerusalemme del 22 luglio 1946, allora sede del quartier generale britannico: 90 vittime, tra cui mogli e figli di ufficiali britannici di stanza in Palestina. Un ‘simpatico’ messaggio per dire a Londra: dovete lasciare la nostra terra. Poi, come ‘giustizia’ vuole, anni dopo Begin fu insignito del premio Nobel per la pace, in duplex con Sadat.
A proposito di Emanuel. È un tipino fino – ha svelato ieri l’Abc news – che era nel consiglio di amministrazione della Freddie Mac, il famigerato istituto di mutui, un’impresa privata con supporto governativo, coinvolto in uno scandalo per aver falsificato i rendimenti ingannando gli investitori tra il 2000 e il 2002, quindi salvata e commissariata da Bush.
– IL ‘MAVERICK" DI MCCAIN, L’INESPERTO OBAMA
Basta fare un giro per i palazzi che contano di Washington per percepire la grande soddisfazione del trionfo di Obama. John McCain era ed è considerato un "maverick", un tipo "bizzarro" ed anche pericoloso perché veramente indipendente. L’inesperto Obama è invece la ciliegina sulla torta per chi controlla/gestisce le scelte internazionali dell’unica e sola superpotenza – la Cina, se mai raggiungerà il livello Usa, lo sarà fra un secolo, mentre la Russia è ridotta a una cricca di affaristi con tendenza al ricatto per ottenere qualche rublo in più dalla vendita di gas e petrolio.
– SOTTO LA SPINA DORSALE DEI POTERI FORTI
Ma chi rappresenta il vero establishment ("the backbones", "la spina dorsale" del Paese, come dicono gli analisti americani)? La finanza e le banche, alcuni settori dell’industria dell’energia e delle nuove tecnologie (tutti settori vicini al potentissimo, con tanto di grembiulino, John D. Podesta), un pezzo della Cia e soprattutto gli ambienti intorno all’Fbi che sono i veri sacerdoti degli interessi Usa.
Ebbene, questo brillante ‘formazione’ vede in Obama una grande opportunità per conquistare all’Impero aree di influenza dello scacchiere mondiale che la disastrosa presidenza di Bush aveva seriamente compromesso. In primis, i mercati emergenti dell’Africa, dell’Asia e di gran parte dell’Europa occidentale.
– BARACK E BURATTINI (E BURATTINAI)
Insomma, care anime belle d’Italia, l’"alba del nuovo giorno", il "dream re-loaded di Martin Luther King", il ‘Messia che scende in terra per portare pace e amore agli uomini di buona volontà’ (vedi subito le dichiarazioni scodellate un’ora dopo il voto contro l’Iran per l’eventuale costruzione della bomba atomica), il "cambiamento", se ci sarà, sarà solo di facciata: questi comandano e continueranno a comandare anche se faranno un po’ più di ammuina verso quel baraccone inutile dell’Onu. Quello che è certo è che la politica internazionale americana sarà notevolmente rafforzata. Le differenze con gli anni di Bush ci saranno soprattutto in politica interna.