L’analisi di Diego Baliani, analista politico-militare presso il Centro Militare di Studi Strategici, sui recenti sviluppi libanesi.
Da Limes Online
"Il 6 maggio il governo libanese ha adottato, per la prima volta dal 2005, due decisioni concrete miranti ad intaccare la struttura di comunicazione, comando, controllo e intelligence della milizia di Hizbullah, scatenando la reazione di quest’ultimo.
Tra il 7 e l’11 maggio, le milizie guidate da Hizbullah hanno rapidamente sconfitto le milizie sunnite e druse, occupato Beirut occidentale, e ottenuto il ritiro delle misure governative contestate, dimostrando sia la superiorità militare di Hizbullah in Libano sia la sua determinazione a proteggere la propria milizia e le proprie armi – anche a costo di rovinare la reputazione della sua milizia, presentata fino ad oggi come forza di resistenza libanese anti-israeliana di natura interconfessionale, mediante il coinvolgimento in un conflitto settario.
La maggioranza al governo guidata dal “Movimento Futuro” esce indebolita sia nei confronti di Hizbullah (a cui ha concesso la “minoranza di blocco” nel futuro governo con l’accordo di Doha, nonché il “diritto” di mantenere la propria milizia), sia nei confronti dei suoi elettori sunniti, drusi e cristiani (i quali hanno constatato l’incapacità del governo di proteggerli nell’ambito di uno scontro settario contro le milizie sciite).
Le Forze Armate Libanesi, astenendosi dall’intervenire nel conflitto, hanno mantenuto la propria unità interna e il proprio prestigio militare, ma hanno offuscato la propria immagine d’imparzialità nei confronti di settori dell’alleanza “14 marzo”.
L’accordo di Doha, riconoscendo la milizia di Hizbullah e garantendo a quest’ultimo la “minoranza di blocco” nel futuro governo, riequilibra a livello politico-istituzionale i rapporti di forza tra le fazioni libanesi contrapposte e chiude la prima fase di riassestamento della politica libanese post-siriana, iniziata nel 2005, nel corso della quale la maggioranza a guida sunnita aveva ottenuto vantaggi sproporzionati rispetto alla sua reale forza relativa nei confronti di Hizbullah e della Siria.Il governo libanese attacca la milizia di Hizbullah e di opposizione nelle piazze, e 6 mesi di vacanza della carica di Presidente della Repubblica, la crisi politica libanese ha assunto un’accelerazione improvvisa nel mese di maggio a causa dello scontro militare tra le milizie filo-governative e quelle dell’opposizione, conclusosi ufficialmente con la firma dell’accordo di Doha, il 21 maggio, e la conseguente elezione del presidente libanese, il 25 maggio.
Dopo 18 mesi di paralisi politico-istituzionale
La reazione violenta delle milizie dell’opposizione, guidate da Hizbullah, è stata scatenata da due decisioni adottate il 6 maggio dal governo libanese, dominato dall’alleanza “14 marzo”, guidata dal partito a maggioranza sunnita “Movimento Futuro” di Saad al-Hariri.
La prima decisione è stata la ri-assegnazione ad altro incarico del capo della sicurezza dell’aeroporto di Beirut, il Generale Wafiq Shuqayr, ritenuto vicino a Nabih Berri, capo del partito d’opposizione sciita “Amal” e presidente del parlamento libanese, e ad Hizbullah; la seconda decisione è stata la dichiarazione della “illegalità e incostituzionalità” della rete di telecomunicazioni privata di Hizbullah.
Con riferimento alla prima decisione, il governo aveva rimosso Shuqayr con l’accusa di fornire informazioni ad Hizbullah relativamente agli spostamenti dei politici e dei funzionari della coalizione di governo, mediante un sistema di telecamere di sorveglianza e sistemi d’ascolto piazzati nella zona dell’aeroporto. Secondo il resoconto dei media libanesi del 6 maggio, il presunto sistema di spionaggio ai danni dell’alleanza “14 marzo” sarebbe stato oggetto di un’indagine avviata dal Procuratore Generale libanese, Saad Mizra, sulla base della documentazione ricevuta dai ministeri dell’Interno e della Difesa libanesi.
Per quanto riguarda invece la seconda decisione, il governo aveva dichiarato illegittima e incostituzionale la rete di telecomunicazioni privata di Hizbullah, ed aveva “deferito” la questione al sistema giudiziario libanese ed al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Secondo la ricostruzione ricavabile dall’analisi incrociata dei resoconti dei media e dalle dichiarazioni dei dirigenti di Hizbullah, si tratterebbe di una rete di telecomunicazioni sotterranea privata, non-commerciale, in fibra ottica, attraverso cui si svolge la funzione di comando e controllo della milizia. Tale rete garantirebbe comunicazioni sicure tra i comandi della milizia – la Resistenza Islamica – situati nell’area meridionale di Beirut, e le postazioni nel Libano meridionale. Gli esponenti della maggioranza sostengono inoltre che la rete si estenderebbe anche al Governatorato del Monte Libano, affermazione smentita da Hassan Nasrallah, il Segretario Generale di Hizbullah.
La prima valutazione rilevante è che l’alleanza “14 marzo”, a guida sunnita, ha per la prima volta dal 2005 (anno in cui ha vinto le elezioni ed ha assunto la responsabilità di governo) adottato una decisione concreta diretta contro l’infrastruttura militare di Hizbullah. Le due decisioni del governo erano state precedute dalle dichiarazioni pubbliche di Walid Jumblatt, uno degli esponenti della maggioranza più ostili ad Hizbullah, il quale il 3 maggio aveva accusato il “Partito di Dio” di gestire una rete di comunicazioni privata nel Libano e un sistema di telecamere di sorveglianza anti-governativo intorno all’aeroporto, situato nel quartiere meridionale di Beirut a maggioranza sciita.
L’importanza militare della rete di telecomunicazioni si evince dalle dichiarazioni dei dirigenti stessi di Hizbullah. Il 5 maggio, il vice segretario generale di Hizbullah, lo sceicco Naim Qassim, aveva dichiarato che “Hizbullah tratterà come spie israeliane chiunque interferirà con la rete [di telecomunicazioni]”. L’8 maggio, durante una conferenza stampa trasmessa dalla rete televisiva al-Manar, Nasrallah ha dichiarato che “durante la guerra di luglio [la guerra contro Israele del luglio-agosto 2006], il nostro principale punto di forza era [la capacità di] … comando e controllo, grazie al fatto che le comunicazioni tra i vertici e i comandanti e combattenti sul campo erano sicure”, ossia che la rete di telecomunicazioni non era stata penetrata dall’intelligence israeliana. Nasrallah ha aggiunto che il rapporto Winograd avrebbe riconosciuto il ruolo decisivo della rete di telecomunicazioni di Hizbullah e ne avrebbe raccomandato l’eliminazione. Lo stesso Michel Aoun, consapevole della gravità dell’azione del governo libanese, aveva dichiarato il 6 maggio che le decisioni del governo contro la rete di telecomunicazioni di Hizbullah rappresentavano una “dichiarazione di guerra”.
Se quanto rilevato è corretto, la reazione violentissima di Hizbullah e delle milizie alleate, le quali per la prima volta hanno usato le “armi della resistenza anti-israeliana” contro gli stessi libanesi, violando le promesse fatte in precedenza in senso contrario, porta a concludere che la tutela delle armi di Hizbullah rappresenta la questione vitale e non-negoziabile per il movimento sciita. Nessuna altra questione, quali ad esempio la rappresentanza nel governo o la scelta del presidente, avevano scatenato una reazione di simile portata in oltre un anno e mezzo di scontro politico con la maggioranza al governo."
– continua qui –