L’articolo di Bonazzi su l’Espresso di questa settimana.
Lo Squalo è tornato, come dicono i suoi ammiratori. Ma tutto intorno a Gianni De Gennaro il governo sta costruendo una gabbia d’acciaio. Un congegno destinato a imbrigliare qualunque ambizione di grandeur venisse mai in testa all’ex capo della polizia. Certo, sulla carta la nomina a direttore del Dipartimento informazione e sicurezza (in sigla Dis, ovvero l’ex Cesis) al posto del generale Cucchi ne farebbe “il primo Negroponte dell’intelligence italiana”. Ma le altre nomine ai vertici dei servizi, unite ai buchi di legge e a una sorda diffidenza di Silvio Berlusconi verso il superpoliziotto calabrese, rischiano di farne una tigre di carta.
A mezzogiorno di venerdì 23 maggio, quando da Palazzo Chigi è cominciata a trapelare la notizia che De Gennaro si era guadagnato una poltrona di prima fila, il problema di Berlusconi è stato subito quello di rassicurare l’ambasciatore a Washington Giovanni Castellaneta. Non che ci fosse da mandare chissà quale messaggio riservato “all’amico Bush”, per carità. L’esigenza era molto più terra terra: spiegare a Castellaneta stesso perché era stato bruciato dallo ‘Squalo’ e promettergli la nomina ad ‘Autorità delegata’, una sorta di raccordo politico tra governo e vertici dei servizi. Proprio il futuro ruolo dell’ambasciatore che più di tutti fu vicino a Bettino Craxi, unito alla nomina di un pezzo da novanta dei carabinieri come Giorgio Piccirillo al vertice dell’Aisi (l’ex Sisde che si occuperà di antiterrorismo e sicurezza interna), sono le prime sbarre messe dal premier intorno a De Gennaro. Berlusconi ha ceduto al pressing di Gianni Letta per un suo recupero, nonostante il ‘Deg’ sia sotto processo per la gestione sciagurata e violenta del G8 di Genova e sia mediaticamente indebolito dalla ‘mission impossible’ dell’emergenza rifiuti.
In cambio, però, il premier si è imposto per un rafforzamento dell’ammiraglio Bruno Branciforte, confermato ai vertici dell’Aise (l’ex Sismi) grazie ai buoni rapporti con la Cia e il Mossad, e ha portato a casa la nomina di un carabiniere dal profilo super-istituzionale alla guida del servizio interno. Due uomini, Piccirillo e Branciforte, che difficilmente si faranno mai coordinare da De Gennaro. Poi, nelle prossime settimane, si capirà meglio anche il ruolo di Castellaneta, con il quale il nuovo direttore del Dis dovrà trovare comunque un qualche equilibrio.
Il resto della gabbia lo costruiranno le Camere, visto che i grandi poteri in capo al Dis previsti dalla nuova legge del 2006 sono ancora tutti da definire con regolamenti attuativi. Per diventare il vero numero uno, De Gennaro dovrebbe sostanzialmente scriversi almeno i regolamenti in materia di potere ispettivo su Aise ed Aisi, di centralizzazione degli archivi e di formazione unica delle spie. Ma per l’abile ostracismo di Branciforte e del predecessore di Piccirillo, il prefetto Franco Gabrielli, neppure il generale Giuseppe Cucchi riuscì nell’impresa di farsi approvare una sola riga. E dire che il rapporto tra lui e Romano Prodi era di stretta fiducia.
Così, almeno in un primo tempo, lo ‘Squalo’ dovrà stare nel bagnasciuga del vecchio Cesis, storico cimitero degli elefanti e deposito di ‘protegé’ e amanti varie. L’unica soddisfazione è che ad attenderlo ai piani alti di via di Santa Susanna troverà diverse ex poliziotte del suo gabinetto. E anche Adriana Manganelli, responsabile della comunicazione e moglie di Antonio, l’erede di De Gennaro ai vertici della polizia.
Da Panorama:
Per lo 007 Gabrielli congedo al veleno
Sollevato dal comando, rimosso sbrigativamente: è il retroscena della sostituzione del prefetto Franco Gabrielli dalla dirczione dell’Aisi (servizio segreto interno) decisa alcune ore prima che, la sera del 24 maggio, venissero nominati il generale Giorgio Piccirillo suo successore e Gianni De Gennaro al Dis, confermando l’ammiraglio Bruno Branciforte all’Aise (estero). Al prefetto, scelto da Romano Prodi nel 2006, si contesta una riorganizzazione selvaggia e una gestione che costringerà Piccirillo a un duro lavoro. Gabrielli, 48 anni, avrebbe reagito con tale veemenza alle obiezioni di Roberto Maroni da spingere il ministro a una rimozione immediata, senza precedenti. Intanto, in vista dei decreti attuativi della riforma degli 007, Silvio Berlusconi vorrebbe l’ambasciatore Gianni Castellaneta come «autorità delegata» responsabile. Manca ancora il disco verde di Gianni Letta.