L’avvertimento in un documento classificato "segreto" dell’Agenzia di sicurezza esterna
I terroristi dispongono di "un numero cospicuo di aspiranti kamikaze"
di A. Custodiero
ROMA – I servizi segreti italiani sapevano da tempo che il rischio attentati, in Afghanistan, era elevatissimo. L’allarme è stato lanciato più volte e in più sedi. Il Governo, dunque, era informato. Ma l’ultima conferma di ciò che si temeva è contenuta nella relazione del primo semestre 2008 che l’Aise, l’Agenzia di informazioni di sicurezza esterna, ha presentato alcuni giorni fa al Copasir, il comitato parlamentare di controllo sull’intelligence presieduto da Francesco Rutelli.
Si tratta di un documento classificato segreto che Repubblica è in grado di anticipare. Nel rapporto intitolato "minaccia di matrice internazionale", a proposito della situazione in Afghanistan si legge che è stata evidenziata "la tendenza del Fronte Islamico radicale e antigovernativo a concentrare gli attacchi sulla Capitale e sulle province sud-orientali". "Ma anche ad estendere il fronte offensivo alle regioni occidentali del Paese, in particolare alle province di Farah ed Herat dove sono presenti assetti nazionali". La previsione è stata azzeccata: Questa volta, però, l’allarme degli 007 non è servito, come in altri casi, a sventare l’attentato di ieri.
Sarà pur vero, sottolinea ancora l’intelligence, che è in corso un "processo negoziale con i Taliban rilanciato dal presidente afgano e sostenuto da Stati Uniti, Gran Bretagna e Pakistan". Ma bisogna anche tener presente, ammoniscono all’Aise, che "l’interesse" delle organizzazioni terroristiche "è di ampliare il raggio di azione in direzione di Kabul e del Comando regionale Ovest della Nato affidato all’Italia, dove si registra una graduale infiltrazione di cellule eversive".
Anche se i "rischi maggiori" continuano ad essere rappresentati al confine con il Pakistan, una vasta area che – ammette l’intelligence – sfugge al controllo della Coalizione internazionale Isaf. Là, "la sostanziale libertà di movimento di cui godono i gruppi estremisti, di fatto non intaccata dalle operazioni delle Forze di sicurezza di Islamabad", consente "all’insorgenza afgana (sostenuta in termini finanziari e di addestramento da ambienti legati ad Al Qaeda), di continuare la resistenza contro il Governo di Kabul e i Contingenti stranieri".
Per questi motivi la tensione in Afghanistan resta elevatissima. In quella regione, riferiscono i nostri servizi segreti, l’organizzazione terroristica dispone di "un numero cospicuo di aspiranti kamikaze di varie nazionalità, con una prevalenza di pachistani". Negli ultimi mesi, osserva l’Aise, s’è verificato un nuovo fenomeno nell’arruolamento di attentatori: fra questi, "donne, convertiti" e addirittura "adolescenti perché in genere incensurati e meno controllati dalle forze di sicurezza occidentali".
La regione afgana, ammettono gli esperti della sicurezza estera, è tutt’altro che sotto controllo. Gli 007 rivelano, ad esempio, che dalla guerriglia irachena sono arrivate in Afghanistan le temibili Efp, le bombe cave anticarro collocate ai lati delle strade, tristemente famose anche in Italia perché usate per l’attentato del 27 aprile 2007 nel quale, in Iraq, persero la vita 4 militari italiani.
L’allarme terrorismo dell’Aise non riguarda solo le nostre truppe impegnate nelle missioni estere, ma anche l’Italia. "Diversi segnali concreti – avvertono gli 007 – indicano come lo stesso territorio nazionale non sia esente dalla minaccia" rappresentata dalla possibilità che attentati possano essere "messi a segno da terroristi di "seconda generazione" originari del Pakistan". Anche in considerazione – chiosano i servizi – "del progressivo incremento della comunità pachistana in Italia".